A Firenze Vescovi e Sindaci si incontrano per la pace nel Mediterraneo: apertura dei lavori con il card. Bassetti e il premier Draghi, con lo “sguardo” alla guerra tra Russia e Ucraina

Si è aperto a Firenze l’Incontro dei Vescovi e Sindaci del Mediterraneo, riuniti dal 23 al 27 febbraio per questo straordinario momento di riflessione e confronto. L’atteso evento ecclesiale e civile, che riunirà i 30 Paesi che si affacciano sulle sponde mediterranee, ha visto, nella giornata iniziale, la prolusione del card. Gualtiero Bassetti, Presidente della CEI, e l’intervento di Mario Draghi, Presidente del Consiglio. Sullo sfondo, inevitabilmente, lo spettro della guerra appena scoppiata in Russia e Ucraina, con un appello sempre più forte alla pace.

Trenta Paesi legati al Mediterraneo, sessantacinque Sindaci dell’intera area interessata, cinquantotto fra Cardinali, Patriarchi e Vescovi, tre Continenti a essere rappresentati (Europa, Asia e Africa). Sono questi i numeri che “fotografano”  l’Incontro dei Vescovi e Sindaci del Mediterraneo (clicca qui), riuniti dal 23 al 27 febbraio nella città di Giorgio La Pira che, con il suo “sguardo” profetico nel segno della «bellezza teologale», costituisce la figura centrale di riferimento per questo atteso momento di riflessione e confronto. Un appuntamento fortemente voluto dopo l’evento del febbraio 2020 ospitato a Bari (clicca qui), dove si ritrovarono i Pastori delle nazioni affacciate sul grande Mare. Sul tema “Mediterraneo frontiera di pace”, nella giornata di mercoledì scorso, nel complesso monumentale della Basilica di Santa Maria Novella, i lavori si sono aperti con l’introduzione del card. Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, alla presenza del premier, Mario Draghi.  A fare gli onori di casa, il sindaco del capoluogo toscano, Dario Nardella – presente assieme al Governatore della Toscana, Eugenio Giani -, che ha ricordato come «in una di queste sale il grande Leonardo da Vinci completò il cartone della battaglia di Anghiari che poi fu realizzata nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio dove ci ritroveremo sabato mattina. Questo appuntamento è una grande opportunità, un dialogo sospeso tra confronto laico e religioso, e Firenze è l’unione di questi due diversi volti. Condivido le parole del sindaco Giorgio La Pira, “unire le città per unire le nazioni”. Noi sindaci non abbiamo eserciti e non costruiamo muri, ma progettiamo ponti e aiutiamo cittadini a muoversi, i ragazzi a studiare, i giovani a lavorare». Secondo un fitto programma scandito da più momenti assembleari e di spiritualità (clicca qui), ha preso quindi il via quello che rappresenta un eccezionale “esperimento” di condivisione, ecclesiale e civile, scandito da due forum in cui Chiesa e comunità civili saranno chiamate a un impegno preciso: la firma della Dichiarazione di Firenze congiunta tra Sindaci e Vescovi,  avente come oggetto il dialogo tra culture nel mar Mediterraneo. Una vera e propria Carta comune, ispirata alla visione di pace fra i popoli di La Pira su cui sarà Papa Francesco a porre il proprio sigillo. Domenica 27 febbraio, infatti, il Santo Padre arriverà nella città di Dante per incontrare Pastori e Primi cittadini a Palazzo Vecchio, in cui, oltre al card. Bassetti, porteranno i saluti anche i quattro Sindaci di Firenze, Atene, Gerusalemme e Istanbul. Al termine, l’abbraccio con un gruppo di famiglie di profughi e rifugiati e, di seguito, nella Basilica di Santa Croce, l’incontro (in forma privata) con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, presente a Firenze. Quindi, la Santa Messa e l’Angelus sulla piazza. Giornate decisive, animate in primis dall’urgente attenzione verso il conflitto appena scoppiato tra Russia e Ucraina: «I Vescovi del Mediterraneo, riuniti a Firenze per l’incontro “Mediterraneo frontiera di pace” – si legge in una nota stampa diramata dalla CEI nel corso dell’assise – esprimono preoccupazione e dolore per lo scenario drammatico in Ucraina, e rinnovano la loro vicinanza alle comunità cristiane del Paese»; è, stata data anche lettura della lettera inviata da monsignor Vitalii Kryvytskyi, Vescovo di Kiev, che non prenderà parte al convegno. Accogliendo l’invito di Papa Francesco a vivere il 2 marzo una giornata di digiuno e preghiera per la pace (clicca qui), i Vescovi fanno appello alla coscienza di quanti hanno responsabilità politiche perché tacciano le armi. Ogni conflitto porta con sé morte e distruzione, provoca sofferenza alle popolazioni, minaccia la convivenza tra le nazioni. Si fermi la follia della guerra! I Vescovi del Mediterraneo conoscono bene questo flagello, per questo chiedono a una sola voce la pace». 

La prolusione del card. Gualtiero Bassetti

Nella sua introduzione ai lavori, arriva, inevitabilmente, anche da parte del Cardinale Presidente, ideatore del meeting fiorentino, un netto riferimento agli «inquietanti venti di guerra dall’Ucraina» che mostrano come gli Stati non abbiano «la forza, a fronte dell’eventuale buona volontà dei loro leader, di superare il meccanismo strutturato dai rapporti di forza». Perciò, tocca ai «nostri popoli, alle nostre città e alle nostre comunità religiose» svolgere «un ruolo straordinario: possono spingerli verso un orizzonte di fraternità». Proprio le città sono protagoniste del doppio forum ecclesiale e civile «per raggiungere la pace mondiale», sottolinea Bassetti. Nell’incipit, un saluto particolare al Presidente del Consiglio «che oggi è qui insieme a noi nella giornata inaugurale di questo secondo incontro su Mediterraneo frontiera di pace. Lo ringrazio calorosamente della sua presenza e soprattutto dello sforzo che quotidianamente rivolge all’azione di Governo per l’Italia, in un periodo così difficile a causa della pandemia e della complessa opera di rilancio del Paese». Guardando al Bene comune da perseguire anche attraverso questa iniziativa azione, il Presidente della CEI ha inoltre evidenziato come in questa «culla dell’umanesimo, la città che Giorgio La Pira ha posto a servizio della pace del mondo e dell’unità della Chiesa», ci si ritrovi insieme «a due anni dal nostro primo incontro di Bari: anni caratterizzati dalla pandemia e dalle conseguenti crisi economiche e sociali, sofferte soprattutto dai poveri. A un virus che corre a tutte le latitudini, indifferente ai confini, è stato difficile dare una risposta unitaria e globale. La pandemia ha accresciuto le divisioni sociali e ha funzionato come evidenziatore e moltiplicatore dei problemi. Naturalmente, non si sono moltiplicate solo le divisioni e le crisi, ma sono aumentate anche le espressioni di solidarietà e di amicizia. Esse fanno meno rumore, spesso sono invisibili; ma non per questo sono meno importanti. Anzi, sono il cuore pulsante della nostra speranza». Parla di un «processo» avviato, il card. Bassetti, «che non sappiamo come proseguirà e neanche quando finirà. Non bisogna sentirsi padroni dei processi a cui si partecipa, occorre, invece, essere audaci nel cogliere i sentieri che il Signore ci schiude davanti. Oggi, ci troviamo all’interno di un cammino straordinario: Sindaci e Vescovi del Mediterraneo riuniti a Firenze per riflettere sul ruolo delle nostre città e delle nostre Chiese nella costruzione di un Mediterraneo della solidarietà, capace di superare le sue crisi e i suoi drammi. È davvero significativo che, nel rispetto della distinzione delle competenze e dei ruoli, che richiede assemblee autonome, il lavoro dei Vescovi e dei Sindaci del Mediterraneo culmini in un momento comune e fraterno con Papa Francesco». Passando «dalla fionda alla cooperazione», attraverso il dialogo e la fraternità, l’augurio è che da questi tavoli emerga, concretamente, la «missione» di pace delle Città e delle comunità cristiane. Una missione, viene evidenziato, in cui, tramite precise dinamiche, «le nostre Chiese mediterranee possono offrire energia spirituale e saggezza millenaria al contesto odierno del Mediterraneo», come «un dono per tutti gli uomini e le donne del «”grande lago di Tiberiade”». In chiusura, il card. Gualtiero Bassetti ha voluto ricordare «un nostro caro amico», David Sassoli, che «parlando proprio in questa città come Presidente del Parlamento europeo, ha detto: “Per La Pira, il comune riferimento delle religioni monoteiste ad Abramo poteva costituire il polo magnetico attorno al quale costruire questi nuovi rapporti Euro-mediterranei. Quanta attualità c’è in questa visione, in un momento di forti contrasti nell’area del Mediterraneo. E quanta idea politica contiene la spinta a una ricomposizione dei conflitti presenti, in un quadrante geografico che rappresenta per noi il nostro spazio vitale. Ma accanto a questo si dovevano anche intensificare gli scambi commerciali e il modello che proponeva era, ancora una volta, quello della città: anzi della nostra città. E la Firenze di La Pira non era solo un laboratorio teorico, ma il luogo in cui si stava combattendo il diritto alla casa per tutti, al lavoro per tutti, alla scuola e all’ospedale per tutti”. Colgo queste parole come la consegna di un mandato Politico, con la P maiuscola, che appartiene alle nostre città, ma anche direttamente a noi vescovi e alle nostre Chiese».

L’intervento del vescovo Antonino Raspanti e l’auspicio del cardinal Giuseppe Betori

Nella giornata introduttiva, significativi anche gli interventi di mons. Antonino Raspanti, Vice Presidente della CEI, che ha inaugurato il momento ed esposto «alcuni tratti di un quadro entro il quale svolgere le conversazioni, richiamando sia la fecondità delle intuizioni di La Pira sia la distanza che da quell’epoca ci separa». Anche da parte sua, un rimando all’opera di Giorgio La Pira, nello specifico «quando diramò l’invito a partecipare al primo Convegno internazionale per la pace e la civiltà cristiana (23-28 giugno 1952), desiderando uno «scambio di idee sulle condizioni attuali della civiltà cristiana nel mondo e sulle sue capacità inesauribili di essere valido strumento per la pace e l’unificazione dei popoli». Nel discorso di apertura, prosegue Raspanti, «egli definì l’incontro “un concilio delle Nazioni cristiane o che vivono nell’orbita universale del cristianesimo”, in memoria del Concilio di Firenze del 1439, e dichiarò che il convegno voleva essere un appello fraterno all’unità, rivolto a “tutte le Nazioni che [avevano] fatto scisma, operato una secessione”». Quindi, un richiamo al precedente Incontro dedicato al Mediterraneo: «Poiché è sotto accusa la credibilità delle Chiese, le nostre comunità mediterranee, per ragioni diverse nei diversi luoghi, devono esibire alla società e alle autorità pubbliche la propria credibilità e lealtà, soprattutto dimostrando di saper neutralizzare al proprio interno ogni tipo di violenza, di rimanere trasparenti e anche scevre da ogni tentativo di proselitismo o ingerenza nelle decisioni politiche. Ripartiamo, in altri termini, da dove il santo Padre ci suggerì a Bari: “Come Gesù operò in un contesto eterogeneo di culture e credenze, così noi ci collochiamo in un quadro poliedrico e multiforme, lacerato da divisioni e diseguaglianze, che ne aumentano l’instabilità. In questo epicentro di profonde linee di rottura e di conflitti economici, religiosi, confessionali e politici, siamo chiamati a offrire la nostra testimonianza di unità e di pace. Lo facciamo a partire dalla nostra fede e dall’appartenenza alla Chiesa, chiedendoci quale sia il contributo che, come discepoli del Signore, possiamo offrire a tutti gli uomini e le donne dell’area mediterranea”». All’Incontro promosso dalla CEI avrebbe dovuto partecipare anche l’Arcivescovo maggiore della Chiesa greco cattolica ucraina, Sviatoslav Shevchuk, bloccato però dalla chiusura dello spazio aereo sopra Kiev a motivo della guerra appena esplosa. Ad accogliere i confratelli e i Sindaci convenuti in questa che, per cinque giorni, è destinata a diventare un’autentica Capitale della fratellanza, oltre che della cultura, anche il cardinale Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze che sottolinea come «dai due incontri che si uniscono nell’eredità di La Pira e che confluiranno nella giornata di sabato in un confronto comune si auspica possa uscire anche una voce unanime».

Il premier Mario Draghi: «Il Mediterraneo, mare di opportunità» 

Era indubbiamente atteso l’arrivo del Presidente del Consiglio Mario Draghi, giunto a Firenze nel primo pomeriggio per prendere parte al forum che ha visto protagonisti i Vescovi per poi far visita alle realtà produttive locali, incontrando le autorità e i rappresentanti delle varie categorie economiche. «Sono molto felice di essere qui con voi oggi – ha esordito il Premier -, nel Convento di Santa Maria Novella. Voglio ringraziare la Conferenza Episcopale Italiana e Sua Eminenza il Cardinale Bassetti per l’invito all’evento di oggi sul Mediterraneo. Come ha detto Papa Francesco, lo scorso incontro a Bari ha segnato un momento di grande unità nelle Chiese del Mediterraneo, una testimonianza di pace. Mi auguro che un dialogo sul divino – che nasce dalla volontà di superare differenze, incomprensioni che affliggono gli uomini da secoli – porti un messaggio di fratellanza in un momento di forte tensione per l’Europa». Di seguito, una riflessione sulle future generazioni: «L’incontro di oggi e quelli dei prossimi giorni sono un invito a sviluppare questa visione a partire dalle città, che sono sempre più il centro della vita di questa regione. A ragionare sui nostri diritti e sui nostri doveri come cittadini del Mediterraneo. A lavorare perché il Mediterraneo sia un laboratorio di pace, tolleranza, prosperità, al centro dell’Europa. Quando parliamo di diritti nel Mediterraneo, dobbiamo riferirci soprattutto ai giovani. La proporzione di ragazze e ragazzi con meno di 15 anni sul totale della popolazione in Medio Oriente e nel Nord Africa è circa il doppio rispetto alla media dell’Unione Europea. Quella di coloro che hanno più di 65 è appena un quarto di quella che è la media dell’Unione Europea. Tutti i giovani hanno la legittima aspirazione di realizzare a pieno il proprio potenziale. Tuttavia, si scontrano con un mercato del lavoro che li lascia spesso ai margini. Il tasso di disoccupazione giovanile nella regione è il più alto al mondo e in alcuni Paesi supera il 40% per le ragazze. Occuparsi del Mediterraneo, vuol dire prima di tutto occuparsi delle nuove generazioni. Investire nella scuola, nella formazione e creare le condizioni per investimenti e posti di lavoro. Perché il Mediterraneo sia davvero un mare di opportunità». Quindi, un riferimento ai «cambiamenti climatici» e ai loro devastanti effetti sul pianeta e alla «instabilità politica», che «contribuisce a indurre decine di migliaia, centinaia di migliaia di persone di cui gran parte giovani, a emigrare non solo per opportunità, ma per necessità». Infine, il richiamo al basilare ruolo delle autorità religiose, «fondamentale nel costruire una cultura di dialogo e di ascolto tra culture e fedi diverse», perché «oggi, come in passato, avvertiamo la necessità della vostra opera di bene, dell’educazione all’amore, che rappresenta l’essenza della fede. L’amore per sé stessi, senza cui viene meno il rispetto della dignità umana. L’amore per la propria cultura, che non ammette l’intolleranza, ma è stimolo alla curiosità. L’amore per la propria comunità, che si esprime nella solidarietà e la cura per gli altri. La cultura del dialogo e della fratellanza si ricerca anche nella tutela delle minoranze religiose, che ancora oggi incontrano limiti alla libertà di culto, anche nel Mediterraneo». Assieme ad esse, il compito delle Istituzioni, dal momento che la stabilità e la pace, ha affermato Draghi, «si costruiscono nelle città, perché è lì il contrasto quotidiano alle diseguaglianze, all’odio e all’ignoranza. Penso alle politiche d’integrazione e vicinato, agli investimenti infrastrutturali: tutti processi che favoriscono la crescita e lo sviluppo». Le autorità civili e religiose, pertanto, «hanno un ruolo fondamentale nel coltivare un senso di responsabilità diffuso senza il quale questi progetti non possono avere successo. Per affrontare, nel breve e nel lungo termine, i problemi e le vulnerabilità del Mediterraneo». Un Mediterraneo che sia «giusto, di pace, di libertà», con una conclusione, posta in luce del premier Mario Draghi, strettamente connessa alla difficile attualità che il mondo sta affrontando, tra Oriente e Occidente: «La convivenza, la fratellanza, la tolleranza che celebriamo in questo incontro devono realizzarsi anche oltre i confini della regione in cui viviamo. Gli eventi in Ucraina ci portano a ribadire che le prevaricazioni e i soprusi non devono essere tollerati. Avete scelto di mettere la vostra spiritualità, la vostra profondità di pensiero, al servizio dei più deboli. Possa il vostro messaggio di pace diventare anche il nostro – e risuonare forte laddove si cerca lo scontro e si rischia la guerra».

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