Comunità energetiche: una chance per l’ecologia integrale

di Luciana Leone 

Un passo in avanti per lo sviluppo dell’energia pulita: la conversione in legge del Decreto Milleproroghe ha introdotto anche nel nostro Paese la possibilità di realizzare “comunità energetiche rinnovabili”. L’argomento è stato trattato anche all’interno della 49esima Settimana sociale dei cattolici italiani, alla quale è dedicato un numero monografico della Rivista Rinnovamento in uscita (n. 12). Lo scorso 21 gennaio il Comitato Scientifico e Organizzatore della Settimana ha diffuso un Vademecum per favorire l’avvio del percorso anche nelle parrocchie: ecco il sogno possibile di comunità di fede che siano attente all’ecologia integrale.

 

Da oggi in poi cittadini, gestori di attività commerciali, autorità locali, enti territoriali o imprese potranno decidere di unire le proprie forze per dotarsi di impianti per la produzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili: si tratta delle comunità energetiche, che potranno realizzare impianti condivisi per l’autoproduzione di energia per il consumo immediato o per stoccarla in sistemi di accumulo e utilizzarla laddove necessario.

 

Il Vademecum del Comitato Scientifico-Organizzatore: un’analisi di merito, un suggerimento di metodo

Il testo predisposto dal Comitato Scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali spiega che le comunità energetiche «non si riducono a una scelta tecnica, ma sono il frutto di un cammino spirituale e antropologico fatto insieme in questi anni come Chiesa in ascolto del territorio». In sostanza, dice il documento, anche sul piano energetico la Chiesa ha la possibilità di rendere concreto «il sogno comune di una comunità che coopera e cammina insieme», ma anche di interpretare il tema dell’ecologia integrale e della conversione sociale che Francesco ha proposto nell’Enciclica Laudato si’ nel 2015: sebbene questi temi possano sembrare lontani e tali obiettivi difficili da raggiungere, non possiamo sottacere che, oggi, lo sguardo profetico della Chiesa debba intercettare l’urgenza di salvaguardare il pianeta, custodire il Creato, anticipare le azioni governative che, soprattutto a livello globale, stentano a segnare il passo. Possiamo sperare in un modello di sviluppo che sia sostenibile? Possiamo augurarci forme di economia integrale dal volto umano? Non solo possiamo, ma dobbiamo, lavorando per ammortizzare i conflitti tra progresso e sostenibilità, e per alleviare gli effetti della crisi ambientale che, inevitabilmente, diventa sociale. Investire sulle comunità energetiche è una concreta possibilità per farlo.

 

Siamo debitori di un dono

Il documento richiama anche le premesse contenute nell’Instrumentum Laboris della 49ma Settimana Sociale; in esso, parlando di Creazione, si sottoline la dimensione della natura come “dono di Dio”, nel quale ogni elemento ha senso e valore, nell’ottica di un amore creativo che richiama ciascuna di queste componenti all’unità: la parola comunità (communitas, cum-munus) indica proprio la condivisione, la messa in comune di un dono, il munus, appunto. Questo ci rimanda non solo alla percezione di essere depositari di qualcosa di prezioso, che ci è stato dato gratuitamente, ma anche di esserne custodi e di essere portatori, potremmo dire, di un debito reciproco. In quest’ottica, tutti gli elementi della comunità sono vincolati da un obbligo che li rende interdipendenti e non completamente padroni di se stessi. Se, insieme, abbiamo ricevuto un dono, ne condividiamo anche la responsabilità. Papa Francesco, nella Laudato si’ (LS n. 10), osserva che il credente non può rimanere indifferente alle sorti dell’ambiente; un’attenzione che raccoglie non solo la preoccupazione per la natura, ma anche la tensione alla giustizia, la cura dei poveri, l’impegno nella società e il conseguimento della pace interiore. Francesco rimanda proprio a quattro livelli sui quali costruire l’equilibrio ecologico per la Chiesa: quello interiore con se stessi per sanare l’inquinamento del cuore; l’equilibrio solidale con gli altri; l’equilibrio naturale con tutti gli esseri viventi; l’equilibrio spirituale con Dio (cf LS n. 210).

 

Un kairos che non possiamo fallire

Molto spesso, a proposito della crescita spirituale e umana, parliamo del kairos, termine greco che indica la parola “tempo”, con un significato diverso rispetto alla parola kronos: non si tratta dello scorrere del tempo, ma di un tempo preciso, di un momento opportuno, favorevole per operare una scelta di bene. L’opzione fondamentale per il Creato è diventata una scelta non più procrastinabile e le comunità energetiche rappresentano un vero e proprio kairos per i credenti: la posizione cristiana sul rapporto con l’ambiente non risponde a una scelta personale, a una soggettiva sensibilità sul tema, ma si fonda sulla teologia della Creazione e dell’Incarnazione «che assume e onora “il corpo” del mondo fatto di carne». Non è più sufficiente uno sviluppo green, ma occorre un progresso che sia autenticamente umano, riconciliato con il dono inestimabile della Creazione. Se davvero vogliamo abitare il nostro tempo ed esserne profeti di bene, allora dobbiamo includere il tema dell’ambiente e della transizione ecologica non solo nella nostra riflessione, ma anche nella nostra azione. Il documento del Comitato Scientifico ci incoraggia a farlo, ricordando come in tempi di crisi, la Chiesa e i credenti sono stati capaci di generare profezia: «È cosi che per vincere le sfide delle nuove povertà ed emarginazioni ai tempi della nascita della rivoluzione industriale sono nate, spesso nelle sacrestie delle parrocchie, le casse rurali, le banche di credito cooperativo, le cooperative di consumo e produzione che hanno dato allo sviluppo economico nel nostro Paese – grazie allo sforzo di credenti e non credenti di buona volontà – un volto umano, solidale e sostenibile».

 

Tre problemi ai quali dare risposta

La nascita delle comunità energetiche potrebbe contribuire significativamente a dare risposte a tre problemi urgenti e tra loro fortemente interdipendenti: prima di tutto l’aumento del prezzo del gas, che influenza negativamente l’inflazione. L’aumento è determinato dalla ripresa della domanda, dopo la fine di gran parte delle restrizioni provocate dalla pandemia; dalle difficoltà nella logistica della produzione, anche qui eredità dalla pandemia; dai limiti strutturali legati alla nostra dipendenza dal gas. Il secondo problema è l’aumento del prezzo dell’energia e l’impatto sulle famiglie (che non riescono a far fronte alle bollette da pagare) e sulle imprese (i cui costi aumenteranno esponenzialmente). Il terzo problema, infine, è la generale emergenza climatica provocata dalle emissioni di CO2. Con le “comunità̀ energetiche”, incentivate nel Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) con un fondo di 2,2 miliardi, gruppi di cittadini e di imprese possono creare alleanze e, da consumer (meri consumatori) diventare prosumer (consumatori che siano anche produttori) implementando capacità produttive da fonti rinnovabili.

 

Importati novità rispetto al passato

Le comunità energetiche nel nostro Paese ebbero origine nelle zone alpine, ricche di energia idroelettrica, a cavallo del ‘900. Oggi, le comunità energetiche in Italia sono dodici, principalmente in Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lombardia. Abbiamo più di 3.500 Comuni che fanno solo uso di energia rinnovabile, per cui la produzione elettrica da rinnovabili supera i fabbisogni delle famiglie residenti. La tendenza a creare comunità energetiche sta crescendo in tutta Europa: si stima che entro il 2050, circa 264 milioni di cittadini europei si uniranno al mercato energetico come prosumer e genereranno circa il 45% dell’elettricità rinnovabile complessiva delle comunità.

Oggi, rispetto alle prime esperienze, ci sono novità importanti, grazie anche ai cambiamenti del quadro legislativo: fino a poco tempo fa era proibito mettere pannelli fotovoltaici sui tetti dei condomini, mentre oggi questa scelta è incentivata da fondi pubblici, oltre a quelli del Piano Nazionale di Rirepsa e Resilienza (PNRR); inoltre, è possibile che le comunità energetiche utilizzino cabine primarie di condivisione dell’energia, così da poter costruire comunità più grandi.

Ancora, rispetto al passato, oggi si è allargata la possibilità di costruire comunità con diversi attori (diocesi, parrocchie, associazioni di terzo settore, amministrazioni comunali). Si registra anche un’altra importante novità, quella di poter essere rappresentati da un mediatore o da un ente terzo; inoltre, la redistribuzione ai cittadini dei benefici derivanti dalla condivisione di energia non assume rilevanza reddituale: gli importi incassati dai cittadini per la condivisione di energia potranno dunque ritenersi equivalenti a una riduzione della bolletta. La 49ma Settimana Sociale dei Cattolici di Taranto si è conclusa con un appello a creare comunità energetiche in ogni parrocchia. Facile immaginare l’impatto di questa scelta.

 

Ricapitolando

  • Una comunità energetica rinnovabile è un soggetto giuridico che si basa sullapartecipazione aperta e volontaria degli iscritti ed è controllato da soci o membri che sono situati nelle vicinanze degli impianti di produzione detenuti dalla comunità;
  • i suoi soci o membri sono persone fisiche, piccole e medie imprese (PMI), enti territoriali o autorità locali,il cui obiettivo principale è fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità ai propri soci o membri o alle aree locali in cui opera;
  • tutti possono partecipare alla comunità, anche coloro che sono privi di impianto fotovoltaico.
  • gli impianti dei prosumer devono avere una potenza complessiva minore di 200 kW ed essere stati attivati dopo l’entrata in vigore del Decreto Milleproroghe. Inoltre, la condivisione di energia deve avvenire mediante la rete distributiva già esistente con lo scopo di autoconsumo istantaneo;
  • i rapporti all’interno della comunità devono essere regolati da un contratto di diritto privato. In più, i consumer possono lasciare la comunità energetica quando lo desiderano;
  • la prima operazione da compiere per costituire la comunità è dunque individuare l’area dove si intende installare l’impianto di produzione o gli impianti della comunità e valutare quali fra i potenziali membri della comunità siano nello stesso perimetro dell’impianto;
  • per compiere tale operazione occorre raccogliere, da tutti i potenziali membri della comunità, ilconsenso al trattamento dei dati e il numero della loro fornitura (il pod) e interrogare quindi il distributore di zona per sapere quali fra i soggetti potenzialmente interessati sono nello stesso perimetro. Membri della comunità possono essere persone fisiche, enti territoriali come i Comuni e piccole e medie imprese.

 

Riferimenti utili per approfondire

La sfida delle comunità energetiche.

Comitato scientifico e organizzatore delle settimane sociali

https://www.settimanesociali.it/la-sfida-delle-comunita-energetiche/

 

Le comunità energetiche in Italia. Una guida per orientare i cittadini nel nuovo mercato dell’energia

https://www.enea.it/it/seguici/pubblicazioni/pdf-volumi/2020/guida_comunita-energetiche.pdf

 

Community energy map

Ricerca RSE-LUISS che mappa le comunità energetiche esistenti in Italia

https://iris.luiss.it/retrieve/handle/11385/212424/134465/740-99Z_Book Manuscript-4397-1-10-20211213.pdf

 

Progetto Lucensis, Percorsi di Ecologia Integrale a partire dalla costituzione delle Comunità Energetiche

Percorsi di ecologia integrale con Lucensis

 

Progetto Fra’ Sole
Progetto di efficientamento energetico del Convento di Assisi

https://www.youbuildweb.it/2020/12/16/efficienza-energetica-convento-di-assisi-fra%E2%80%99-sole

 

Acea Pinerolese

https://www.progettoenergheia.it/; https://www.aceapinerolese.it/

Confcooperative

Maria Adele Prosperoni – [email protected] Antonio Amato – [email protected]
Power Energia – https://www.powerenergia.eu/

Cristian Golinelli – [email protected]

 

Sisifo

Home

 

Thiene

Programma per le comunità energetiche https://www.thiene.org/iniziative/

 

Regal greed (Treviso)

https://www.regalgrid.com/

 

Piattaforma Laudato Si’ per il tracciamento digitale del percorso in collegamento con il cammino della Chiesa mondiale

https://laudatosiactionplatform.org/

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