La 69^ edizione del National Prayer Breakfast in formula digitale a causa della pandemia

Oltre al neo Presidente USA Joe Biden, gli interventi dei predecessori Carter, Clinton, Bush e Obama. Salvatore Martinez unico partecipante italiano.

La pandemia, da un anno a questa parte, ha stravolto la vita del mondo intero costringendo a ripensare gli eventi in modo del tutto inedito. È accaduto anche per il 69^ National Prayer Breakfast (NPB), la tradizionale “Colazione di Preghiera” organizzata da una speciale Commissione composta da Senatori e Congressisti degli Stati Uniti d’America.  

Inaugurato da Eisenhower nel 1953, si tratta del più grande network interreligioso di leader che riconoscono in Gesù, a prescindere dalle confessioni religiose di appartenenza, un “modello” di leadership che ponga al centro i valori universali del Vangelo e dunque l’uomo, la sua dignità integrale, gli ideali di pace e di fraternità tra le Nazioni. Nel corso dell’evento, i convenuti, in uno spirito di dialogo e di amicizia, si confrontano su temi di attualità mondiale, perfezionando collaborazioni che abbiano a tema la solidarietà, lo sviluppo integrale e la promozione umana.  

A motivo delle misure di sicurezza anti Covid-19, l’edizione 2021, prevista per giovedì 4 e venerdì 5 febbraio, è stata pensata secondo una formula digitale, che ha visto collegati in streaming, su invito, circa 1900 delegati da 154 Paesi del mondo.  

Al cuore, il discorso pronunciato on line dal neo 46° Presidente degli USA Joseph Biden, insediatosi alla Casa Bianca il 20 gennaio scorso.  

In più di un passaggio significativo, il Presidente USA ha ricordato il delicato momento che il Paese sta attraversando in quello che è stato definito «un momento buio», con «oltre 400mila americani che hanno perso la vita a causa del virus» e il recente assalto a Capitol Hill, poco prima dell’inizio del suo mandato. Biden ha auspicato di «combattere e sconfiggere l’estremismo politico» e, riferendosi al filosofo Kierkegaard e alla fede cristiana, ha evidenziato che essa «fa rivivere la speranza, dona chiarezza e mostra la strada per andare avanti come unica Nazione e il comune scopo del rispetto reciproco». Come infatti insegna la Bibbia, citata dal Presidente degli Stati Uniti, «la sera ci accompagna il pianto, ma la mattina viene la gioia» (Sal 30,5). 

Eccezionalmente, quest’anno, sono intervenuti anche quattro dei cinque precedessori viventi nel mandato presidenziale: Bill Clinton, George Bush, Barack Obama e, mediante un messaggio, Jimmy Carter. Assente Donald Trump. 

A queste “voci” si sono unite, tra le altre, quelle di Nancy Pelosi, Speaker della Camera dei Rappresentanti, e di David Beasley, Direttore esecutivo del World Food Programme delle Nazioni Unite, vincitore del Premio Nobel per la Pace 2020. 

In chiusura, è stato riproposto il video di Amanda Gorman, la giovane poetessa afro americana esibitasi nel giorno del giuramento di Biden. 

Per l’Italia ha partecipato Salvatore Martinez, Presidente del RnS, che nel 2015 fu  relatore nella Sessione dedicata al Medio Oriente, sul tema: “Papa Francesco – Famiglia – Terra Santa”.  

«È un messaggio di conciliazione nazionale e di riconciliazione tra i popoli, duramente  colpiti dalla pandemia, quello che il Presidente Biden ha voluto porgere – ha dichiarato  Martinez in collegamento da Roma –, indicando il nuovo ruolo che gli USA si  propongono di svolgere a servizio dei diritti dell’uomo. Una nuova alleanza ispirata ai  valori del Vangelo e alla tradizione democratica che ha contraddistinto la storia del  Paese».

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