Senza conversione comunitaria non c’è uscita dalla crisi

Alla XX Assemblea nazionale del RnS, il Presidente, Salvatore Martinez, dopo un intenso momento di preghiera, detta la relazione d’indirizzo pastorale, nella quale ha inteso riprendere e approfondire alcuni passaggi che hanno caratterizzato la vita del RnS nei mesi precedenti – a partire dall’apertura del Giubileo d’oro del RnS in Santa Maria Maggiore -, e indicare l’impegno che attende il RnS nelle tre dimensioni,  carismatica, del discepolato e missionaria, con la condizione previa del cammino di fraternità e di conversione comunitaria, come auspicato dal recente Magistero di papa Francesco.

Santa Maria Maggiore, apertura del Giubileo d’oro del RnS in Italia, 26 novembre 2021: in quella occasione, il cardinale Rylko, Arciprete della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, nel saluto introduttivo dato in apertura della Concelebrazione eucaristica da lui presieduta, diceva: «Oggi, dopo 50 anni di storia, siete un grande popolo che ha scoperto, che la Pentecoste non è un evento del passato, ma un evento sempre vivo e presente nella Chiesa. Quante vite cambiate! Quanta gioia del Vangelo nata nei cuori di tanti battezzati, uomini e donne, giovani e adulti! Quanto slancio missionario! Ne sono testimone anch’io». Il cardinale Rylko ripercorreva il magistero dei Pontefici sul Rinnovamento: «San Paolo VI che ha desiderato tanto portare il Rinnovamento nel cuore della Chiesa; San Giovanni Paolo II che vedeva in voi un “dono dello Spirito Santo e segno di speranza per la Chiesa e per l’umanità”; Papa Benedetto XVI che lo definiva come un “modo forte di vivere la fede” e adesso Papa Francesco che vede in voi “una grazia pentecostale per tutta la Chiesa” e “un dono e una ricchezza nella Chiesa”». Il presidente ha poi ricordato la 45ma Conferenza animatori, celebrata nel novembre scorso e diffusa in 137 luoghi, con 12.500 persone in presenza. Sono stati richiamati alcuni passaggi del Messaggio ricevuto per l’occasione dal cardinale Bassetti, che sintetizzano molto bene il carattere sinodale che il RnS ha voluto imprimere al suo cammino nel Giubileo d’Oro (clicca qui): «Nel camminare insieme, umilmente, docili allo Spirito Santo […] esperimentiamo una «triplice novità: una nuova collegialità, un nuovo ascolto, una nuova creatività».

Senza comunità e conversione comunitaria non ci sono carismi, né santi, né missioni

Il RnS vive il suo Giubileo pienamente immerso nella vita della Chiesa e della società: a tal proposito, Salvatore Martinez si rifà al messaggio del Santo Padre, indirizzato alla Settimana sociale dei Cattolici italiani: «Si avverte il bisogno di incontrarsi e di vedersi in volto, di sorridere e di progettare, di pregare e sognare insieme» (https://www.settimanesociali.it/il-messaggio-di-papa-francesco). «Sono tutti verbi pentecostali – prosegue il presidente -, e dove c’è sogno, preghiera, sorriso, progetto, c’è lo Spirito. Noi non possiamo rassegnarci e restare indifferenti o apatici, senza assumerci la responsabilità verso gli altri e verso la società. Inaugurando il Giubileo d’Oro del RnS nella Basilica papale di Santa Maria Maggiore, abbiamo acceso questa luce». È ancora Papa Francesco che ci dà una chiave di lettura del presente del RnS: «La novità delle vostre esperienze non consiste nei metodi e nelle forme […] che pure sono importanti, ma nella disposizione a rispondere con rinnovato entusiasmo alla chiamata del Signore» (Discorso ai partecipanti al III Congresso Mondiale dei Movimenti ecclesiali e delle Nuove Comunità, 22 novembre 2014). Perciò, osserva Martinez, bisogna tornare sempre alla sorgente dalla quale il Rinnovamento è nato». 

Riprendendo l’esortazione di Papa Francesco, che in quel messaggio parlava dell’urgenza della conversione comunitaria, Martinez ribadisce: «Senza comunità i credenti non saranno mai formati alle verità di Dio sull’uomo; senza comunità non ci sono carismi, santi, martiri, profeti; senza comunità i nostri figli rinunceranno a fare famiglia, perché il luogo dove vengono educati all’amore è la comunità; la comunità è il luogo in cui il Signore ci chiama, ci attende, ci accoglie; è il luogo in cui può crescere una cultura spirituale, quella che chiamiamo la vita nuova nello Spirito. Se vogliamo applicare Matteo 28,19, “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli”, dobbiamo tornare a Matteo 3, 2: “Convertitevi e credete al Vangelo”. 

Un’umanità “covidizzata”, come nelle doglie del parto, invoca una Chiesa nuova, una politica nuova, un’economia nuova, mentre è sempre più evidente che, come spesso ripete Martinez, la madre di tutte le crisi è spirituale, e non risparmia nessuno: «Non si può credere con fede morta e  amare con cuore diviso; fede e amore devono rinascere nel cuore del’uomo se vogliamo che rinasca nel cuore della religione, del cristianesimo, delle istituzioni, dell’Europa. L’amoralità non ci fa più distinguere ciò che è bene e ciò che è male. Quando, invece, c’è il regime della Pentecoste tutto ha un altro aspetto, un altro profumo; non pensiamo alle strutture, non ai ministeri, non alle regole o ai programmi. Andiamo dritto al cuore, alla nostra santità personale, andiamo dritti lì, all’opzione fondamentale per Cristo nella nostra vita». In un contesto generale di assottigliamento del livello spirituale, ciò che viene sfidato «è la nostra capacità di amare: “Chi non ama rimane nella morte” (Gv 3, 14); Giovanni – dice Salvatore – non ci dice che chi non ama muore, ma dice che è già morto […] Ciò che rimane non amato è destinato a morire. Tutte le realtà che ci sono affidate e che non sono amate con un supplemento d’amore rimangono nella morte». 

Dopo “conversione”, una seconda parola chiave introdotta dal Presidente è “amicizia”, un dono generato dallo Spirito, che il RnS ha il dovere di raccontare: «Non siamo noi che ci scegliamo: quando Gesù ci sceglie per diventare suoi amici, allora anche la nostra amicizia è spirituale; deve avere accenti, caratteristiche diverse; è un dono grandissimo perché moltiplica il bene, cura il male, è un antidoto ai veleni contro la comunione, alla mancanza di fraternità, all’isolamento di fratelli e sorelle. […] La nostra amicizia in comunità, dentro un pastorale, un consiglio diocesano, è il primo frutto della conversione comunitaria». 

Carismatici, discepoli e missionari

La terza parola chiave dopo “conversione” e “amicizia” è: “carismatici”: «Ci è chiesto di essere carismatici; noi non usiamo questa espressione per definirci, ci chiamiamo Rinnovamento nello Spirito Santo proprio perché non vogliamo enfatizzare la dimensione dei doni rispetto al Donatore – e già il cardinale Suenens auspicava questo -, ma quest’anno siamo chiamati a esserlo: la prossima Convocazione nazionale, cui prenderà parte anche il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede,  il cardinale Ladaria Ferrer, avrà come tema l’unzione dello Spirito, con una declinazione particolare: “Carismatici, discepoli e missionari”. Siamo chiamati a essere carismatici, ed esserlo significa mettersi a disposizione dello Spirito nel tempo presente, nella realtà e non nella fantasia, nei fatti e non nei detti, nella tempesta e non nella bonaccia, nello spazio aperto delle piazze e non nell’orto chiuso della preghiera. A breve – prosegue Martinez – si celebrerà il secondo incontro sul Mediterraneo, come frontiera di pace, con al centro la figura di Giorgio La Pira, il quale in un libro del 1957, Le città sono vive, invitava a far circolare l’amore, a non rassegnarsi al fatto che il mondo, gli  uomini, la storia non cambieranno mai. La comunità non può diventare un rifugio, la legittimazione della nostra pigrizia, deve diventare un agone, nel quale, come dice papa Francesco, si deve sperimentare il coraggio, l’audacia della preghiera». 

Alcuni dati che riguardano la vita del RnS degli ultimi mesi sono impressionanti: un seminario di Vita nuova online con oltre 40.000 persone che hanno partecipato al percorso di preparazione online e in presenza; 57.000 persone da 21 paesi del mondo collegate nel giorno della preghiera per l’effusione; 5000 animatori che hanno frequentato le 33 scuole regionali; 200 giovani animatori che si sono ritrovati in estate per un percorso formativo e di riposo; 200 sacerdoti e diaconi riuniti per gli esercizi spirituali ad Assisi; il Pellegrinaggio delle famiglie diffuso in tutte le regioni; 12.500 persone per la Conferenza animatori: «Una seminagione incredibile – ha detto Salvatore – un seme potentissimo; abbiamo investito ma ora dobbiamo lavorare, perché questo seme porti frutti; un seminatore che semina e poi non cura è uno scellerato, se non lo fa avrà un lavoro doppio quando la tempesta gli rovinerà la seminagione, quando il diavolo lavorerà. Questo significa prendere atto che il RnS è chiamato a essere carismatico nella misura in cui questo lavoro nel Giubileo deve potersi raccontare e avere consistenza. In Giovanni (3, 31-36) leggiamo che lo Spirito Santo viene dato senza misura. [… ] Chi siamo noi per “prendere le misure” alla gioia, alla consolazione, all’evangelizzazione, se vengono dallo Spirito? […] Giovanni ci ricorda che fiumi di acqua viva scorreranno (Gv 7, 38-39): da dove sgorga la corrente suscitata dallo Spirito? Prima di tutto dal mio cuore! Papa Francesco usa l’espressione: “Io sono una missione”. allo stesso modo noi dobbiamo dire “Io sono la corrente di grazia”». 

Incontro, conversione, comunione e missione 

Riferendosi al tempo che stiamo vivendo, sotto il profilo dell’identità cristiana, il Presidente ribadisce: «Siamo in un tempo di vacche magre e pascoli sterminati; questa è la storia: praterie mai viste per l’evangelizzazione ma vacche magre. Dobbiamo tornare alle fonti e bere con le mani “a giumella”, come dice il Carducci; che bello se il Rinnovamento, che tiene le mani alzate, potesse mettere le mani “a giumella” per prendere acqua; e, poi, per portare acqua. Sono tre verbi ineludibili: tornare alle sorgenti, bere acqua, portare acqua». 

Infine, quattro parole che riassumono quanto detto e quanto il RnS deve impegnarsi a vivere a partire dal Giubileo: “incontro”, “conversione” “comunione”, “missione”. L’incontro: «Sarà vero Giubileo dello Spirito e non nella carne se il fratello, dapprima lontano, tornerà a essere qualcuno da incontrare: «Gesù venne loro incontro e disse: “Salute a voi!”. Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono (Mt 28, 9). È questa è la preghiera comunitaria carismatica: un incontro che deve cambiare la vita, generare salvezza. […] La conversione: sarà vero Giubileo nello Spirito e non nella carne se accettiamo in quest’anno di rinascere ancora una volta. […] Se qualcuno dice che c’è troppo da fare, ricordiamoci che Gesù ci chiederà di dire: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17, 10b). La comunione: nella prima Lettera di Giovanni, al capitolo 1, leggiamo che se camminiamo nella luce, saremo nella comunione e non nell’indifferenza, non nella solitudine, non nell’isolamento, non nella distanza dai carismi dell’altro; su questo punto i Padri della Chiesa sono chiari: quando dici “carisma” dici “Spirito” e quando dici “Spirito” dici “carisma”. La distanza dal fratello portatore di carismi, il giudizio su di lui, è distanza dallo Spirito, è giudizio sullo Spirito! Sarà vero Giubileo dello Spirito e non nella carne se impareremo a dare più che a ricevere, a sentirci onorati di essere responsabili del benessere del decoro, delle vite, della sussistenza della comunità. La missione: in Marco, al capitolo 6 (v 7) leggiamo che Gesù chiamò a sé i discepoli e li mandò a due a due, dando loro il potere sugli spiriti immondi. Gesù ci dà il potere di diffondere la grazia dello Spirito con carismi, opere e missioni. Missione e non omissione. Prima si dice eccomi, poi si parte; le strategie verranno dopo, altrimenti non si parte o si parte in ritardo e non nello Spirito. “Missionare” significa obbedire preventivamente allo Spirito… Sarà Giubileo nello Spirito e non nella carne se ribadiremo il nostro servire, consolare, diffondere, aprire nuovi gruppi, seminari, portare a tutti, lontani, sacerdoti, giovani, famiglie, la gioia che viene dalle opere, non dal dirsi Rinnovamento». 

Pastori secondo il cuore di Dio

Infine, ricordando il trentesimo anniversario della Pastore dabo vobis, Esortazione apostolica di san Giovanni Paolo II, Salvatore riprende un passaggio che si può adattare alla pastoralità carismatica (propria dei laici e diversa da quella che discende dall’ordine): «”Vi darò pastori secondo il mio cuore”. Ancora oggi, questa promessa di Dio è viva e operante nella Chiesa: essa si sente, in ogni tempo, fortunata destinataria di queste parole profetiche; vede il loro realizzarsi quotidiano in tante parti della terra, meglio, in tanti cuori umani, soprattutto di giovani. E desidera, di fronte alle gravi e urgenti necessità proprie e del mondo, che sulle soglie del terzo millennio questa divina promessa si compia in un modo nuovo, più ampio, intenso, efficace: quasi una straordinaria effusione dello Spirito della Pentecoste» (82). «Che meraviglia – conclude il Presidente -: fare discendere la pastoralità dall’effusione dello Spirito, dal carisma; non pastori qualsiasi, ma pastori secondo il cuore di Dio che si è rivelato a noi, nella mente e nel cuore, attraverso Cristo buon pastore».

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