Un giorno di 2021 anni fa

Di Giovanni Alberti

2021 anni fa nasceva… 

2021 anni fa nasceva un uomo, il suo nome è Emmanuele: Dio tra noi. Da quel giorno Bethlehem è scritta con la b maiuscola e finirà di essere un oscuro villaggio della Giudea montagnosa; la Storia con la s maiuscola ha trovato il punto di riferimento che cercava.

2021 anni fa nasceva un bambino, lo chiameranno Gesù di Nazareth per via di quei trent’anni passati in Galilea. Da quel giorno la speranza ha un volto, la certezza un colore, il cuore di ogni uomo la possibilità di costruire la sua vita chiamandola “progetto”.

2021 anni fa non c’era alcun nastro azzurro fuori della capanna di Bethlehem! La grotta di Natale non aveva porte e non aveva chiavi. Maria e Giuseppe erano di passaggio, parlavano il dialetto dell’alta Galilea, avevano la povertà disegnata sul viso e all’oste del villaggio bastò un’occhiata per concludere che nella sua locanda non c’era posto per tipi come quelli. Ai due infreddoliti viandanti restò solo l’imbarazzo di arrangiarsi alla meglio, magari in compagnia degli animali…

2021 anni fa i santuari della cultura e della religione rimasero turbati alla notizia che il mondo avesse bisogno di un “Salvatore”. I rotoli antichi lo davano disperso nella notte dei tempi, la geografia, poi, aveva il suo peso e Bethlehem tutto sommato, Davide a parte, non era all’altezza del compito. Un Messia che si rispetti deve darsi contegno, avere sangue blu nelle vene, deve conoscere l’arte del governo e della guerra. I farneticanti movimenti terroristici ostili a Roma reclamavano un agit-prop (agitatore politico) smaliziato a tutto e Maria era solo una comune casalinga di Nazareth.

2021 anni fa dei Magi vestiti da mendicanti di Dio, partiti dall’Oriente, crearono scompiglio nella città di Gerusalemme. I soliti visionari tutti campana di vetro e astrologia. La religione, poi, aveva il suo tempio e i suoi riti, le sue liturgie e il suo Dio. I cultori della Torah avevano setacciato con la lente di ingrandimento ogni angolo oscuro della “legge” trovando segreti riservati a pochi. A Erode non rimase altro che uno sguardo sospettoso aldilà delle grandi finestre del “palazzo”.

2021 anni fa quella società era attraversata da disagio e inquietudine: alle grandi riforme sociali si privilegiava l’espediente del censimento dei sudditi. La moneta che si batteva a Gerusalemme portava il sigillo di Roma e la società era polverizzata in caste e fazioni. Casi di corruzione facevano da fondale a tentativi di sommosse e di ribellioni, tutte annegate nella tragedia di chi il potere non lo voleva mollare. 

 

Tra gli esclusi di sempre

2021 anni fa l’oste di Bethlehem avrà sorriso di compassione a quella maternità che non poteva ormai più passare inosservata. Dalla campagna, con il belare degli armenti, arrivavano bagliori di fuochi accesi dai pastori in quella strana notte di Natale. Giuseppe sudò freddo a quella ennesima porta che si chiudeva alle loro spalle. Il viottolo a ridosso della collina ingoiò incertezza e paura.

2021 anni fa non ci fu posto nella città dell’uomo per il Dio-tra-noi. L’uomo ha le sue sicurezze, i suoi progetti, le sue malattie dalle quali non è facile liberarsi. Perfino il suo Dio, con i suoi templi e i suoi sacerdoti. Maria, la madre, parla con il silenzio, gli occhi persi nell’infinito di una notte di luna piena e si incammina tra gli esclusi di sempre, con il suo mistero nascosto dentro, nella stanza più intima di una donna. 

2021 anni fa l’Emmanuele non trovò posto tra gli uomini, costretto a stare fuori e mangiare il pane duro del rifiuto. Fu un destino di pochi a congratularsi con la Vergine da poco divenuta madre.

La città brillava lassù sulla collina, un presepe senza grotta e senza stelle di Natale, luccicante come una cometa ubriaca della sua sicurezza e naufraga in un mare di inutile zampogne.

2021 anni fa, l’inverno era rigido anche se la neve cadeva soltanto sulle impervie cime dell’Hermon e il vento soffiava gelido dal nord. Al primo presepe della storia mancava la neve e la vellutella, ma gli angeli erano già in attesa, aggrappati con le ali sulla grotta; provavano con i pastori e le cornamuse le prime nenie di Natale.

2021 anni fa il Dio-tra-noi si era fatto largo così, tra una porta che sbatteva e una città lontana, figlio di un popolo occupato e inquieto. Bussò alla porta di gente povera di speranza e di sicurezze, guardò le loro capanne piene di niente e di tutto, si innamorò subito di quelle pecore e di quegli agnellini fino a portarli con sé in Galilea, in quei famosi tre anni che cambiarono il mondo. L’imprinting di quei pastori non si sarebbe più cancellato dalla sua memoria, fino a desiderare di essere lui stesso uno di loro.

I potenti, la gente che conta, i benpensanti e gli intellettuali sono i grandi assenti. Il buon Natale lo augureranno con le cartoline e gli sms. Ma senza strafare, al limite basta un pacco regalo sotto l’albero e la tredicesima da sciogliere nel grande mare del festival-shop.

 

2021 anni dopo accade…

2021 anni dopo sui sentieri di quel primo presepe si sono incamminati Pietro, Benedetto, Agostino, Cirillo e Metodio, Francesco d’Assisi, Paolo della Croce, Maria Goretti, Teresa di Calcutta, Giovanni Paolo II, e altre sterminate schiere di uomini e donne più o meno anonimi che hanno vissuto e sofferto credendo in cieli nuovi e terre nuove, e nella salvezza annunziata da quel “bambino di Bethlehem”. La Gerusalemme del cielo si è riempita di abitanti mai visti fino allora e tutti con il sigillo sulla fronte del Figlio di Maria.

2021 anni dopo i compleanni di Dio nella storia dell’uomo si sono succeduti nello stile e nella atmosfera di quel primo Natale. Ci sono sempre una porta che sbatte, i petali appassiti dell’indifferenza e i sorrisi carichi di arroganza di chi crede solo in se stesso.

2021 anni dopo a Roma ci sono altri Cesari e altri Erodi in Gerusalemme e dintorni. Essi hanno prestato i loro volti a mercenari senza scrupoli. Ci sono ancora povertà e menzogna a disegnare inquietanti scenari sulla vita dell’uomo contemporaneo e gli idoli del falso progresso sono più freddi dell’inverno della Giudea.

2021 anni dopo ancora tanti “osti” chiudono la porta della speranza illudendosi di stare al sicuro e le tante religioni costruite dall’uomo hanno il sapore di un progetto incompiuto.

Ma nonostante le tante analogie c’è una sostanziale differenza tra quel primo Natale e l’edizione 2021: l’uomo di oggi conosce il volto della speranza, sa quali sono i colori del buio e quelli della luce. Più di due millenni di cristianesimo sono facilitatori di questa scoperta, le radici cristiane su cui fonda la nostra civiltà, non idoli silenziosi e inutili. Le tante chiese disseminate ovunque nel mondo certamente sono un punto di riferimento importante. Ma non basta, non sono tutto.

 

Per un’umanità nuova

La condizione necessaria per ricevere la salvezza è l’accettazione e l’accoglienza del Dio bambino nato dalla Vergine Maria a Bethlehem. Scrive Giovanni: «A coloro che lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio. A quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue né volontà di uomo, né volontà di carne, ma da Dio sono stati generati» (cf Gv 1, 12-13).

Non sono stati inutili i tanti Natali della storia, perché l’invito ad accogliere il Dio bambino è rivolto a ogni uomo che viene in questo mondo; ogni creatura è unica e irripetibile ma anche incapace di realizzarsi da sola.

Scrive il grande cardinal Newman: «Io sono stato creato per fare o per essere qualche cosa per cui nessun altro è stato creato. Poco importa che io sia ricco o povero, disprezzato o stimato dagli altri. Dio mi conosce e mi chiama per nome. In qualche modo sono tanto necessario, io al mio posto, quanto un arcangelo al suo». Il Natale senza tempo e senza età ci ricorda che Dio ha un progetto per il mondo, per la storia e per ogni uomo. Ben vengano le luminarie, le stelle filanti, le riunioni in famiglia, i gesti di amore e di bontà. Tutte queste cose sono una sottolineatura, ciascuno alla sua maniera, di un solco indelebile che il passaggio di Dio ha lasciato nell’umanità e nel creato. Non tutti percepiscono nella pienezza tutto questo, alcuni bussano alla porta dei tanti babbi-natali che abitano il Polo Nord e dintorni.

Per tutti questi potrebbe essere il primo Natale vero, quello che ricorda una nascita e non solo un panettone. Dipende anche da noi che ciò accada.

La Parola progetto si è resa visibile, ha messo la tenda tra gli uomini e ci chiama a essere protagonisti di questa avventura. Per una umanità nuova, che partendo da Bethlehem colora il mondo col sorriso di Dio.

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