All’indomani dei rinnovi degli organismi di responsabilità del Rinnovamento a tutti i livelli, nella felice coincidenza del mese missionario straordinario indetto da Papa Francesco, la 43ª Conferenza nazionale animatori si è posta come anello di congiunzione tra due quadrienni di servizio: la tappa elettiva – che è stata accompagnata dalla revisione dello Statuto, approvato dalla CEI – ha visto sottoporsi al discernimento comunitario ogni responsabile del RnS, dal livello più alto fino ai gruppi e comunità. Oggi, quando è quasi del tutto conclusa questa fase, il RnS può riprendere il cammino, interrogandosi sulla “qualità” e “modalità” dell’amore che è chiamato a vivere e a testimoniare.
Ridiamo senso alla parola “amore”
Amore: una parola usata, spesso abusata non solo nelle relazioni mondane ma anche in quelle comunitarie e fraterne. Su questo tema si sono interrogati gli oltre quattromila animatori giunti a Rimini dal 31 ottobre al 3 novembre, per celebrare il quarantatreesimo appuntamento autunnale, in rappresentanza di tutti i gruppi e le comunità. Il tema scelto è un programma di vita e di impegno, individuale e comunitario: “Tutti sapranno che siete i miei discepoli se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 35). “Evangelizzare: un servizio d’amore” (Papa Francesco al Rinnovamento, Vigilia di Pentecoste, 8 giugno 2019).
Una Conferenza particolarmente pregnante, non solo per il tema scelto ma anche per la possibilità di precisare, a quanti sono stati riconfermati o eletti per la prima volta, le prospettive di impegno per tutti gli ambiti di evangelizzazione, i servizi e i ministeri, che vanno ricondotti alle sorgenti dell’amore, alla sua qualità: esso è ancora l’amore generante che ci ha convertiti? Che è stato all’origine della decisione di intraprendere un cammino comunitario? È un amore che è passato dall’innamoramento iniziale alla maturità, all’impegno convinto e disinteressato, all’esercizio ministeriale dei carismi, alla comunione, alla collaborazione fattiva per l’espansione del regno di Dio? Domande, queste, che esplicitano il senso più profondo del tema e che rappresentano il punto da cui ripartire nel nuovo quadriennio di servizio. Se tutto nasce dall’amore, dalle piccole alle grandi cose, dai più umili servizi fino alle grandi opere e missioni, questo è stato anche il motivo ispiratore del segno di apertura della Conferenza: coinvolgente, efficace e “giovane”, preparato dai ragazzi del servizio della Danza e dell’ambito Giovani. Sul video scorrono immagini di gesti di carità e di servizio, fotogrammi che riguardano la vita di grandi uomini e donne, santi, pontefici, missionari, insieme a progetti, servizi e missioni nati in seno al Rinnovamento; ci sono i volti di tanti preziosissimi volontari e quelli, più noti, di amati padri del RnS. Intanto, sul palco, i giovani costruiscono un grande puzzle che ricompone il volto di Gesù: l’ultimo pezzo del puzzle è un punto interrogativo, una domanda che interpella le coscienze: “E tu? A che punto è il tuo amore?”. Il desiderio è che lo Spirito ci permetta di sciogliere questa domanda con un nuovo slancio missionario e una rinnovata unzione. Al termine del segno, viene solennemente intronizzata la Parola di Dio e si avvia la preghiera comunitaria carismatica, nella certezza che il Signore non farà mancare la sua presenza in questo incontro da cui il Rinnovamento riparte, con gioia, per un nuovo quadriennio di discepolato, di servizio, di missione.
Amore, servizio, evangelizzazione: un trinomio imprescindibile
Sin dal primo giorno, la continuità tematica e spirituale è stata evidente. Nel suo saluto iniziale il presidente, Salvatore Martinez, ha ricordato che «evangelizzare è voce del verbo amare, voce del verbo servire». Se questo è vero, come è vero che l’amore è frutto della grazia dello Spirito, dei buoni responsabili non possono non chiedersi a che punto è, nelle loro vite e nelle loro comunità, l’effusione dello Spirito. L’amore che ci porta al servizio, che ci vede da una parte discepoli, discenti, alla scuola della Parola, e dall’altra apostoli e missionari, come continuamente ci chiede Papa Francesco, è amore che viene dallo Spirito, dalla sua potente e continua effusione che, dice Salvatore, non può essere «moribonda e non autentica». Anche il coordinatore nazionale, Mario Landi, ha ricordato che «non è possibile essere sottomessi al regime dell’amore senza scegliere di amare» e che il cristiano maturo è colui che è capace di integrare la dimensione spirituale e mistica, con quella incarnata della carità e del servizio. Non si può pensare all’evangelizzazione come a una serie di strategie e di progetti: ciò che ci spinge al servizio è l’incontro con Gesù, il motore stesso dell’evangelizzazione. Ma l’amore non è cosa facile: ben lo ha spiegato mons. Guido Gallese, vescovo di Alessandria, nell’omelia della prima Celebrazione eucaristica: non è facile, quando le linee guida dell’amore sono le Beatitudini, il Getsemani, la croce. In una società che ormai divide il dolore dalla gioia e allontana vanamente l’idea della sofferenza, rinunciando a interpretarla e sublimarla, la biblista Rosanna Virgili invita a riprendere con coraggio la lezione della Pentecoste, che è «comunione, fraternità, condizione della libertà, nuova creazione, responsabilità dell’annuncio». È la Pentecoste che rende possibile tutto questo, che rende percorribile la via delle Beatitudini, come ha ricordato mons. Lambiasi nella sua omelia. Senza la condizione dell’amore, l’evangelizzazione diventa utopia; don Vito Impellizzeri ha spiegato che il Vangelo non è una lista di imperativi da seguire ciecamente, ma «un modo di amare e il modo di amare quello della Trinità». Se riusciremo a fare e a far fare l’esperienza dell’amore del Padre, mediata dal Figlio attraverso lo Spirito Santo, allora sarà possibile una nuova Pentecoste.
Don Guido Pietrogrande, nella sua omelia, ha spiegato che l’evangelizzazione si fonda su due certezze assolute: «Io so che il mio Rendentore è vivo» e «io vedrò il mio Salvatore». È il percorso della salvezza, dalla certezza dell’amore di Dio e dunque dalla carità e dalla fede, alla certezza della risurrezione, e quindi della speranza che non delude. Il percorso di umanizzazione per mezzo dell’amore che emerge da ogni intervento fatto dal palco della Conferenza, trova il suo naturale compimento nella relazione del presidente Martinez e nell’omelia conclusiva di mons. Stefano Russo: nella prima, Salvatore fa coincidere la chiamata all’amore con la cultura dell’interiorità, della fraternità, della spiritualità, senza le quali fede e storia, fede e cultura, fede e servizio, fede e carità rimarranno sempre lontane; nella seconda, mons. Russo analizza la vicenda di Zaccheo, nel segno del cambiamento e della conversione: «la sua non è un’adesione emotiva ma concreta al Signore: lui si compromette con Dio. Non gli importa più niente di quello che ha perché ha trovato ciò che cercava».
Simposi di approfondimento. “Il Rinnovamento per una Cultura della Pentecoste”
Una della consuetudini della Conferenza animatori è quella di prevedere all’interno del programma dei simposi specifici, suddividendo l’assemblea in gruppi più ristretti e permettendo una abbondante offerta di temi per l’ap-profondimento. Il pomeriggio del venerdì è stato dedicato ai simposi affidati a relatori esterni, che hanno affrontato temi relativi alla Cultura della Pentecoste, antidoto allo “spirito del mondo”: san Giovanni Paolo II, dal 2002, ci ha investito della responsabilità̀ di diffonderla, per un rinnovamento che abbracci tutta la vita. Un tema delicato e strategico per il nostro tempo è stato quello del rapporto tra giustizia e misericordia, tra giusta pena e riabilitazione, affrontato da Alberto Gambino, giurista e presidente nazionale di Scienza & Vita. Sul tema, il RnS è impegnato sia con il Progetto Sicomoro, sia con il Progetto “Pranzi di Natale”, sia con l’impegno nelle carceri di tanti gruppi a livello locale. Altro tema sul quale il Rinnovamento ha costituito un preciso ambito di evangelizzazione è quello della famiglia: con particolare riferimento alla crisi della stabilità del matrimonio, gli sposi Claudio Gentili e Laura Viscardi Gentili, fondatori del Centro di Formazione per la pastorale familiare “Betania” di Roma, hanno focalizzato la loro attenzione sulla famiglia come opportunità per risolvere la crisi dell’amore umano e divino che sta attraversando la nostra società.
Il tema del rapporto tra fede e società, tra comunità e mondo, ha sciolto l’equivoco che la fede sia come un “immunizzatore” dai mali della vita: una comunità̀ non è una nicchia protettiva in cui rifugiarsi, ma un luogo aperto al mondo, proteso verso il prossimo. Il simposio sulle fragilità umane, ha focalizzato l’attenzione sull’erronea percezione del bene e del male, del senso della vita, del peccato e della morte.
Infine, il simposio sui social e sui media, ha individuato i rischi connessi alla iperconnessione che rischia di creare comunità virtuali in cui la vita fraterna e comunitaria è compromessa. Il pomeriggio del sabato, ha visto ben 13 simposi, tenuti da relatori interni, che hanno radiografato e scandagliato tutta le vita carismatica, ministeriale, pastorale e missionaria del Rinnovamento: le tre aree pastorali (carismatica-ministeriale, formativa, sociale-missionaria); gli ambiti di evangelizzazione (giovani, famiglia sacerdoti, ai quali sono stati aggiunti gli ambiti del Seminario di effusione, degli anziani, del volontariato); i servizi di organizzazione e di diffusione del RnS; i servizi del Coordinatore di gruppo o comunità, del Coordinatore diocesano, del Consigliere spirituale regionale e diocesano.
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