45^ Conferenza Nazionale Animatori 2021
Estratto della Relazione finale
del Presidente nazionale
Salvatore Martinez
Incontro
Incontro non è scontro.
Lo Spirito Santo ci presenta gli uni agli altri; ci fa incontrare; ci fa sempre andare incontro a Dio e all’altro.
Ci incontriamo nel nome del Signore, non di noi stessi.
Il RnS vale Dio, non Salvatore o i nostri Organismi di servizio. Vale Dio, mai me stesso.
L’incontro personale con Gesù deve produrre gioia.
Gesù si faceva incontrare, ma poi faceva incontrare gli apostoli fra loro.
E poi li inviava a incontrare gli altri.
È vero Giubileo nello Spirito e non nella carne se il fratello dapprima e il lontano poi, tornano a essere “qualcuno da incontrare” e dunque, nel nome di Gesù, qualcuno da amare.
Amare sempre. Amare a prescindere dalle mie attese. Amare a prescindere dai miei giudizi.
Vi invito a studiare “come” Gesù incontrava. Il “come” è importante.
Quando leggete “come”, significa sempre “alla maniera dello Spirito”.
“Cosa vuoi che ti faccia, amava ripetere Gesù andando incontro alla gente”.
L’incontro deve cambiare la vita. Deve accadere qualcosa. Deve generare un amore, una salvezza, un bene. Altrimenti non abbiamo incontrato Gesù, altrimenti non ci incontriamo nel nome di Gesù. Altrimenti non siamo Gesù per gli altri.
Conversione
Conversione, non inversione.
La conversione ha una sola direzione: avanti, mai indietro!
Avanti: verso il Cielo e verso la terra, ma sempre avanti.
La novità di Gesù deve avermi cambiato la vita, deve avermi fatto entrare in una vita nuova.
Nel mio cuore ci sono ancora sentimenti di gelosia, di invidia, di rivalsa, di paura?
Allora non sono sotto l’effetto dell’effusione dello Spirito.
Il primo, sicuro effetto dell’effusione dello Spirito non è la gioia, non sono i carismi, ma la conversione, la mia personale conversione.
Il Battista lega lo Spirito Santo e la novità di Gesù, il Cristo Salvatore, ai “frutti degni di conversione”. Frutti degni di un Giubileo, permanente.
O sono nuovo o non lo sono.
O i miei pensieri sono nuovi, i miei sentimenti sono nuovi, i miei punti di interesse sono nuovi, o non sono sotto l’effetto dell’effusione dello Spirito.
E questo è decisivo per un responsabile: si vede da cosa pensi, da come parli, da come ti muovi, dalla pace che trasmetti, se sei o non sei spirituale, se stai producendo “frutti degni di conversione”.
È vero Giubileo nello Spirito e non nella carne se accettiamo di rinascere: una nuova conversione al Signore e ai fratelli. Se non ci accontentiamo di un rapporto superficiale, stanco, vecchio, che produce pochi frutti.
La stanchezza che spesso serpeggia può essere positiva o negativa: chi ha poca voglia di fare, chi si lamenta che si fa troppo, chi vorrebbe un RnS in permanente attesa è preda di una stanchezza negativa.
Guardate gli atleti: dopo la fatica riprendono a correre! Quando ti senti a corto di energie, appesantito, stanco, la soluzione non è andare a dormire, ma uscire fuori all’aria aperta e camminare.
Vorrei ricordarvi che non siamo in attesa della Pentecoste, ma che la Pentecoste è già avvenuta.
E il regime della Pentecoste è “andare, camminare, servire”, “evangelizzare”, “compiere le grandi opere di Dio”. Dunque, fare!
Chi non ha nulla da fare, non è sotto l’effetto dell’effusione dello Spirito.
Chi sta a guardare chi fa e magari giudica che si fa troppo, non è sotto l’effetto dell’effusione dello Spirito.
La regola del poco e del molto chi l’ha scritta? Venga qui qualcuno e nel nome del Signore venga a dire “ho fatto molto per Lui”.
Si sentirà dire da Gesù, posto che abbia detto il vero: “non hai fatto niente altro di ciò che ti ho chiesto di fare e rimani un servo inutile”.
Chi ha sempre bisogno di qualcuno che gli dica “prega”, “vieni”, “impegnati”, “servi”, non è sotto l’effusione dello Spirito o, come sono solito dire, vive “la vita nuova per procura”, cioè vive della preghiera di effusione altrui.
Comunione
Comunione non divisione.
Comunione non indifferenza fraterna.
Comunione non solitudine o isolamento.
Comunione non distanza dall’altro e dai carismi dell’altro.
Quanti limiti alla comunione mettiamo! Quante condizioni alla comunione!
Sulla croce comunione è fatta una volta per tutte.
Nessuna garanzia Gesù Ti ha chiesto quando ha deciso di fare comunione con te, “per sempre”.
E ricordati, che la comunione ha sempre un prezzo da pagare!
La comunione non è mai gratis!
O sei o non sei in comunione con Lui.
L’alleanza o vige o non c’è.
E se sei in comunione con Lui e non lo sei con i fratelli o con i tuoi responsabili, peggio ancora se i responsabili non lo sono tra loro, allora noi rendiamo vano il sangue di Cristo, noi rendiamo Dio un bugiardo.
“E io gli mostrerò quanto dovrà soffrire” – dirà Gesù a Paolo – “se vorrà essere credibile, se vorrà dimostrare che è davvero in comunione con me”.
È vero Giubileo nello Spirito e non nella carne, se per stare in comunione, nel RnS, noi impariamo a dare e non a ricevere; a dare sempre, a fare di noi un dono.
Dio dona: siamo costantemente immersi nella beatitudine del dono!
Non facciamo che ricevere da quando abbiamo incontrato Gesù. Tutto riceviamo sulla terra e in ultimo avremo in dono il cielo, la vita eterna.
Vogliamo solo ricevere: questo egoismo spirituale è la tomba dell’amore; la presunzione di non voler dare, di fare del RnS una “lotteria a premi”, dove si va per “vincere qualcosa”, pensando che comprando un biglietto ho fatto la mia parte e poi come va va, tanto io ho comprato il biglietto e sono in regola per vincere, questa logica del “RnS lotteria a premi”, non ha nulla di evangelico, di carismatico, di ecclesiale. E dovrebbe produrre in noi sdegno più che assoluzione.
Comunione significa costruire insieme la Comunità.
Comunione significa sentirsi responsabili dell’onore della Comunità, del benessere della Comunità, del decoro della Comunità; significa proteggere la vita, l’esistenza, la sussistenza della comunità.
Fare diventare il sostegno fraterno, il patto d’amore, la richiesta di risorse per vivere, per sopravvivere, una tassa, un’elemosina per togliersi di mezzo un povero, quasi un peso che magari mettiamo addosso agli altri come se fosse “una taglia per riscattare un prigioniero”, è semplicemente disdicevole. È pensare senza Dio, contro Dio, perché chi si pone fuori dalla comunione.
Chi parla così, chi ragiona così, chi vive così la logica della comunione – ebbene che si dica una volta per tutte – si pone esso stesso fuori dal Vangelo, si pone fuori dalla Chiesa che è comunione, condivisione dei beni, sostegno alle opere del Regno.
Che Giubileo è, se non possiamo neanche ospitare un povero nella Sede nazionale e noi cantiamo “Gloria, gloria, gloria, io l’ho incontrato”. Mi dispiace, non abbiamo incontrato proprio nessuno, se Gesù non è il Dio che si è fatto povero per fare me ricco, il Gesù che mi chiede di dargli quello che ho perché lui lo moltiplichi.
“Dove sono i pani e i pesci”, sta dicendo Gesù? “Dove sono perché io li moltiplichi?”.
Il RnS è indebitato perché molti fanno finta del Vangelo, perché spesso manca l’obolo della vedova e i 5 pani e due pesci.
“Signore sono forse io?” Non ci capiti di sentirci rispondere “sì” da Gesù; proprio noi che mangiamo il Suo corpo e beviamo il Suo sangue; proprio noi che abbiamo ricevuto il RnS in dono e camminiamo per conto nostro, come se il RnS non esistesse, come se tutto fosse dovuto, come se tutto fosse già stato pagato e moltiplicato.
Cari miei, altro che Giubileo se non condoniamo i debiti del RnS!
E questo debito lo condoniamo noi a noi stessi. Noi a noi stessi.
Altro che Giubileo, se non possiamo dare da mangiare neanche ai dipendenti che lavorano per noi e li licenziamo, perché qualcuno pensa che la comunione sia già fatta e non si debba fare ogni giorno.
Prego, in questo momento, che lo Spirito guarisca il cuore e la mente di tanta gente in mezzo a noi che ha creduto e operato in modo erroneo. E magari ha indotto altri in errore e nel giudizio.
Giubileo è restituzione; è sollevare chi è povero, in difficoltà.
E la meraviglia è che i primi poveri siamo noi. Noi che abbiamo deciso, da poveri, di volere aiutare tanti, molti di più, di mettere tutto noi stessi per fare andare avanti questa corrente di grazia per fare avanzare il regno di Dio.
Mi dispiace non ci sono più alibi per noi.
E personalmente non intendo più provare altro dolore e insonnie nell’assistere a questo spettacolo che di evangelico non ha proprio nulla, che dice invece chiaramente che il nostro cuore è ancora chiuso e che non stiamo amando Gesù il Signore nel suo Corpo, che è la nostra comunione.
Nel RnS abbiamo fortemente voluto la diocesanità, la sinodalità, la ministerialità, il Movimento ecclesiale con opere, ministeri, missioni. Io più di voi, prima di voi. Ho messo tutta la mia vita, i miei soldi, i miei carismi, i giorni e le notti di anni e anni per questo e in ogni luogo possibile, d’Italia e del mondo.
Ebbene, se vogliamo corresponsabilità, se vogliamo Giubileo, se vogliamo che il RnS si diffonda, che tutte le promesse del Signore si compiano e che la Chiesa sia nella gioia con noi e per noi, per il nostro cammino e per la nostra testimonianza, allora chi rompe la comunione, chi è indifferente verso la comunione, chi pensa di poterne fare a meno, si converta oppure lasci ad altri il passo della responsabilità.
Non possiamo avere zavorre che, con ragionamenti secondo la carne e non secondo lo Spirito, arrestano la corrente di grazia, la lasciano diventare una palude, uno stagno.
Noi dobbiamo andare avanti in comunione. E ogni fratello e sorella deve essere partecipe e fiero del destino del RnS!
Quando una nave sta per affondare, un buon comandante, per salvarla e per salvare l’equipaggio, butta fuori le zavorre. Noi abbiamo salvato la nave dal naufragio di questa orribile e mortifera pandemia. E per non avere buttato zavorre, perché non pensavamo di averle, abbiamo perso qualcuno dell’equipaggio.
Adesso la navigazione deve riprendere: il duc in altum è già stato pronunciato da Gesù.
Ognuno deve stare al suo posto e tutti devono obbedire al duc in altum.
La nostra nave è attesa, deve sbarcare in tanti lidi e portare gioia: ciascuno interroghi se stesso, ognuno di noi; e si ricordi che se il covid ci ha spogliati, solo noi e nessun altro potrà rivestire il RnS
Missione
O si evangelizza o si muore.
Evangelizzare è come fare figli. Se il tasso di natalità è zero, il futuro vale zero, semplicemente ci sarà estinzione non crescita.
Missione significa che l’effusione dello Spirito spinge a diffondere la grazia del RnS con ministeri, opere e missioni.
Missione, non omissione.
Missione, non commissione, cioè riunione di persone che stanno lì a perdere tempo nel discutere se fare e come fare.
La missione è lo Spirito. Si dice “eccomi” e si parte.
Allora arrivano strategie, forze, aiuti, visione. Non prima si studia e poi si dice eccomi.
Prima si dice eccomi e si parte e poi il Signore aggiunge tutto il resto.
Le mille e mille cose che il Signore mi ha fatto fare, decidere nel mio cuore, comunicare agli altri in visione o in progetto, non sono mai, mai state studiate a tavolino.
Missionare non è commissionare una macchina, per cui vai dal concessionario e ti metti a discutere, a contrattare, se puoi o non puoi, quanto costa e se hai i soldi.
La missione è obbedienza preventiva allo Spirito. È fiducia nello Spirito che fa, che opera, che accompagna.
Noi siamo collaboratori. È lui che decide. Anzi ha già deciso nella mia vita quando l’ho accolto come Signore e ho detto di usarmi.
Sono cinquanta anni che invocando lo Spirito cantiamo “usami”. E stiamo a discutere se dobbiamo essere missionari? Allora non lo cantiamo!
I carismi generano missione non adorazione. L’adorazione non è il fine dei carismi.
Anche i carismi di culto sono missionari. La Santa Messa è missionaria. I sacramenti sono missionario.
Tutta la vita della Chiesa è missionaria.
Altrimenti san Paolo VI, in accordo con i Padri, non avrebbe mai detto: “la Chiesa esiste per evangelizzare e se non evangelizza muore”.
In mille modi noi evangelizziamo; in mille modi possiamo affermare, come ci ricorda Papa Francesco, “io sono una missione”.
È Giubileo nello Spirito e non nella carne se il fuoco brucia, se il cuore è innamorato, se la testa pensa a Gesù, se siamo passati dal no al si. Altrimenti saranno altri a fare Giubileo.
Allora giubilo nel servire, nel sovvenire, nell’aiutare, nel consolare, nel fare crescere, nel diffondere, nell’aprire nuovi Gruppi, nel portare a tutti il Seminario di vita nuova nello Spirito, nel mettere a lavoro i giovani, le famiglie, i sacerdoti: la gioia, il Giubileo, derivano dalle opere, dalla missione!
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