«Che popolo bello vedo a Rimini! Siete belli perché in pienezza figli di Dio, ma siete ancora più belli perché attraverso il sacramento della riconciliazione avete partecipato alla “festa di Dio”». Esordisce così il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, parlando al popolo del RnS riunito a Rimini per la 42esima Convocazione nazionale. Tema del suo intervento, che arriva in occasione dell’approvazione delle modifiche allo Statuto dell’Associazione RnS, «“Il Rinnovamento serve alla Chiesa” (Papa Francesco). Un cammino ecclesiale, un nuovo impegno carismatico e missionario».
Sono felice che i membri del RnS, durante la Convocazione, si siano messi nei panni di Zaccheo.
Zaccheo era piccolino e tutto il vantaggio che ha avuto davanti a Gesù è stato proprio quello di essere tale. Se ci facciamo anche noi degli Zacchei piccolini, abbiamo la possibilità di incontrare Gesù; la folla sommergeva il capo dei pubblicani, così lui è salito su un albero, ma se non fosse salito su quell’albero, come avrebbe fatto Gesù a notarlo in mezzo a tanta gente? Ha avuto il vantaggio di essere piccolo. Sentiamoci piccoli anche noi per incontrare Gesù. È sempre l’incontro più bello e significativo della nostra vita.
«Il Rinnovamento serve alla Chiesa» è una frase pronunciata dal Santo Padre in occasione della conferenza stampa sul volo di ritorno dalla Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro (23-28 luglio 2013). Il contesto, prima ancora delle parole, mi pare importante, perché Papa Francesco aveva appena concluso la Giornata mondiale dei giovani e in questo modo sottolineava il legame nativo e intrinseco che c’è tra l’esperienza carismatica e la giovinezza. Il Papa aveva il cuore pieno di gioia perché era stato insieme ai giovani. Giovinezza ed esperienza carismatica: lo Spirito è
– la giovinezza della Chiesa,
– Colui che ricrea e rinnova il mondo e l’universo intero.
Quella dello Spirito Santo è sempre azione giovane, di rinnovamento.
Dal 1971, anno in cui l’esperienza carismatica dall’America arrivò in Italia, e qui quasi subito denominata “Rinnovamento nello Spirito Santo”, i membri del Rinnovamento si sono caratterizzati per essere sotto la libera disciplina dello Spirito. E come è bello sentirsi sotto la libera disciplina dello Spirito! Perché è lui e solo lui che vi ha convocati, senza l’opera di nessun fondatore, come anche la vostra storia, così ricca e variegata, racconta la sempre giovane fantasia dello Spirito.
Siate “ospedale da campo”
Giorgio La Pira, che è stato mio maestro a Firenze, diceva che i giovani sono come le rondini: capiscono che la primavera è alle porte. Anche voi, in un certo senso, siete le rondini suscitate dallo Spirito e dovete mostrare con la vostra vita, con il servizio a tutta la Chiesa, che la storia è già il luogo dove Cristo regna vittorioso. Ci sono troppe persone che si chiedono: «Dov’è Dio? Dov’è Gesù Cristo?». E ancora, dicono: «Dio sta in cielo e ha abbandonato il destino di questa povera terra». No, la storia che noi stiamo vivendo con il nostro impegno, anche con i nostri limiti, è già il luogo dove Cristo regna vittorioso.
Il vostro servire alla Chiesa consiste proprio nel restare fedeli, nell’essere segno della sua giovinezza; nel vivere e manifestare l’ebbrezza dello Spirito permettendo a lui di esservi presidente, segretario, pastorale di servizio. Certo, gli Organi di governo sono manifestazione carismatica dell’ordine che lo Spirito Santo imprime al corpo di Cristo, che è la Chiesa, dell’appartenenza fedele alla Chiesa e anche della premura materna che essa ha per voi.
A me piace molto la definizione che il Papa, in Evangelii gaudium, dà della Chiesa, come di una mamma che come tutte le mamme genera dei figli che nutre e cura (cf EG 139). Già i Padri della Chiesa dicevano che il latte che questa mamma dà ai suoi figli sono i sacramenti e la parola di Dio; e quando questi figli si ammalano, la mamma, la madre Chiesa, li cura. E se si allontanano li va a cercare. Ecco la Chiesa, mamma in uscita alla ricerca di tutti i suoi figli, e voi questo senso della Chiesa lo avete in profondità. Non posso certo ignorare come sia stato necessario, faticoso, mettere ordine nell’effervescenza entusiasta dei primi anni, ma “ordine” non significa perdita della propria peculiarità.
Il Papa, i Vescovi italiani non vogliono che voi spegniate i carismi: lasciate che lo Spirito Santo soffi, che mostri ancora oggi segni, prodigi e miracoli. Restate, anzi ritornate sempre più e sempre meglio a essere quell’“ospedale da campo” di cui parla Papa Francesco, che vi ha fatto Chiesa accogliente degli ultimi, di quelli che maggiormente soffrono e si sentono esclusi.
Del resto, lo stesso Francesco ci ha detto: «Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti» (EG, n. 49). Ecco la Chiesa che voi volete essere, ma già siete in atto.
Charis, un servizio per tutti
Anche Francesco d’Assisi sentì l’esigenza di porre sotto il discernimento di Pietro il suo carisma. E questo lo fece fiorire, permise al suo modo di vivere il Vangelo di essere ancora più radicato nello Spirito. Così anche voi, ben radicati in Pietro, siete chiamati a regalare alla Chiesa tutta, la ricchezza della vostra vita carismatica entro la più grande corrente di grazia del Rinnovamento carismatico cattolico. La costituzione di Charis, per espressa volontà del Santo Padre – servizio attivo dall’8 dicembre scorso -, va in questa direzione. Si tratta di un servizio internazionale unitario per l’unica corrente di grazia, che vuole in un certo modo aiutare tutte le realtà carismatiche, cominciando dal Rinnovamento nello Spirito Santo, a meglio comprendersi e a servire in un contesto carismatico maturo e fortemente radicato nella Chiesa.
Sembra che quello che disse nel 1974 il cardinale Suenens – lo ricordo bene perché ero già prete da quasi dieci anni – sia vero oggi più di allora. Il Cardinale, che per volontà di Paolo VI vi indirizzò nell’ecclesialità, disse: «Il Rinnovamento non è un movimento nel comune senso sociologico; non ha né fondatore né Statuti; non è omogeneo; include una vasta gamma di manifestazioni. È una corrente di grazia, un soffio ravvivante dello Spirito Santo destinato a tutti i membri della Chiesa – laici, religiosi, preti e vescovi [Quanto ne abbiamo bisogno anche noi preti e vescovi!]. È una sfida per tutti noi» (L. J. Suenens, The Hidden Hand of God, Veritas, Dublino, 1994).
Una sfida che Papa Francesco ha raccolto in questo oggi nel quale siamo chiamati a operare mediante l’erezione di Charis. Infatti, il Rinnovamento carismatico cattolico è composto da varie espressioni, una diversa dall’altra: associazioni, movimenti, gruppi di preghiera; ognuna di queste espressioni ha bisogno di servizi particolari. Charis vi aiuterà a realizzarli. L’auspicio del Santo Padre è unire; più volte ha ricordato come deve esserci «unità nella diversità» (37ͣ Convocazione nazionale RnS, Stadio Olimpico, 1 giugno 2014; 38ͣ convocazione nazionale RnS, Piazza San Pietro, 3 luglio 2015). Charis non vuole essere un organismo che eserciti un’autorità sulle diverse realtà carismatiche: ogni gruppo rimarrà come è ora. È un grande spazio di servizio dove ognuno potrà trovare ciò di cui ha bisogno. È premura del Santo Padre e dei vescovi tutti che voi siate e continuiate a essere chi siete.
Siete una corrente e siete un cammino
Il termine “corrente” richiama anche “cammino”. Nella Chiesa tutti voi siete un cammino nel quale i battezzati, costituiti popolo di Dio, sotto la guida dello Spirito, in fedele ascolto della Parola e del magistero dei Pastori, sono resi conformi a Cristo e capaci di diffonderne il profumo. Quanto profumo di Cristo ho avvertito entrando nell’immensa sala che ospita la Convocazione! E il profumo di Cristo siete voi! Voi vivete questo cammino e desiderate viverlo sempre più pienamente. La Chiesa italiana vi è grata e riconoscente per la presenza dei vostri gruppi e comunità che arricchiscono e abbelliscono il suo volto.
La preghiera carismatica, che attira tanti, spesso è proprio quell’“ospedale da campo” che raccoglie i feriti, i moribondi, quelli per i quali la Chiesa è troppo “pesante”, quelli per i quali la vita è troppo “pesante” da vivere. In essa le persone sperimentano Gesù vivo, lo Spirito Santo come movimento interiore di pacificazione, liberazione, vincolo di fraternità, e la paternità di Dio come il compimento di ogni spirito e anelito umano.
Il servizio dei Seminari di vita nuova nello Spirito e la Preghiera di effusione sono un’opera di evangelizzazione che ha rinnovato e ricondotto tante persone alla vita cristiana. Avete quindi tutte le caratteristiche, come dice il Santo Padre, per essere Chiesa “in uscita”. Ho presente, perché li vedo anch’io come pastore, i frutti della vita carismatica dei vostri gruppi: famiglie che si erano spezzate e sono state ricostruite, vocazioni salvate, giovani innamorati di Gesù, preziosi evangelizzatori in un mondo che, come non mai, ha bisogno di vedere nella vita degli uomini e delle donne del nostro tempo il segno di Dio che cammina con noi.
Siete Chiesa in uscita
Voi rappresentate al meglio quella Chiesa in uscita che è il centro del pontificato di Papa Francesco; un’uscita che dice al contempo radicamento nel corpo ecclesiale e radicamento nel mondo fra gli uomini. Perché l’umanità del cristiano è sempre un’uscita: non è narcisistica, autoreferenziale, piegata su se stessa. Dice Papa Francesco che quando il nostro cuore è ricco ed è tanto soddisfatto di se stesso, allora non c’è più posto per Dio. Ma nel vostro cuore deve esserci sempre posto per Dio e per il suo Spirito! Ringrazio il Signore: lui vi ha voluto, lui vi ha suscitato, lui vi guida perché siate strumenti della salvezza dell’umana famiglia.
Ma di che responsabilità vi sto caricando a nome dei vescovi italiani? Per voi da Dio imploro ogni benedizione e una rinnovata effusione dello Spirito perché siate ricchi di ogni carisma di servizio e missione.
Grazie a tutti, grazie a ciascuno
Infine, vengo umilmente a nome dei vescovi italiani a dirvi grazie. Grazie a tutti, grazie a ciascuno. Grazie a chi è affaticato dal servizio, che sempre porta con sé tante fatiche, incomprensioni, sofferenze; grazie a tutti quelli che servono il Rinnovamento. Dico che non solo «la vostra fatica non è vana nel Signore» (1 Cor 15, 58), ma anche vi auguro e prego perché abbiate la libertà di sentirvi sempre «servi inutili» (Lc 17, 10b) e di essere collocati e ricollocati dal soffio dello Spirito, che soffia nel mondo e soprattutto nella Chiesa.
Grazie a chi inizia ora; vedo tanti giovani i quali sempre dobbiamo incoraggiare, e li invito a leggere lo stupendo Documento finale scritto dal Papa al termine del Sinodo dedicato ai giovani (3-28 ottobre 2018).
San Paolo VI, nello storico Incontro internazionale di carismatici in San Pietro del 1975, rivolse al Rinnovamento parole che io oggi ripeto a voi riconoscendole contemporanee più che mai; d’altra parte sono le parole di un santo: «Questo Rinnovamento deve ringiovanire il mondo, deve dargli una spiritualità, un’anima, un pensiero religioso. Deve far riaprire le labbra chiuse del mondo alla preghiera [non si prega più e si prega tanto male!], al canto, alla gioia, agli inni e alla testimonianza. Sarà una grande fortuna per il nostro tempo e per i nostri fratelli, se una generazione intera di giovani, la vostra generazione, grida e griderà al mondo la gloria e la salvezza del Dio della Pentecoste» (Udienza ai partecipanti al III Congresso Internazionale del Movimento Carismatico Cattolico, Basilica Vaticana, 19 maggio 1975).
Non sono venuto a mani vuote, solo per farvi un discorso. Certo, mi premeva dirvi queste parole che mi sono sgorgate dal cuore, ma ho portato anche un dono: lo Statuto. Ed è fondamentalmente lo stesso Statuto del 2002. Allora c’erano a guidare la CEI il cardinale Ruini insieme al vescovo Betori; oggi ci sono Gualtiero Bassetti come presidente e Stefano Russo come segretario. La Chiesa va avanti e abbiamo ritenuto questo Statuto giovane e fresco per potervelo riconsegnare.
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