Nel giorno in cui la Chiesa celebra l’Esaltazione della Santa Croce, l’episcopato europeo invita a pregare per il Paese da oltre sei mesi dilaniato dalla guerra davanti al Santissimo Sacramento. Il Rinnovamento nello Spirito Santo propone il “Muro di fuoco”, 12 ore in cui gruppi di fedeli e diverse diocesi italiane si alterneranno davanti all’Eucaristia. Il presidente del movimento ecclesiale: pregando accordiamo la nostra voce con quella di Dio lasciandoci trasformare
Su iniziativa del Consiglio delle Conferenze dei Vescovi d’Europa (CCEE) e del suo presidente, monsignor Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius, il 14 settembre, festa dell’Esaltazione della Santa Croce, si celebrerà una giornata di preghiera per invocare la pace per l’Ucraina. Come forma comune di raccoglimento per questa iniziativa è stata scelta l’adorazione eucaristica. In tutte le Conferenze episcopali d’Europa sono stati preparati sussidi liturgici e schemi di preghiera e sono stati organizzati momenti di raccoglimento e meditazione. Pastori e fedeli si ritroveranno davanti al Santissimo Sacramento per chiedere a Dio il dono della pace facendo proprio l’appello rivolto mercoledì scorso, all’udienza generale, da Papa Francesco a ciascuno ad “essere costruttore di pace” e a “pregare perché nel mondo si diffondano pensieri e progetti di concordia e di riconciliazione”.
L’Anno della Santa Croce in Ucraina
I vescovi europei, più volte, hanno unito la loro voce a quella del Papa perché tacciano le armi, si ponga immediatamente fine alla guerra in Ucraina e si lavori per la pace. E hanno inoltre rivolto numerosi appelli ai capi delle Nazioni e alla comunità internazionale affinché facciano tutto ciò che è in loro potere per porre fine al conflitto, che sta distruggendo vite e causando indicibili sofferenze. Durante la Quaresima l’iniziativa della ‘catena eucaristica’, pensata come segno della vicinanza della Chiesa alle vittime del covid e alle loro famiglie, quest’anno, è diventata occasione per pregare per le vittime della guerra e invocare la pace nel Paese dell’Est Europa. La Conferenza episcopale romano-cattolica ucraina ha dichiarato il 2022, per quanto il Paese sta vivendo, Anno della Santa Croce che si concluderà con una solenne liturgia e Via Crucis il 14 settembre nel Santuario della Passione del Signore, a Sharhorod, proprio nella Giornata europea di preghiera per l’Ucraina.
Il “Muro di fuoco” del Rinnovamento nello Spirito Santo
La Conferenza Episcopale Italiana, accogliendo l’invito della CCEE, propone, nel pomeriggio del 14 settembre, un momento di adorazione eucaristica. Il Rinnovamento nello Spirito Santo aderisce all’iniziativa con un “Muro di Fuoco”, 12 ore ininterrotte di Roveto Ardente – adorazione eucaristica con animazione carismatica – secondo le intenzioni di Papa Francesco e dei vescovi d’Europa. Ad ogni ora di adorazione saranno associate diocesi del Nord, del Centro e del Sud Italia. Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo, sottolinea che la preghiera dinanzi alla Croce, sulla quale Gesù appariva debole e impotente, insegna che la vittoria dell’amore, della pace e della concordia sono possibili; perché pregare disarma, consola, guarisce e salva. E sulla partecipazione di Papa Francesco al Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali in Kazakhstan, nello stesso giorno in cui si pregherà per la pace in Ucraina, Martinez si dice certo che offrirà nuove positive opportunità perché fra i popoli crescano il rispetto reciproco e l’amicizia
Un invito di preghiera rivolto all’Europa per la pace in Ucraina nel giorno dell’Esaltazione della Santa Croce, qual è l’impegno che ciascuno può assicurare?
È quello di pregare, e non è per nulla scontato. I cristiani sono ordinariamente invitati a ricorrere a Dio nella preghiera. Papa Francesco costantemente ci chiede di interpretare questo tempo così complesso, agitato, contraddittorio a partire dalla preghiera. Giova ricordare che, spesso, si ricorre alla preghiera come a una sorta di ultima spiaggia, quasi una sorta di rifugio dei disperati. In realtà dovrebbe essere il vero “start”, il vero inizio di ogni nostra decisione, di ogni nostra azione. È il solo modo che abbiamo di tenere, nella navigazione perigliosa, difficile di questo nostro tempo, questa barca che Pietro conduce. Ed è interessante questa sorta di ossimoro spirituale, cioè innalzare la croce di Cristo, esaltare la croce di Cristo, nel momento in cui noi confidiamo nel potere della preghiera. Quindi, dinanzi a questa debolezza, impotenza, che Cristo sembra manifestare sulla croce, e dunque dinanzi a questa umanità crocifissa che attende salvezza, che subisce violenza, che subisce morte, la preghiera ci dice che la risurrezione è possibile, che la vittoria dell’amore, della pace, dell’unità tra i popoli, tutto questo la preghiera ce lo regala per grazia e non per convenzioni dalle quali ricaviamo la pace. Ci si auspica che il popolo russo e il popolo ucraino, che erano uno, possano tornare a ritrovare una unità. Non sarà facile, perché guerre, conflitti, violenze, generano odio, generano rancore, e la preghiera è causa di guarigione. Dunque la preghiera disarma, la preghiera consola, la preghiera guarisce, la preghiera salva. Dunque, guardare la croce significa che abbiamo davvero bisogno di risurrezione.
Il Consiglio delle Conferenze dei Vescovi d’Europa ha scelto come forma di preghiera comune per questa iniziativa l’adorazione eucaristica, che cosa caratterizza questa proposta?
È interessante che si sia scelta questa forma, tra le tante. Perché l’adorazione eucaristica è una forma liturgica di preghiera e dunque non appartiene alla sfera personale. Tante altre volte siamo stati invitati a pregare sul piano personale, a fermarsi là dove ci si trova, e questo è molto bello, perché significa portare la preghiera ovunque. Qui, invece, siamo invitati a pregare nel tempio santo, nel luogo della preghiera. L’adorazione, lo ricordava papa Francesco al Rinnovamento nello Spirito, è tutto, tutto si fa sulla base dell’adorazione. Perché quando ci fermiamo dinanzi a Dio, quando contempliamo Dio, quando ci lasciamo guardare da Dio, ci accorgiamo che la forza della preghiera, della forza trasformante, ispirante, della preghiera. Il silenzio dinanzi all’eucaristia ci permette di ascoltare Dio che parla. Tante volte le nostre orecchie sono riempite da rumori, da voci assordanti, da voci discordanti, è necessario, invece, accordare la nostra voce con la voce di Dio, ma se sappiamo ascoltare il nostro cuore con il cuore di Dio. E nell’adorazione e si sente tutta la sofferenza di Dio e guardando colui che ci guarda noi siamo, poi, toccati interiormente da questa preghiera profonda che l’adorazione ci regala.
Il Rinnovamento nello Spirito Santo propone, in particolare, 12 ore di adorazione eucaristica, il “Muro di fuoco”…
Si. “Muro di fuoco è un’espressione di Santa Caterina che ci chiede, come nella costruzione di un muro, di mettere insieme tante pietre che vengono tenute insieme in unità dallo Spirito. Lo Spirito è, per l’appunto, fuoco, è fuoco d’amore, è fuoco di passione per Gesù, che si risveglia, si riscopre proprio adorando il Signore. È stato San Giovanni Paolo II a consegnarci questa idea-progetto di un “Roveto ardente” sul modello di Mosè che si ritrova dinanzi a questo roveto che brucia, arde e non si consuma, ed è così che inizia l’esodo del popolo di Israele, è così che Mosè riceve l’investitura di guidarlo oltre la schiavitù, oltre questa difficoltà che il cammino, la vita, ogni giorno ci consegna fino a una terra promessa. Quindi l’immagine del roveto ardente ci dice che si sta non passivamente davanti a Dio quando lo si adora, ma si sviluppano tutte le nostre energie spirituali interiori, non solo per decidere, ma anche intraprendere un nuovo cammino, un cammino che ci porta verso la libertà, che ci porta verso la salvezza. Noi proponiamo 12 ore, dalle 8 del mattino alle 20 della sera, e in ogni ora ci saranno 25 diocesi del Nord, del Centro e del Sud che terranno le mani elevate al cielo in segno di una preghiera incessante, di una adorazione incessante.
Quali passi mancano ancora perché possa aprirsi la via della pace in Ucraina?
Ne mancano tanti. Credo che alcuni siano necessari proprio al punto in cui noi siamo. Fanno bene i nostri vescovi ricordarci che la pace è un dono. La pace non è qualcosa che si conquista seduti a tavolino, per ridirsi le ragioni della pace. Ci sono ragioni spirituali ben più profonde e queste si possono ricevere nella misura in cui si dà più spazio allo Spirito di Dio. Gesù è molto chiaro: le inimicizie stanno nel cuore dell’uomo. Dunque è il cuore che va disarmato. La preghiera sa fare questo, la preghiera può fare questo. Penso che l’Europa ha bisogno di una nuova ripartenza, perché nel tempo della crisi che stiamo vivendo anche le energie spirituali del nostro continente cristiano stanno venendo meno. Noi non lo possiamo dimenticare: questi Paesi in conflitto sono Paesi cristiani, sono guidati da leader che, sono, si professano cristiani, che dicono di vivere la loro fede cristiana. La gente è stanca, la gente soffre, la gente vuole vedere coerenza tra la fede e la vita. E dunque passo fondamentale che ancora manca all’Europa è quello di ribadire, in una sorta di resa dinanzi alla Croce, la propria identità, la propria originalità, il proprio bisogno di ritornare a Cristo. Dunque riteniamo che l’Europa dello Spirito, che l’Europa della pace, dell’unità, del dialogo, abbia molti passi da fare ancora. E certamente questo input che viene dalla preghiera è un’ottima occasione che l’Europa ha per riconvertire il proprio sguardo e i propri passi.
Il giorno in cui si prega per la pace in Ucraina, si apre il Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali in Kazakhstan al quale prende parte anche Papa Francesco, quali le aspettative da questo incontro?
Io sono particolarmente felice di aver appreso già da tempo la notizia della presenza del Santo Padre. Ho avuto modo di stare seduto a questo tavolo nella edizione precedente, in qualità di rappresentante dell’Osce, per la libertà religiosa e la discriminazione religiosa. E dunque ho fatto esperienza di questo tavolo, di questo incontro e del dialogo che leader politici e leader religiosi insieme intraprendono. Anche questo è un cammino fondamentale per la nostra Europa e dal nostro continente verso il mondo. Lo chiamiamo ecumenismo spirituale, ecumenismo di riconciliazione, lo chiamiamo anche ecumenismo dell’amicizia. È fondamentale che la diplomazia mondiale riscopra il valore dell’amicizia, che ricerchi che unisce e su tutto ciò che divide che recuperi anche l’umiltà di ascoltare le ragioni dell’altro e di ritrovare nuove sintesi, che sappiano rassicurare il cuore dei popoli, il cuore delle Nazioni. Questi tavoli sono sempre benedetti. Quando si sta insieme, quando ci si ritrova insieme, si impara sempre, e nel cuore si muove qualcosa di nuovo. Noi siamo certi che Papa Francesco saprà, come ha sempre fatto in questi anni, portare un seme di discontinuità nel cuore dei leader politici e dei leader religiosi. Il comandamento dell’amore che spinge il cristianesimo è il comandamento che unisce tutte le religioni, è la regola aurea di ogni religione. Promettersi nuovo amore, che significa nuovo rispetto, nuova amicizia e nuova capacità di rimanere uniti è un grande segno. Ci si augura che ci si possa alzare da questo tavolo e al termine di questo incontro con un cuore nuovo, con una mente nuova, con una volontà nuova. Siamo certi che il Santo Padre sarà, ancora una volta, particolarmente benedetto in questa sua missione.
Intervista pubblicata da VaticanNews
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