Con la 74 Assemblea Generale della CEI prende il via il “cammino sinodale” della Chiesa italiana

Con la 74^ Assemblea Generale della CEI prende il via il “cammino sinodale” della Chiesa italiana

di  Francesca Cipolloni

Con la conclusione dei lavori della 74^ Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, svoltasi a Roma dal 24 al 27 maggio 2021, si avvia ufficialmente il “cammino sinodale” della Chiesa italiana secondo le intenzioni di Papa Francesco. Rileggiamo insieme alcuni passaggi incisivi dei primi materiali pubblicati per comprendere meglio lo “stile” del percorso in atto.

 

Papa Francesco: guardare avanti riprendendo il «patrimonio» del Convegno Ecclesiale di Firenze
Inedita la location, l’Ergife Palace Hotel di Roma, a tal punto da strappare persino una battuta a Papa Francesco («C’è un concorso qui?»), ma nettamente decisivo il timbro dei lavori che hanno scandito la 74^ Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, svoltasi dal 24 al 27 maggio, i cui documenti, recentemente pubblicati, possono aiutare a comprendere meglio il percorso che attende la Chiesa. Quattro giorni da cui sono scaturite le linee guida future, orientate da un tema che, già da sé, ne spiega lucidamente lo stile e il senso: «Annunciare il Vangelo in un tempo di rinascita – Per avviare un cammino sinodale». L’intervento del Santo Padre che ha aperto l’Assemblea, trasmesso in diretta da Vatican Media e da Tv2000, si è incentrato su tre punti sostanziali che gli «stanno a cuore»: formazione seminariale, tribunali ecclesiastici e Sinodo. Prima del confronto con i Vescovi – tornati a riunirsi in presenza dopo mesi di incontri in chiave digitale -, il Pontefice ha spiegato come in questo frangente «c’è un pericolo molto grande: sbagliare nella formazione e anche sbagliare nella prudenza nell’ammissione dei seminaristi. Abbiamo visto con frequenza seminaristi che sembravano buoni ma rigidi. La rigidità non è del buono Spirito». Poi, le parole del cammino sinodale richiesto dallo stesso Francesco: «Deve cominciare dal basso in alto, nelle piccole comunità, nelle piccole parrocchie. Questo ci chiederà pazienza, ci chiederà lavoro, ci chiederà di far parlare la gente», ma da lì arriverà «la saggezza del popolo di Dio», nella sua «totalità». L’iter ha dunque ufficialmente inizio, attraverso un dialogo a tutto campo nella Chiesa, comunità per comunità, con un invito a riprendere le indicazioni tracciate nel 2015, durante il Convegno Ecclesiale Nazionale, «un patrimonio» che deve «illuminare questo momento»: spesso «perdiamo la memoria di quello che abbiamo fatto e poi andiamo avanti. Una delle cose su cui abbiamo perso la memoria è Firenze. Questo è stato un passo avanti nella formulazione. Direi che il Sinodo deve svolgersi sotto la luce di questo incontro». 

Nell’Introduzione del Cardinale Bassetti le prospettive del Sinodo fondato dal “Noi ecclesiale”
Nella seconda giornata dei lavori, martedì 25 maggio, è stato il Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e Presidente della CEI, ad avviare con la consueta Introduzione la riflessione sull’attuale contesto che richiede un rinnovato annuncio del Vangelo, in pieno stile sinodale, spiegandone le prospettive. Rileggendo in primis «la nostra storia di Chiesa, lasciandoci guidare dai frutti che abbiamo raccolto dall’albero del Concilio», il card. Bassetti, facendo riferimento alla Pentecoste appena trascorsa e, nello specifico, al brano del secondo capitolo del libro degli Atti (cf At 2,1-11), si è soffermato sulla figura di Pietro, «destinatario prediletto dell’affetto del Risorto». Pietro, che riceve «il mandato di prendersi cura del gregge del suo Signore (cf Gv 21,15-19)», «continua a essere un punto di riferimento per la neonata comunità», come colui «che sa discernere le situazioni presenti e proporre nuove soluzioni da praticare insieme». «Anche noi, grazie alla particolare identità della nostra Assemblea – ha proseguito poi il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana -, abbiamo la grazia di essere particolarmente uniti a Pietro: siamo grati al Vescovo di Roma e nostro Papa per quanto c’incoraggia a fare costantemente. La Chiesa che è in Italia – la nostra Chiesa, le nostre Chiese – non è mai stata e mai sarà in contrapposizione a Pietro, al Suo Magistero, alla Sua Parola. Per questo, oggi, come è sempre avvenuto nella nostra storia, ci sentiamo chiamati a vivere la sinodalità, a disegnare un “cammino sinodale”. Sì, si tratta proprio di un “cammino”, non semplicemente di un evento, perché in gioco è la forma di Chiesa a cui lo Spirito ci chiama in particolare per questo tempo. Il “cammino sinodale” rappresenta così quel processo necessario che permetterà alle nostre Chiese che sono in Italia di fare proprio, sempre meglio, uno stile di presenza nella storia che sia credibile e affidabile, perché attento ai complessi cambiamenti in atto e desideroso di dire la verità del Vangelo nelle mutate condizioni di vita degli uomini e delle donne del nostro tempo. Poiché siamo tutti chiamati ad acquisire questo stile, occorre che assumiamo con responsabilità la decisione di coinvolgerci in questo “cammino” che, come comprendiamo bene, non può risolversi in adempimenti formali, né soltanto nell’organizzazione di eventi che, a lungo andare, rischiano di diventare, come ebbe a dire San Giovanni Paolo II, “apparati senz’anima, maschere di comunione” (Novo Millennio Ineunte, n. 43)». La sfida che, sin da ora, attende i Vescovi, dunque, è anzitutto quella di «dare voce ai vissuti e alle peculiarità delle nostre comunità ecclesiali, contribuendo a far maturare, pur nella multiformità degli scenari, volti di Chiesa nei quali sono rintracciabili i tratti di un Noi ricco di storia e di storie, di esperienze e di competenze, di vissuti plurali dei credenti, di carismi e ministeri, di ricchezze e di povertà. È uno stile che domanda una serie di scelte che possono concorrere a rappresentare la forma concreta in cui si realizza la conversione pastorale alla quale Papa Francesco insistentemente ci richiama. È uno stile che vuole riconoscere il primato della persona sulle strutture, come pure che intende mettere in dialogo le generazioni, che scommette sulla corresponsabilità di tutti i soggetti ecclesiali, che è capace di valorizzare e armonizzare le risorse delle comunità, che ha il coraggio di non farsi ancora condizionare dal “si è sempre fatto così”, che assume come orizzonte il servizio all’umanità nella sua integralità. È un cambio di rotta quello che ci viene chiesto: le possibili tappe del “cammino” ci permetteranno di familiarizzare con questo stile, perché esso possa arrivare a permeare il quotidiano dei nostri vissuti ecclesiali». Sono persuaso che tutti riconosciamo le ragioni che ci orientano nella direzione del “cammino sinodale”. Prima fra tutte è sicuramente la cura del Noi ecclesiale». Due gli elementi necessari che questo itinerario presupporre, «il passo comune e la responsabilità condivisa da parte di tutti», perché di tutti davvero il Sinodo delle Chiese che sono in Italia ha bisogno affinché «insieme si possa continuare a portare avanti la missione che Cristo continua ad affidare alla sua Chiesa»: una Chiesa che «sa dare e fare tempo e spazio alle domande degli uomini e delle donne di oggi» e che «genera uno sguardo positivo e accogliente». 

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Una Carta d’intenti per «Annunciare il Vangelo in un tempo di rinascita»
«I Vescovi italiani danno avvio, con questa Assemblea, al cammino sinodale secondo quanto indicato da Papa Francesco e proposto in una prima bozza della Carta d’intenti presentata al Santo Padre. Al tempo stesso, affidano al Consiglio Permanente il compito di costituire un gruppo di lavoro per armonizzarne temi, tempi di sviluppo e forme, tenendo conto della Nota della Segreteria del Sinodo dei Vescovi del 21 maggio 2021, della bozza della Carta d’intenti e delle riflessioni di questa Assemblea». Questo è il testo della mozione, votata dall’ultima Assemblea Generale, con cui il percorso sinodale ha preso il via, snodandosi dal 2021 al 2025 nel solco delle indicazioni emerse dal Convegno Ecclesiale di Firenze, secondo una dinamica da costruire passo dopo passo e facendo tesoro dell’ascolto, della ricerca e delle diverse proposte. A far maturare la decisione, tanto delicata quanto urgente per la vita ecclesiale e il complesso frangente così condizionato dalla pandemia, l’incontro della Presidenza della CEI con Papa Francesco, lo scorso 27 febbraio: una scelta arricchitasi con il passaggio e i contributi del Consiglio Permanente del 24-22 marzo scorso. A differenza del passato, spiega la CEI nel proprio sito – quando gli Orientamenti (per il decennio) erano approvati dall’Assemblea Generale e proposti alle Diocesi che li recepivano attraverso iniziative e azioni pastorali -, il “cammino sinodale”, disegnato dalla Carta d’intenti diventa un metodo di ricerca e di sperimentazione che costruisce l’agire pastorale a partire dal basso e in ascolto dei territori. In tale pratica pastorale «ascolto», «ricerca» e «proposta» rappresentano dunque i tre momenti di lettura della situazione attuale e di immaginazione del futuro della Chiesa nella società. Anche gli strumenti di lavoro (che potrebbero essere rappresentati, ad esempio, dall’Agenda di “temi di ricerca”, dalle Schede per l’ascolto e la verifica, dalla Piattaforma digitale per il confronto e la comunicazione) saranno funzionali a questa impostazione e avranno il compito di tracciare vedute comuni su cui orientare l’ascolto dal basso. Il Sinodo della Chiesa in Italia dovrà, pertanto, armonizzarsi con quello delineato dalla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi per la XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi del 2023, come ha precisato nella sua relazione principale mons. Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara, ricordando che «un cammino sinodale non deve perdere la connotazione “spirituale” dei modi con cui la Chiesa approda alla decisione pastorale e articola le sue scelte pratiche: altrimenti la sinodalità corre il rischio di diventare una pura operazione organizzativa e programmatica che non esprime il mistero che è e fa la Chiesa». La pubblicazione e la condivisione dei primi materiali va proprio in questa direzione. D’altronde, come si legge nella stessa Carta d’intenti, il cammino «non può essere precostituito per due ragioni: la prima, perché la pandemia insegna che basta poco per far saltare certezze consolidate o accelerare fenomeni in atto su cui poco si è riflettuto in passato; la seconda, perché la dinamica del processo sinodale richiede che il cammino si costruisca e cresca facendo tesoro dell’ascolto, della ricerca e delle proposte che emergono lungo il percorso. In tal modo si attiva il ritmo della comunione e lo stile della sinodalità che ne è lo strumento». Per dare avvio al “cammino sinodale” inoltre, recita sempre la Carta, sembra necessario «prevedere due aspetti: la scansione dei tempi lungo il quinquennio e la previsione dei primi passi del cammino», che sarà scandito da diversi step che condurranno all’Anno Giubilare del 2025. Flessibile il calendario, con date prevedibilmente soggette a una certa elasticità: Avvio del processo sinodale (2021, in sintonia con l’avvio della preparazione del Sinodo universale); Prima tappa: dal basso verso l’alto (2022) – Coinvolgimento del popolo di Dio con momenti di ascolto, ricerca e proposta nelle diocesi, nelle parrocchie e nelle realtà ecclesiali; Seconda tappa: dalla periferia al centro (2023) – Momento unitario di raccolta, dialogo e confronto con tutte le anime del cattolicesimo italiano; Terza tappa: dall’alto verso il basso (2024) – Sintesi delle istanze emerse e consegna, a livello regionale e diocesano, delle prospettive di azione pastorale con relativa verifica; Giubileo del 2025 – Verifica a livello nazionale per fare il punto del cammino compiuto. Già inseriti in agenda alcuni eventi degni di nota: la 49^ Settimana Sociale dei Cattolici sul tema: «Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso» (Taranto, 21-24 ottobre 2021); il XXVII Congresso Eucaristico Nazionale (Matera, 22-25 settembre 2022); l’Incontro sul Mediterraneo (primi mesi 2022). Da questo “vademecum” nasce, pertanto, la volontà di procedere con «libertà, scioltezza e condivisione», con lo sguardo già proiettato verso la XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi prevista per ottobre 2023, dal titolo: «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione». Il percorso proposto dalla Segreteria Generale è armonizzabile con il “Cammino sinodale” delle Chiese in Italia, perché il cammino che approda al Sinodo universale dei Vescovi disegna un percorso di ricerca e confronto sulla “sinodalità”. Questo percorso può diventare il primo momento del “cammino sinodale” italiano, pertanto la Presidenza della CEI si premurerà d’indicare una proposta per i tempi e i momenti opportuni da sintonizzare su quelli della Chiesa universale.

Credits: ph Cristian Gennari/Siciliani

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