“L’ALTrA Cucina… per un Pranzo d’Amore”: la pandemia non ferma l’ottava, ‘gustosa’ edizione

Di Francesca Cipolloni

Il tradizionale gesto di solidarietà, promosso per le festività natalizie da Rinnovamento nello Spirito Santo, Prison Fellowship Italia e Fondazione Alleanza del RnS, con il patrocinio del Ministero della Giustizia, nonostante le limitazioni causate dal Covid-19, anche quest’anno ha preso vita nel segno della fraternità in quattro Istituti penitenziari d’Italia, per donare sorrisi e piatti gourmet a chi vive la dura prova della detenzione. Avviati anche due importanti Progetti nazionali a favore delle famiglie dei carcerati e del reinserimento lavorativo degli stessi.

La pandemia ne ha fortemente condizionato l’organizzazione e, in parte, impossibilitato la realizzazione, ma non ha comunque impedito lo svolgersi dell’ottava edizione de “L’ALTrA Cucina… per un Pranzo d’Amore” negli Istituti penitenziari di Roma (Rebibbia Femminile), Milano (Opera) e Cagliari (Quartucciu). L’Iniziativa, fin dal 2014, è tradizionalmente promossa da Rinnovamento nello Spirito Santo, Prison Fellowship Italia e Fondazione Alleanza del RnS, con il patrocinio del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP). 

Martedì 21 dicembre è stata dunque una giornata di autentica solidarietà, in primis nel segno della giustizia riparativa, ma anche della condivisione, della musica, dell’arte e, ovviamente, della convivialità, grazie ai piatti “stellati” preparati da rinomati Chef e serviti dai numerosi volontari del Rinnovamento e non solo, che hanno generosamente aderito alla giornata. In ragione delle attuali restrizioni vigenti nel mondo carcerario, l’edizione 2021 ha acquisito un particolare significato in questo Giubileo d’Oro appena avviato, come atto di vera carità nei confronti di chi affronta la dolorosa prova della detenzione. 

Ricordiamo che nel 2020, in piena pandemia, ci fu uno stop forzato ai “Pranzi”: tuttavia, vennero comunque consegnate nelle Carceri già coinvolte le derrate alimentari pronte per la preparazione dei pasti. Ripercorrendo lo storico, vale poi la pena rammentare che il primo Chef che, proprio a Rebibbia, diede particolare “sapore” all’iniziativa fu Filippo La Mantia, che con la reclusione ebbe un’ingiusta esperienza. La Mantia venne infatti liberato il 24 dicembre e, proprio in questa data, scelse di cucinare per le donne dello stesso Istituto penitenziario, inaugurando la prima edizione dei Pranzi di Natale. 

La proposta, come noto, prese poi forma estendendosi anche ad altri Istituti penitenziari, coinvolgendo, di volta in volta, molte firme della gastronomia gourmet, come Heinz Beck, Anthony Genovese, Cristina Bowerman, Francesco Apreda, solo per citarne alcuni. Altrettanto generosa e decisa è stata l’adesione con cui hanno partecipato volti noti del cinema, cantanti e comici che hanno offerto le proprie performance artistiche, tra i quali: Ficarra e Picone, Nek, Edoardo Bennato, Lorella Cuccarini, Pamela Villoresi, Luca Barbarossa, Annalisa Minetti, Franco Nero, Max Diotallevi, Beatrice Bocci, Alessandro Greco, Beatrice Fazi, Nancy Brilli, Mariella Nava e altri. 

Una presentazione online per lanciare l’evento

L’evento è stato illustrato alla stampa venerdì 17 dicembre, attraverso una inedita presentazione online trasmessa dalla Sala Conferenze della Casa Circondariale Femminile di Rebibbia (per rivedere clicca su: https://www.youtube.com/watch?v=-Qq3CC6CmD4&t=77s), moderata dal conduttore di Tv2000 Gennaro Ferrara, che, dando voce agli ospiti presenti, ha subito evidenziato il valore «essenziale della fraternità». 

«Per noi che operiamo in questo contesto, specialmente nei giorni che precedono il Natale, è importante dimostrare che la società civile non ci ha dimenticato e che siamo qui, anche attraverso questi “Pranzi”, da sempre momenti di pura fratellanza, per lavorare insieme a favore del recupero delle nostre detenute», ha dichiarato in apertura Alessia Rampazzi, Direttore della Casa circondariale romana. 

La parola poi a Salvatore Martinez, Presidente nazionale del RnS e della Fondazione Alleanza del RnS, che, esattamente nel giorno del compleanno di Papa Francesco, ha ricordato che «uno dei primi e profetici gesti del suo Pontifcato si svolse esattamente a Rebibbia, il 2 aprile del 2015: era il Giovedì Santo, Settimana Santa, e il Papa venne per lavare i piedi a dodici detenute e detenuti. Nella Sua omelia, il Pontefice esclamò: “Gesù ci amò, Gesù ci ama! Ma senza limite, sempre, fno alla fne. L’amore di Gesù per noi non ha limiti: sempre di più, sempre di più, non si stanca di amare, a nessuno: ama tutti noi, al punto di dare la vita per noi, per tutti noi. Ha dato la vita per ognuno, con il suo nome e cognome: il suo amore è così, è personale”. Parole intense e vere, che – ha proseguito ancora Martinez – alla Vigilia del Santo Natale di Gesù, che è la festa della vita, del miracolo della vita, risuonano forti nelle nostre coscienze: amare senza limiti, amare senza avere paura di mettere in gioco la propria vita, amare tutti e personalmente, perché ognuno è sempre qualcuno d’amare! Il tempo che viviamo, i due anni di pandemia da Covid-19, hanno messo in sfda proprio la nostra capacità di amare. Come mai in passato, tutti ci siamo ritrovati privati della libertà e bisognosi d’amore; tutti più fragili, più bisognosi di famiglia, di fraternità, di attenzioni personali, di futuro: in una sola parola di vita, di vita buona, di vita giusta. Pensiamo allora a un luogo come quello nel quale ci troviamo, a un carcere, come a un ospedale o a quei luoghi nei quali l’esperienza della privazione della libertà o del disagio o della sofferenza sono ordinari e finiscono, per contrasto, con l’esaltare proprio il valore della vita, la sfida del vivere e del non morire, del riconquistarsi il diritto di vivere, di tornare a vivere». 

Ad intervenire all’incontro è stata quindi Marcella Reni, in qualità di Presidente di Prison Fellowship Italia, che, oltre a citare numeri e nomi di prestigio coinvolti nella proposta, ha evidenziato le tante dimensioni della giustizia, di cui si occupa l’associazione Prison, presente in ben 12 Nazioni al mondo. «Da anni – ha precisato – con la realtà attiva in Italia ci impegniamo ad attuare la cosiddetta “giustizia riparativa”, a partire dal progetto Sicomoro e da altre iniziative, che concretamente spiegano in che termini, davvero, può esistere un modo alternativo di “fare giustizia” e restituire una speranza, un motivo di rinascita a quanti hanno commesso un reato ma possono confidare in un corretto reinserimento nella comunità. Ci incoraggia sapere, inoltre, che questo tema sta a cuore anche all’attuale ministro della Giustizia, Marta Cartabia: il carcere, difatti, non è un luogo esterno alla società, ma inserito al suo interno». 

Voce anche allo Chef Gianfranco Pascucci, che ha messo in luce come «la tavola trasmette sempre comunanza, perchè la cucina è unione e con i nostri ingredienti cerchiamo di portare in tavola ciò che crea un’atmosfera di famiglia per le carcerate». 

Accanto a lui Emanuela Scatena, sommelier e Presidente dell’associazione WinES: a lei il compito di mostrare il Progetto, appena avviato, per il reinserimento lavorativo dei detenuti nel mondo della ristorazione (https://rinnovamento.org/wp-content/uploads/2021/12/Progetto-per-il-reinserimento-lavorativo-dei-detenuti.pdf), nato «per generare, concretamente e responsaibilmente una opportunità di riscatto ai detenuti in questa stagione storica così complessa». 

Un’iniziativa nazionale che si affianca al Progetto “Auxilium”, giunto alla terza edizione (https://rinnovamento.org/wp-content/uploads/2021/12/Progetto-AUXILIUM_III_Ed.pdf) e illustrato da Salvatore Martinez. 

E se è vero che è la musica, si sa, a fare da “fil rouge” ai momenti più significativi dell’esistenza di ciascuno di noi, non potevano mancare le testimonianze di due artisti di calibro: la cantante Francesca Alotta («noi artisti, che tanto abbiamo ricevuto, abbiamo il dovere morale di donare qualcosa per gli ultimi») e il tastierista del famoso gruppo “I Cugini di Campagna” («il Natale è magico, perchè è un fatto umano e dobbiamo restituire agli altri il tanto che abbiamo ricevuto, con un entusiasmo che ritorna indietro quadruplicato: siamo “cugini” e dunque vi faremo sentire in famiglia!»).

Da Roma a Milano e Cagliari, protagonisti l’allegria, il servizio e i piatti “stellati”

«La speranza mai delude. C’è Dio, non in orbita, ma Dio accanto a te, perché lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza… Dio è con ognuno dei carcerati, con qualsiasi persona che passa in difficoltà. Per questo posso dirti una cosa: Dio perdona sempre, Dio perdona sempre». Sono state le parole cariche di speranza di Papa Francesco, estrapolate da un’intervista televisiva, a rendere ancora più significativa questa edizione particolarmente complessa sotto il profilo logistico, a causa delle difficoltà legate al rialzo dei contagi. 

A Roma –  con il supporto del direttore Rampazzi e la straordinaria disponibilità degli agenti e di tutto il personale penitenziario di Rebibbia Femminile – sono stati, appunto, “I Cugini di Campagna” e la Alotta a scaldare gli animi delle 250 detenute che, tra sorrisi e momenti di commozione, hanno espresso tutta la loro gratitudine per questo gesto di attenzione e condivisione, curato in ogni dettaglio dai volontari del RnS, che si sono messi totalmente a disposizione per la piena riuscita dell’evento. Ai fornelli, con la brigata e alcune delle carcerate, lo Chef Pascucci, che, come promesso, usando anche prodotti a km zero coltivati proprio nell’orto della Casa circondariale, ha preparato un menù di pesce d’eccezione, con panettone finale per addolcire ancor di più queste festività così particolari. A rendere ancora più allegra la giornata, anche l’artista Gigi Miseferi, accompagnato da Michele Ferrazzano, esibitisi sul palco assieme all’attore Francesco Castiglione; presenti anche i giornalisti Maria Soave e Gennaro Ferrara. 

A Milano, sono stati invece 130 i pasti preparati nel carcere di Opera diretto da Silvio Di Gregorio: ai tavoli, con le proprie famiglie, i 40 detenuti ad alta sicurezza selezionati per la condotta meritevole. Assieme ai volontari e ai responsabili del Rinnovamento, hanno animato il “Pranzo d’Amore” il conduttore de Le Iene Niccolò Torielli e i comici di Zelig: Pier Paolo Pollastri, Aurelio Cammarata, Renzo Sinacori, Eddy Mirabella, Rosy Cannas, Francesco Rizzuto, con Salvatore Ferrara, Presidente della Nazionale Italiana Comici (NIC). Cambio di programma invece ad Ivrea dove, a causa di alcuni detenuti di una sezione della Casa circondariale risultati positivi al tampone, non è stato possibile far accedere volontari, stampa e artisti: in accordo con il direttore Alberto Valentini, gli Chef Salvatore Zuppardi, Alfio Gangarossa, Luigi Glave, Davide Zanchetta e Alberto Peveraro – impegnati presso l’Alberghiero di Cavaglià dell’Istituto di Istruzione Superiore “Gae Aulenti” di Biella – hanno comunque preparato le pietanze nelle cucine e i pasti (offerti dall’Associazione Itaca) sono stati serviti dalla Polizia penitenziaria nelle singole sezioni. 

Degna di nota anche l’iniziativa realizzata all’Istituto penale minorile di Quartucciu, a Cagliari, con il concerto natalizio ad opera della corale regionale del RnS e l’ottima performance degli Chef William Pitzalis, giocatore del Cagliari calcio e fondatore della Scuola di cucina “Accademia del Buon Gusto” nel quartiere Sant’Elia, e il collega e docente della Scuola, Marcello Putzu. «Ciò che abbiamo compiuto – ha ribadito inoltre il presidente Martinez – è stata davvero una “speciale visita” che credenti e non credenti, uomini e donne di buona volontà vogliono gratuitamente e generosamente offrire per un “altro Natale” all’insegna di un’“altra cucina” e di un “altra fraternità” possibili. In questo tempo che, fortemente fiaccato dal coronavirus, sta esaltando le diversità e che spesso non riesce ad armonizzarle o a riconciliarle, così che poi finiscono con l’entrare in confitto, in proteste, in violenza, noi e tanti amici abbiamo cercato di ritrovare “il sapore” di essere veramente uomini e donne incarnati tra le piaghe dolorose di questo nostro tempo. Questo perché in realtà, con la pandemia, abbiamo visto e imparato, se ne avessimo avuto ancora bisogno, che ogni uomo, ogni donna è sempre lo spazio di un miracolo d’amore».

 

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