Mons. Stefano Russo, Segretario Generale della CEI, presiede la Concelebrazione eucaristica della XX Assemblea Nazionale RnS, che si svolge a Sassone (Roma), sabato e domenica 19 e 20 febbraio, sul tema «Ministri del nostro Dio sarete detti» (Is 61, 6a). Nelle parole di don Stefano, l’invito alla gratitudine nel tempo del Giubileo, ma anche l’incoraggiamento a riprendere il cammino in chiave comunitaria, in stile sinodale, con slancio missionario.
«Sono qui oggi per pregare con voi e con voi ringraziare il Signore, e mi sembra che ci siano molti motivi di ringraziamento che con cura dobbiamo mettere sull’altare del Signore, per questa vostra XX Assemblea nazionale […] che si inserisce nel cammino giubilare». Il Segretario generale della Cei, nell’omelia della Concelebrazione eucaristica si sofferma sulla dimensione della memoria grata che deve caratterizzate il cammino giubilare «sia per l’intero Rinnovamento sia per la vita personale di ciascuno». Considerando il Vangelo di Luca, che inquadra Gesù all’inizio della sua missione, mons. Russo prende le mosse da quanto Salvatore Martinez ha scritto a proposito del Giubileo: «Giungiamo al 50° anno della nostra storia e sentiamo il bisogno di “ricominciare”, di guardare avanti senza lasciare indietro nessuno: la pandemia non può avere la meglio sui nostri cuori, sui nostri spiriti, sulla volontà di tornare a pregare e a camminare insieme, a esperimentare la fraternità, “a fare” Cenacolo, Gruppo, Comunità. Inauguriamo, insieme, il nostro Giubileo d’Oro con una nuova “conversione comunitaria”: abbiamo davvero bisogno gli uni degli altri e il mondo ha bisogno di noi». Chiosa don Stefano: «Ricominciare mi sembra davvero un verbo santo in questo periodo. […]. Dare una nuova spinta alle cose, alle nostre attività, ai nostri gruppi, alle nostre comunità. Mi sembra che siano proprio questi i presupposti del ricominciamento». Un nuovo inizio che parte proprio dalla serie di azioni che Gesù elenca nel rileggere Isaia e che sono volte agli ultimi, ai prigionieri, agli ammalati: «Sono tutte azioni – spiega – che riportano l’umanità alla propria dignità. Lo Spirito del Signore è su di me e io allora rendo la vita degli altri più vita, più intensa, più bella». Queste azioni, prosegue, hanno un “come”, che definisce l’inizio della vita pubblica di Gesù: è il “come” delle tentazioni, una maniera forte di cominciare, «che rende Gesù ancora più autorevole». Dunque, la nostra risposta alle tentazioni, il modo in cui «stiamo» e «resistiamo» nelle tentazioni, ci permetterà di essere testimoni credibili. Per resistere, noi abbiamo bisogno di stare con gli occhi fissi su Gesù: «Il cammino sinodale se vissuto con gli occhi su di Lui ci farà diventare portatori di liete notizie, di vicinanza, di aperture, di ripartenze. Il Rinnovamento – conclude il Segretario Generale della CEI – può vivere il cammino sinodale “portando il lieto annuncio” ai poveri, ai ricchi, a quelli che sembrano non aver bisogno di niente, a chi è nella gioia e a chi piange, ai vicini e a chi si è allontanato. Questo mi sembra il cammino! Auguri».
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