Siamo Enrico e Maria, sposati da 32 anni. Il Signore ci ha fatto dono di 5 figli. Tre biologici e due adottati. Nel dare la nostra testimonianza, vogliamo partire dal passo evangelico di Giovanni che parla delle nozze di Cana e mette al centro la trasformazione dell’acqua in vino: Gesù compie questo miracolo, ma affinché esso avvenga è necessario l’ascolto e l’obbedienza dei servi, ai quali Gesù chiede di riempire le giare di acqua.
L’obbedienza di quei servi non è un gesto passivo, ma esprime una forma di fiducia in Lui: essi devono diventare suoi collaboratori, affinché il miracolo avvenga. E il miracolo avviene veramente! Quello sarà il vino migliore di tutta la festa!
Anche a noi due, il Signore ha chiesto di riempire le nostre giare accogliendo due bambini abbandonati, uno dal Brasile nel 1999 e una dalla Cina nel 2013. Erano due bambini che avevano perso la loro dignità, perché non erano più figli, o forse non lo erano mai stati, e sono stati trasformati nei nostri figli, dando gioia a tutta la famiglia.
L’adozione non è un gesto di carità, ma è rispondere a una chiamata: diventare genitori per un bambino che è rimasto senza famiglia. I figli non ci appartengono, sono un dono e come tale vanno accolti, qualunque sia la loro origine. Ogni bambino ha diritto ad avere una famiglia, una mamma e un papà. Seppure l’esperienza dell’adozione sia impegnativa e faticosa, così come è faticoso prendere le giare e riempirle di acqua, il risultato ci ripaga 100 volte tanto!
Il brano evangelico delle Nozze di Cana non racconta un fatto di cronaca avvenuto 2mila anni fa, né vuole dimostrare che Gesù faceva miracoli: questo lo sappiamo benissimo!
Oggi a tutti noi, uomini e donne del XXI secolo, questo brano fa comprendere che Gesù chiede la nostra collaborazione per compiere i suoi miracoli. Egli è sempre pronto a trasformare la nostra acqua in vino. E noi siamo disponibili a prendere le giare e a riempirle di acqua?
Enrico e Maria Gallozzi
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