INCONTRO INTERDIOCESANO: DIOCESI DELLA REGIONE UMBRIA
REGIONE: UMBRIA
Dalle Diocesi dell’Umbria, i tanti “spunti” emersi dalla Conferenza
Condivisione, preghiera, dimensione comunitaria: sono questi gli “elementi” che caratterizzano la 45^ Conferenza Nazionale Animatori vissuta dalle Diocesi dell’Umbria, terra in cui fa tappa stavolta il nostro viaggio. Riunitisi presso il santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza (PG), i 150 fratelli hanno concluso l’evento con la Celebrazione eucaristica presieduta da mons. Renato Boccardo, Vescovo di Spoleto-Norcia.
L’Umbria è riuscita ad organizzare un incontro unico, a livello regionale, con la partecipazione di 150 fratelli da Comunità provenienti da tutte le Diocesi della regione convenute a Collevalenza, frazione di Todi (PG), presso il santuario dell’Amore Misericordioso. Sabato 27 novembre, quindi, la 45^ Conferenza Nazionale Animatori del RnS si è aperta con una preghiera di lode mattutina. Quindi, l’esperienza spirituale dei “due bastoni”, come segno di benevolenza e unione, ha costituito un gesto vissuto con profonda fede e partecipazione da parte di tutti i presenti: si è trattato di un momento di grande abbandono e conversione del cuore. Nel pomeriggio, si sono svolti i Simposi incentrati sui temi: vocazione ecclesiale e missionaria e vocazione carismatica e comunitaria. Circa il primo ambito, si è cercato di evidenziare alcune criticità sulle quali intervenire: alcune realtà sono in crisi, dal punto di vista numerico; occorre evitare che il Gruppo rimanga solo un contesto di preghiera, mancando la condivisione e la conoscenza; è necessario alimentare il dialogo con il sacerdote, promuovere presso la realtà ecclesiale la giusta interpretazione del Rinnovamento; bisogna sforzarsi di lavorare in parrocchia senza esserne “soffocati”. Molto presenti sono gli anziani – e questo è certamente un dono -, ma occorre amche un cambio generazionale, attraverso l’evangelizzazione dei più giovani. Abbiamo compreso come sia importante evitare che la frequenza al Rinnovamento si riduca a un momento esperienziale, piuttosto che rappresentare un vero e proprio cammino. I responsabili devono sforzarsi di non essere dediti esclusivamente alla programmazione e all’organizzazione tendendo, piuttosto, a rappresentare un riferimento per l’ascolto, la guida, l’aiuto ai fratelli, “sporcandosi le mani”; come il pastore del gregge. Quanto alla seconda tematica, è risuonato un interrogativo: stiamo vivendo questa chiamata a essere presenza carismatica? Il riferimento è stato la Parola: «A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune» (1 Cor 12,7). Da qui, alcuni spunti: la mia comunità è carismatica se vivo questo carisma e lo metto a disposizione degli altri; la Preghiera carismatica nelle Comunità si costruisce insieme, ognuno ha un carisma e costruisce la preghiera. Su altri interrogativi – il modo in cui viviamo oggi l’effusione, come mettiamo a disposizione della Chiesa la dimensione carismatica e il cammino comunitario – abbiamo concordato sul fatto che occorre centrarsi sulla missione vivendo la dimensione del Gruppo non in chiave personale, ma nell’ottica del servizio. Diverse le testimonianze “annotate” in questo spazio di condivisione. Più di qualcuno ha fatto presente che la gestualità, l’abbraccio o lo scambio della pace, in questo tempo sono venuti a mancare nelle Comunità: eppure, l’uomo ha bisogno di questa gestualità, del contatto. Qualcun altro ha testimoniato come scoprire la preghiera carismatica sia stata una rivelazione, quale espressione tangibile della gioia nella relazione con Dio. Altri hanno raccontato come la Comunità non abbia mai smesso di camminare durante la pandemia, nonostante i tanti problemi di questo tempo, facendo tutto il possibile per essere sempre vicina a ciascun membro e in cammino, con ogni mezzo possibile: se mettiamo in campo tutti i nostri carismi e ci fidiamo di Dio, la sua fedeltà supera la pandemia e ogni divisione; infine, la testimonianza di una sorella sul carisma dell’intercessione esercitato all’interno della sua Comunità, inteso come un “tessere una rete” con i propri fratelli attraverso la Preghiera comunitaria. La Santa Messa è stata celebrata da padre Marco Freddi, Assistente spirituale del RnS in Umbria, il quale nell’omelia ha evidenziato che «il Vangelo di oggi chiede che i nostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze, affanni. Le dissipazioni, infatti, si vincono con l’impegno e la missione. Ci ubriachiamo ogni volta che vorremmo essere altro: non dobbiamo alterare la nostra identità, ma essere noi stessi e far fiorire ciò che siamo, creature abitate da Dio. Infine, l’affanno, che arriva quando non si ha chiaro il fine: chiediamo allora al Signore la grazia per arrivare alla meta, che forse è amare ora e adesso. Domenica 28 novembre, nella seconda giornata della Conferenza, l’esperienza del Roveto ardente vissuta al mattino è stata di enorme grazia, capace di riempire i cuori di tutti i fratelli presenti: un momento vissuto nel canto, nella preghiera sul fratello, nella lode, nell’intercessione, con tutta la fede possibile. Anche il “Patto d’amore” è stato vissuto con grande fede. Particolarmente intenso è stato anche il gesto proposto alla consegna della promessa: ovvero,un sacchetto di semi da piantare, affinché questo germoglio, simbolo tangibile del patto d’amore, porti frutto. Nel corso della Santa Messa, mons. Renato Boccardo, Vescovo di Spoleto-Norcia, ha ricordato che «l’Avvento è il tempo in cui siamo chiamati a rimanere attenti e a cogliere la presenza di Dio che si sta facendo strada in noi e nella storia. Gesù, nel Vangelo, raccomanda di stare attenti a non sprecare questo tempo. La vita cristiana non è non cadere mai, ma rialzarsi sempre. La fatica della quotidianità segna il nostro vivere, ma è proprio qui che il Signore parla. Dobbiamo abitare questo tempo, da vivere e da amare. Chiediamo allora che lo Spirito del Signore ci doni di vedere e comprendere la strada che si apre di fronte a noi e di saper accogliere il Signore che viene».
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