San Valentino: due parole, anno dopo anno, sempre più associate a logiche di marketing e meramente “votate” a un vero e proprio business commerciale in nome del cuore. Non tutti, però, conoscono le origini di questo Santo così popolare, tradizionalmente venerato come il patrono degli innamorati il 14 febbraio. La concomitanza con la data offre allora l’occasione sia per approfondire questa particolare figura, sia per riflettere su un documento incentrato sull’amore di coppia: la Lettera agli sposi di Papa Francesco (https://www.vatican.va/content/francesco/it/letters/2021/documents/20211226-lettera-sposi-anno-famiglia-amorislaetitia.html), dedicata ai coniugi nell’Anno della Famiglia “Amoris laetitia” e resa pubblica il 26 dicembre 2021.
La storia del Santo patrono degli innamorati
San Valentino viene festeggiato in particolare a Terni, città di cui è patrono, nella basilica a lui intitolata, che vanta anche una vetrata artistica da poco inaugurata, raffigurante la traslazione del corpo del Santo da Roma alla città umbra. Lì, inoltre, si rinnova annualmente anche la promessa d’amore dei fidanzati, provenienti da tutta Italia. Pochi forse sono a conoscenza del fatto che la festa di San Valentino, tra le più celebrate al mondo, è nata per opporsi a discutibili festini pagani (i Lupercalia, che cadevano tra il 13 e il 15 febbraio) e venne istituita nel 496 da Papa Gelasio I, con l’intento, appunto, di cristianizzare la ricorrenza romana. Alla sua diffusione – soprattutto in Francia e in Inghilterra – contribuirono i religiosi Benedettini, attraverso i loro numerosi monasteri. Il Santo, che fu Vescovo, visse nel III secolo e divenne subito famoso per i suoi miracoli, grazie ai quali guarì epilettici e restituì la vista a una fanciulla pagana, convertendo alla fede cristiana l’intera famiglia. Perseguitato a lungo, divenne martire e morì a 97 anni. Qualcuno si sarà chiesto perché sia stata scelta proprio Terni per custodirne la memoria. Esattamente lì, infatti, furono ritrovate le ossa di due fidanzati, Sabino e Serapia, centurione romano e pagano lui, cristiana fervente lei, seguiti da San Valentino e protagonisti di controverse vicende: per amore di lei, Sabino si convertì al cristianesimo ma scoprì, poco dopo, che Serapia era ammalata di tisi, allora incurabile. Non volendo separarsi da lei, Sabino si rivolse dunque a San Valentino il quale benedì le loro nozze e pregò per l’eternità del loro amore. I due fidanzati morirono abbracciati e ancora oggi i loro resti riposano in quella postura. C’è inoltre una nota leggenda che lega il Santo all’amore umano e narra che il Vescovo, vedendo una coppia litigare, si avvicinò donando loro una rosa: dopo aver pregato, il cielo si riempì di colombi, come segno di pace. Da qui fu poi coniata l’espressione “piccioncini”, che simboleggia gli innamorati.
Nell’Anno della Famiglia una “dedica” ai coniugi
Era il 27 dicembre 2020, giorno della Festa della Santa Famiglia, quando il Santo Padre, ancora nel pieno della pandemia, durante l’Angelus annunciò che si sarebbe svolto uno speciale Anno della Famiglia “Amoris laetitia”, come cammino di fede e condivisione pensato appositamente per tutte le “piccole Chiese domestiche”. Esattamente un anno dopo, Papa Francesco ha voluto esprimere alle coppie la sua paterna vicinanza in questa stagione segnata da non poche difficoltà economiche e sociali, dedicando loro una Lettera agli sposi. L’Anno della Famiglia, lo ricordiamo, è iniziato il 19 marzo 2021, esattamente nel quinto anniversario dalla pubblicazione dell’Esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia, e si concluderà con il X Incontro Mondiale delle Famiglie previsto a Roma dal 22 al 26 giugno 2022. Il Pontefice lo ha voluto come un anno di riflessione sul documento e un’opportunità per approfondirne i contenuti, e con questa Lettera, datata 26 dicembre 2021, desidera accostarsi «con umiltà, affetto e accoglienza a ogni persona, a ogni coppia di sposi e a ogni famiglia nelle situazioni che ciascuno sta sperimentando», per incoraggiare «ad andare avanti nel vivere la missione che Gesù ci ha affidato, perseverando nella preghiera e “nello spezzare il pane”». Il Santo Padre, nella sua riflessione dai toni semplici e coinvolgenti, invita anzitutto «a vivere le parole con cui il Signore chiama Abramo a uscire dalla sua terra e dalla casa di suo padre verso una terra sconosciuta che Lui stesso gli mostrerà» e riconosce che «anche noi abbiamo vissuto più che mai l’incertezza, la solitudine, la perdita di persone care e siamo stati spinti a uscire dalle nostre sicurezze, dai nostri spazi di “controllo”, dai nostri modi di fare le cose, dalle nostre ambizioni, per interessarci non solo al bene della nostra famiglia, ma anche a quello della società, che pure dipende dai nostri comportamenti personali». Quindi, un’attenzione prioritaria alla relazione con i figli, che nelle figure paterne e materne ricercano «la testimonianza di un amore forte e affidabile». «I figli – spiega ancora Francesco – sono un dono, sempre, cambiano la storia di ogni famiglia. Sono assetati di amore, di riconoscenza, di stima e di fiducia»; dunque, l’esortazione a «essere presenti in tanti modi, così che i figli possano contare sui genitori in ogni momento». Il Papa spinge poi i coniugi a rendersi presenza attiva nella Chiesa attraverso l’impegno nella Pastorale familiare, a vivere il matrimonio come una chiamata in cui abbandonarsi nelle mani del Signore, Colui che dà la forza di «affrontare ciò che sembra impossibile», e ad applicare, nella quotidianità, il dono della carità, specialmente nelle “difficoltà” e nelle “opportunità” che le famiglie stanno affrontando in questo tempo duramente segnato dal coronavirus. «Custodite nel cuore il consiglio che ho dato agli sposi con le tre parole: “permesso, grazie, scusa”. E quando sorge un conflitto, “mai finire la giornata senza fare la pace”», raccomanda ancora una volta il Pontefice. Non può certamente mancare un riferimento alle coppie in difficoltà o che vivono o hanno vissuto la dolorosa esperienza della separazione, con la consapevolezza dei tanti problemi emersi proprio durante le convivenze forzate imposte da lockdown e quarantene: «Il Signore Gesù, nella sua misericordia infinita, vi ispirerà il modo di andare avanti in mezzo a tante difficoltà e dispiaceri», assicura Francesco. Al tempo stesso, un pensiero per i fidanzati che si preparano a ricevere il sacramento del Matrimonio, suggerendo quello stesso «coraggio creativo» che ebbe San Giuseppe; quindi, l’ulteriore incitamento ad appoggiarsi alle famiglie, alle amicizie, alle comunità ecclesiali e parrocchiali «per vivere la futura vita coniugale e familiare» traendo esempio da coloro che hanno già intrapreso questa strada. Infine, un cenno agli anziani, ai nonni «che hanno sofferto in maniera ancora più forte la solitudine» e che rappresentano «la memoria vivente dell’umanità, “questa memoria può aiutare a costruire un mondo più umano, più accogliente”». Unico e “inimitabile” il modello al quale il Pontefice chiede agli sposi di guardare, quello della Santa Famiglia, specie in mezzo alle avversità: a queste occorre rispondere con il sorriso e la gioia, quella autentica, «che viene dal Signore».
0 commenti