Pace in Ucraina:  la “voce” del Papa, l’appello della CEI – di Francesca Cipolloni

di Francesca Cipolloni

Lo scenario di una crisi che spaventa il mondo

Tiene il mondo in apprensione la crisi, così complessa da decifrare, in atto tra Ucraina e Russia che, nonostante numerosi sforzi diplomatici, ha raggiunto picchi di tensione ormai inarginabili. Lo spettro di una guerra imminente ha origini lontane e parte dal presupposto, sostenuto dal Presidente Vladimir Putin, che la Federazione russa abbia un «diritto storico» sull’Ucraina, che, fino al crollo del 1991, faceva parte dell’Unione Sovietica e costituiì di fatto la perdita più incisiva per il Paese. La stessa Ucraina, inoltre, ha recentemente approvato una legge che proibisce a 13 oligarchi di possedere organi di informazione per influenzare la politica, colpendo direttamente l’amico di Putin Viktor Medvedchuck, uno degli uomini più ricchi del pianeta. Ad inizio 2014, il popolo ucraino favorì un governo ad interim filoeuropeo non riconosciuto da Mosca: immediata la risposta di Putin (oggi forte dell’alleanza con la Cina), che, oltre ad annettere la Crimea, incoraggiò la rivolta dei separatisi filorussi delle Repubbliche secessioniste del Donbass, a Sud est del Paese. È inoltre noto, come riporta la stampa internazionale, che le generazioni più giovani in special modo propendono per un approccio europeista e anche il Presidente in carica, Volodymyr Zelensky, mostra evidente vicinanza all’Occidente. Un assetto rischiosissimo, che, tra attacchi e ritiri, lascia sempre di più col fiato sospeso l’Unione Europea, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. In questi giorni, sono di altissimo livello le telefonate tra i leader occidentali e Mosca: Joe Biden e Putin, tuttavia, garantiscono che continueranno i contatti e resteranno impegnati nella diplomazia. Intanto, dopo la visita della scorsa settimana alla Casa Bianca, il cancelliere tedesco Olaf Scholz è volato a Kiev, poi sarà la volta della capitale russa: un estremo tentativo di sciogliere le crescenti tensioni e sventare una guerra nelle porte orientali d’Europa che scolvolgerebbe tutto il Continente, creando innumerevoli vittime e destabilizzando gli equilibri geopolitici, considerando anche il “potere” del gas con cui la Russia tiene in scacco molte Nazioni. Secondo quanto riportato dall’Ansa, infine, il Center for Defense Strategies ucraino dichiara che «al 12 febbraio, il numero totale di truppe russe lungo i confini dell’Ucraina, comprese quelle in Bielorussia e nei territori occupati dell’Ucraina orientale e della Crimea, è di 87 gruppi tattici, circa 147.000 militari, compreso il personale aereo e navale. Queste truppe sono dotate delle armi e dei veicoli appropriati, nonché di unità di supporto logistico e medico. Tuttavia, finora non ci sono segnali che dispongano dei rinforzi aggiuntivi necessari per un’offensiva su larga scala». Per contro, dal Cremlino – che intende scongiurare ad ogni costo l’ingresso dell’Ucraina nella Nato – il portavoce riferisce che ci si aspetta  «che questi esigui canali per il dialogo alla fine ci permetteranno di trovare una sorta di reciprocità da parte dei nostri oppositori e il desiderio di trovare una soluzione che veramente significherà il tenere conto dei nostri interessi». Durante il summit tra l’UE e l’Unione africana, previsto il 17 e il 18 febbraio, potrebbe essere convocato un vertice straordinario del Consiglio europeo per affrontare eventuali sviluppi, con la consapevolezza che l’Ucraina – indipendente da soli trentuno anni – costituisce un Paese estremamente eterogeneo per storia, lingua e religione, con inequivocabili confini carenti di storia e ricchi di incognite politiche e sociali. E senza dimenticare che, soprattutto nella zona est, la Chiesa ortodossa, affiliata al patriarcato di Mosca, domina da secoli in piena condivisione di valori e spiritualità con la madre Russia.

La preghiera del Papa e l’appello della CEI

«Chi persegue i propri scopi a danno degli altri, disprezza la propria vocazione di uomo, perché tutti siamo stati creati fratelli. Per questo e con preoccupazione, viste le tensioni attuali propongo che mercoledì 26 gennaio sia una giornata di preghiera per la pace». Dopo questo accorato appello lanciato ad inizio 2022 (clicca qui: https://rinnovamento.org/2022/01/25/il-rns-aderisce-alla-giornata-di-preghiera-per-la-pace-in-ucraina-voluta-da-papa-francesco-mercoledi-26-gennaio-2022/), Papa Francesco è tornato nuovamente sulla delicata questione ucraina al termine dell’Angelus pronunciato domenica 13 febbraio, mostrando aperto turbamento attorno ad una situazione che sembra volgere al peggio:  «Sono preoccupanti le notizie che arrivano dall’Ucraina – ha affermato il Santo Padre -, e affido all’intercessione della Vergine Maria e alla coscienza dei responsabili politici affinché sia fatto ogni sforzo per la pace. Preghiamo in silenzio». Medesima preoccupazione arriva anche dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, che in una nota sottolinea che «il rischio concreto di una guerra – o anche solo l’ipotesi che si possa scatenare un conflitto – turba gli animi, scuote le coscienze, aggiunge preoccupazioni alle tante che l’umanità sta già vivendo per la pandemia e per le altre “pandemie” che attraversano il pianeta: povertà, malattie, mancanza di istruzione, conflitti locali e regionali… È responsabilità di tutti, a cominciare dalle sedi politiche nazionali e internazionali, non solo scongiurare il ricorso alle armi, ma anche evitare ogni discorso di odio, ogni riferimento alla violenza, ogni forma di nazionalismo che porti al conflitto». Una presa di coscienza che risuona ancora più nitida alla vigilia dell’Incontro dei Vescovi e dei Sindaci del Mediterraneo, in programma a Firenze dal 23 al 27 febbraio: «Non c’è più posto per le armi nella storia dell’umanità! È la convinzione – spiega la CEI – che ci muove alla vigilia dell’Incontro di Firenze. I popoli sono chiamati a convivere in pace. La cooperazione e il dialogo, accompagnati dalla diplomazia, siano regola e stile delle relazioni internazionali. E nel giorno in cui ricordiamo i santi Cirillo e Metodio, compatroni d’Europa, facciamo appello alle comuni radici nella fede cristiana, che è messaggio di pace, affinché nel Vecchio Continente ci sia sempre convivenza rispettosa, collaborazione sul piano economico, rispetto e dialogo duraturi. La pace – concludono – è un bene prezioso al quale l’umanità non può e non deve mai rinunciare. Invochiamo il Signore nostro Gesù Cristo, principe della pace, e la Vergine Santissima, particolarmente venerata in Ucraina nella Basilica della Madre di Dio di Zarvanytsia, perché sia risparmiato un terribile flagello. Invitiamo tutte le Chiese d’Italia ad unirsi a questa intenzione di preghiera». 

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