Diffuso dalla Conferenza Episcopale Italiana il Messaggio per la 72^ Giornata Nazionale del Ringraziamento, che si celebrerà il 6 novembre 2022. Questo il tema scelto: «“Coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto” (Am 9,14) .Custodia del creato, legalità, agromafie».
Si incentra sul titolo «“Coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto” (Am 9,14) . Custodia del creato, legalità, agromafie» il Messaggio diffuso dalla Conferenza Episcopale Italiana – in occasione della festività di Pentecoste – per la 72^ Giornata Nazionale del Ringraziamento, che verrà celebrata il 6 novembre 2022. Nel primo passaggio chiave del testo, che approfondisce il tema dell’agricoltura tra corruzione e cura, si evidenza che «l’agricoltura è un’attività umana che assicura la produzione di beni primari ed è sorgente di grandi valori: la dignità e la creatività delle persone, la possibilità di una cooperazione fruttuosa, di una fraternità accogliente, il legame sociale che si crea tra i lavoratori. Apprezziamo oggi più che mai questa attività produttiva in un tempo segnato dalla guerra, perché la mancata produzione di grano affama i popoli e li tiene in scacco. Le scelte assurde di investire in armi anziché in agricoltura fanno tornare attuale il sogno di Isaia di trasformare le spade in aratri, le lance in falci (cf. Is 2,15)». Inoltre, «nelle imprese catturate da dinamiche ingiuste si rafforzano comportamenti che minacciano ad un tempo la qualità del cibo prodotto e i diritti dei lavoratori coinvolti nella produzione. Si tratta di strutture di peccato che si infiltrano nella filiera della produzione alimentare: si pensi alle forme di caporalato, che portano a sfruttamento e talvolta alla tratta, le cui vittime sono spesso persone vulnerabili, come i lavoratori e le lavoratrici immigrati o minorenni, costretti a condizioni di lavoro e di vita disumane e senza alcuna tutela». Parlare di «agromafia», dunque, «significa anche parlare di pratiche di agricoltura insostenibili dal punto di vista ambientale e di sofisticazione alimentare, che mina la tutela dei prodotti cosiddetti “dop”, così come uso di terreni agricoli per l’immagazzinamento di rifiuti tossici industriali o urbani». Facendo più espressamente riferimento al titolo, il Messaggio ribadisce che «l’esperienza del peccato incrina la relazione all’interno dell’umanità e con la casa comune del creato: la Scrittura non manca di denunciare chi calpesta la dignità dell’altro, attraverso un uso ed un commercio iniquo di beni che sono invece destinati a tutti» e che, al contempo, «alle parole severe di denuncia si associano anche quelle che annunciano una rinnovata prosperità che scaturirà dalla fedeltà alla Parola di Dio: nei tempi messianici le relazioni sono improntate a giustizia ed equità, e l’umanità potrà godere dei frutti del suo lavoro. Lo stesso Amos assicura: «Pianteranno vigne e ne berranno vino, coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto» (Am 9,14). L’ingiustizia che ha devastato il lavoro dell’uomo e ne ha calpestato la dignità è destinata ad essere sconfitta: laddove si custodisce il legame con il Creatore, l’uomo mantiene viva la sua vocazione di custode del fratello e della casa comune». Quindi, un chiaro rimando all’enciclica Laudato sì, in cui si afferma: «Le ragioni per le quali un luogo viene inquinato richiedono un’analisi del funzionamento della società, della sua economia, del suo comportamento, dei suoi modi di comprendere la realtà (…). Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale» (LS 139). Infine, un richiamo ad un impegno comune, con la Chiesa in prima linea che sia «sostiene tutte le aziende agricole esemplari nella legalità», sia non cessa di «denunciare le forme di corruzione mafiosa e di sfruttamento dei poveri e vuole mantenere le mani libere da legami con i poteri di agromafie invasive e distruttive. Purtroppo, le terre inquinate sono frutto anche di silenzi omertosi e di indifferenza. La comunità cristiana invoca, inoltre, un impegno forte da parte delle autorità pubbliche: è necessaria un’azione continuativa di prevenzione delle infiltrazioni criminali e di contrasto ad esse». Una responsabilità che si delinea in azioni concrete: «Quanto farebbe bene all’economia – si legge difatti nel Messaggio, che cita anche le «belle esperienze di cooperazione» quali «garanzia di inclusione sociale» – il sostegno di soggetti che operano nella legalità. Essi testimoniano un’economia che valorizza le persone e custodisce l’ambiente. È il segno che la dottrina sociale della Chiesa si incarna nel concreto e promuove relazioni di fraternità tra le persone e di cura verso il creato. Ben venga ogni strumento normativo disponibile per strappare i lavoratori alla precarietà! Sosteniamo la responsabilità degli operatori del mondo agricolo e delle loro associazioni: sono reti di sostegno reciproco per far fronte alla pressione delle agromafie, specie in un tempo in cui le difficoltà legate alla pandemia le rendono più forti».
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