Dal 22 al 25 settembre l’antica “Città dei Sassi” ha ospitato il XXVII Congresso Eucaristico Nazionale che ha radunato circa 800 presenze da 166 Diocesi italiane, con culmine la Santa Messa presieduta da Papa Francesco. Al centro dei lavori, la profonda riscoperta dell’Eucaristia della dimensione di fede personale e comunitaria, alla luce del Cammino sinodale in atto.
A Matera, tra i caratteristici Sassi che da secoli affascinano l’uomo e ispirano l’arte cinematografica, la Chiesa italiana ha davvero riscoperto il “sapore” del pane e il significato del corpo di Cristo che si dona a noi, condividendo la pienezza del XXVII Congresso Eucaristico Nazionale (www.congressoeucaristico.it), svoltosi dal 22 al 25 settembre nella città lucana. Considerata una delle più antiche al mondo, ha ospitato circa 800 delegati laici e religiosi, Cardinali, Vescovi e sacerdoti convenuti da 166 Diocesi d’Italia per riflettere sul tema “Torniamo al gusto del pane. Per una Chiesa eucaristica e sinodale”. Presente anche una delegazione del Rinnovamento nello Spirito Santo. Come noto, il Congresso costituisce un evento importante per l’intera comunità ecclesiale, chiamata a riflettere sulla centralità della mensa eucaristica nel cammino di fede. Fu una donna, la francese Emilie Tamisier, su ispirazione di san Pier Giuliano Eymard (“l’Apostolo dell’Eucaristia”) e con la benedizione del Papa Leone XIII, a organizzare il primo Congresso Eucaristico Internazionale a Lille, nel 1881. Una prima, decisiva iniziativa per ribadire quanto custodito dal Catechismo della Chiesa Cattolica: «La comunione della vita divina e l’unità del popolo di Dio, su cui si fonda la Chiesa, sono adeguatamente espresse e mirabilmente prodotte dall’Eucaristia. In essa abbiamo il culmine sia dell’azione con cui Dio santifica il mondo in Cristo, sia del culto che gli uomini rendono a Cristo e per lui al Padre nello Spirito Santo». L’atteso appuntamento, dopo i condizionamenti dovuti alla pandemia, trasmesso in gran parte da Tv2000 e ripreso dai media locali e nazionali, si è aperto con un segno dal valore simbolico: sono stati infatti i detenuti delle carceri di Opera (Milano) e di Castelfranco Emilia (Modena) a preparare le 35mila ostie distribuite durante i riti programmati nelle quattro giornate. Ai partecipanti, inoltre, sono state consegnate le sacche prodotte con il marchio “Made in carcere”, realizzate dai detenuti della Casa Circondariale di Matera, a cui, prima dell’inizio dei lavori congressuali, ha fatto visita il card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Un messaggio di speranza, a ribadire che l’Eucaristia è nutrimento di grazia per tutti, specie per gli ultimi. Nei giorni precedenti il Congresso – dislocato in più punti del centro storico, con un programma diffuso – ha avuto luogo anche il Consiglio Episcopale Permanente: «La riflessione del Cardinale Presidente sugli “inverni” che l’Italia si trova ad affrontare ha avviato un confronto franco e articolato sulle sfide attuali, che ha portato all’elaborazione dell’Appello alle donne e agli uomini del nostro Paese, dal titolo “Osare la speranza”», si legge nella nota finale della CEI. Coinvolgente la cerimonia di apertura, in piazza Vittorio Veneto, con il gesto e i saluti introduttivi, seguiti dalla celebrazione inaugurale. «Da Matera, città del “pane trinitario e cristologico”, intendiamo tornare al gusto della vita. Chi vive l’Eucaristia apre gli occhi, si lascia ardere il cuore e torna in cammino come i discepoli di Emmaus, riconoscendo il Signore risorto per costruire ponti di umanità, tracciando sentieri di pace, bandendo con le scelte di vita ogni forma di individualismo e di chiusura». Queste le parole di mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, Arcivescovo di Matera-Irsina, mentre il card. Zuppi nell’omelia ha affermato che «più mettiamo al centro Gesù, nella nostra vita personale e nella vita della nostra casa comune, più saremo una cosa sola tra di noi. La Chiesa non può restare ferma. Non siamo chiamati per restare, ma per andare. Seguiamo Gesù e Lui mostrerà una folla di affamati e continuerà a invitarci: date voi stessi da mangiare! Gesù è pane perché chi lo mangia sperimenti la sua compagnia, la vicinanza di Dio che si fa nutrimento dell’anima e del corpo. È Corpo, presenza. Ecco dove si capisce la Chiesa sinodale: mettendo al centro Gesù e dando da mangiare, nutrendoci di Lui e nutrendo del suo amore, ricevendo e donando. Se viviamo questo e se cambiamo per vivere questo, troveremo le risposte necessarie per una Chiesa madre di tutti».
Tra meditazioni e Roveto ardente, una comunione in pieno stile sinodale
Oltre alla Basilica Pontificia Cattedrale di Maria Santissima della Bruna e Sant’Eustachio, sono state dieci le parrocchie che hanno accolto i congressisti per le Celebrazioni eucaristiche del mattino e le meditazioni – diramate anche in streaming – tenute, venerdì 23 e sabato 24 settembre, rispettivamente da mons. Gianmarco Busca, Vescovo di Mantova e Presidente della Commissione Episcopale per la liturgia, e Giuseppina De Simone, docente alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. Dopo le due catechesi, si sono succedute le testimonianze e poi un tempo di riflessione personale e comunitaria sulle suggestioni ricevute. Il presule ha approfondito il tema “Il gusto buono del nostro Pane: dall’altare alle tavole della vita”. «La tavola di casa è la prima forma di evangelizzazione, perchè ci aiuta a capire che non c’è vita spirituale senza l’arte di vivere insieme. A tavola c’è il primo esercizio sinodale di ascolto, lì si sperimenta l’accudimento e si serve. È forte, oggi, la trasformazione dei cibi che si confondono con la modernità (il cibo, cosiddetto, “spazzatura”), e mi chiedo se sono riti felici, se tengono conto del gusto dei commensali», ha affermato nel suo apprezzato intervento, aggiungendo che «la liturgia è un’esperienza sensoriale, perché per un cristiano la vita è l’incontro tra il cibo e la bocca. Mangio, dunque sono: sono parte del Signore. L’Eucaristia fa la Chiesa perché genera una gamma di relazioni di cui la comunità vive: relazioni filiali, fraterne e sororali, paterne e materne, relazioni sacerdotali verso il creato. Dio comunica sé stesso a noi e noi entriamo in comunione con lui. Nell’Eucaristia la differenza smette di essere fonte di divisione e diventa buona. Nel tempo che viviamo, siamo ospiti attesi alla mensa di Cristo. Ci attendono i tavoli della città, soprattutti. Questo Congresso Eucaristico è stato pensato come sosta contemplativa del cammino sinodale, che ci fa passare di tavola in tavola per gustare il sapore del pane, reso nutrimento vivo». La teologa si è invece soffermata sulla relazione dal titolo “Chiesa, sinodalità, Eucaristia”, evidenziando, tra i vari passaggi, che «il cammino sinodale che stiamo vivendo come Chiese che sono in Italia e come Chiesa tutta, spinge a ritrovare tutto questo, a ritornare al gusto del pane: ritrovare il gusto del pane che salva, del pane condiviso e da condividere, del pane spezzato perché tutti abbiano la Vita e l’abbiano in pienezza» e che «in un mondo in cui manca il pane, in cui ad essere affamati sono prima di tutto e paradossalmente i Paesi dove la storia del pane è iniziata, in un mondo stravolto dai cambiamenti climatici, attraversato da flussi migratori che la carestia e le guerre alimentano sempre di più, e dove ci si continua ad arricchire a dismisura e a consumare le risorse comuni a vantaggio di pochi, la Chiesa non si stanca di chiedere che venga ascoltato il grido dei poveri, degli scartati, e il grido della terra. E sa di dover essere essa stessa lo spazio in cui questo grido viene accolto nell’attivazione di esperienze di solidarietà ma anche di percorsi di ricerca per una nuova economia perché la storia del pane si rinnovi e il pane non manchi sulla tavola di nessuno, sia il pane di tutti e di ciascuno». Più d’uno i momenti salienti che hanno scandito il CEN: la Liturgia penitenziale nelle chiese cittadine, la suggestiva Via Lucis (dalla chiesa della Madonna de Idris alla piazza San Pietro Caveoso) con le meditazioni curate da mons. Caiazzo, la Processione Eucaristica (partecipatissima) che si è snodata dalla parrocchia di San Pio X, attraverso le vie della città, fino alla piazza San Francesco d’Assisi e, infine, venerdì sera, lo spettacolo “Il gusto del pane”, prodotta dalla CEI in collaborazione con Tv2000 e dedicata all’Eucaristia nell’arte, con protagonisti numerosi artisti. Nella serata del 23 settembre, il tempo invece si è “fermato” quando, sempre nelle chiese del centro, le porte si sono spalancate per l’Adorazione eucaristica animata dalle Associazioni e dai Movimenti laicali presenti in Diocesi. Il RnS, con uno speciale Roveto ardente in diretta sui canali Social, ha radunato circa 300 persone nella chiesa santuario di San Francesco da Paola (clicca qui: https://rinnovamento.org/speciale-roveto-ardente-a-matera-in-occasione-del-xxvii-congresso-eucaristico-nazionale-venerdi-23-settembre-2022-alle-ore-21-00-in-diretta-sui-canali-social-del-rns/) per “assaporare” insieme il dono del cenacolo. La preghiera, introdotta da Franco Maggi, Coordinatore regionale della Basilicata, e Lindo Monaco, Coordinatore diocesano di Matera-Irsina, è stata animata dal presidente Salvatore Martinez, in collaborazione con il coordinatore nazionale Mario Landi (clicca qui per rivedere il video: https://www.youtube.com/watch?v=i76sJ9R6QkU&t=695s). «Sembra impossibile – ha sottolineato Martinez – che, ora che possono riempirsi, le nostre chiese siano vuote. Facciamo fatica a ritrovare il gusto del pane, che è Gesù. Stasera santificheremo il nome di Dio: tornando esso sulle nostre labbra, percepireremo di nuovo il gusto della fede. Questa Adorazione, pertanto, abbia il gusto della riparazione, per tutte le volte che abbiamo tradito il Signore, preferendo un pane che non dà vita». Al Roveto ha preso parte anche mons. Antonio Staglianò, Presidente della Pontificia Accademia di Teologia e Amministratore apostolico di Noto, il quale ha ribadito che «perdiamo il gusto della presenza reale di Gesù nella nostra vita quando tra noi non si sono fraternità e comunione, la crisi profonda è data da questo. Non basta andare a messa: urge che la partecipazione al rito eucaristico infiammi i nostri cuori. Finché non torniamo a celebrare bene l’Eucaristia non ci sarà autentica evangelizzazione».
Le parole del Papa e i segni di carità concreta
Accolto dalle Autorità e dagli applausi dei circa 13mila fedeli (provenienti anche da Puglia e Molise), radunati presso lo Stadio cittadino “XXI Settembre-Franco Salerno”, Papa Francesco non si è fatto attendere il 25 settembre, per presiedere la Celebrazione conclusiva del Congresso Eucaristico. Nel consueto giro in papamobile, tra timidi raggi di un sole settembrino, per ciascuno ha riservato un sorriso e una benedizione. Fin dalle prime ore dell’alba (l’orario della Santa Messa, difatti, è stato anticipato per consentire le operazioni di voto), con un notevole dispiego di forze e l’impegno da parte di tutte le realtà cittadine per consentire un’organizzazione eccezionale dell’evento, Matera, al termine della quattro giorni così densa di spunti e condivisioni, è diventata più che mai il “cuore” pulsante di una Chiesa desiderosa di ritrovarsi in Cristo. Il Pontefice ha concelebrato con gli 80 Vescovi di tutta Italia e centinaia di sacerdoti. Riferendosi al Vangelo della domenica (Lc 16,19-31), ha esordito sottolinendo che «ciò che abbiamo appena ascoltato ci dice che non sempre sulla tavola del mondo il pane è condiviso: questo è vero; non sempre emana il profumo della comunione; non sempre è spezzato nella giustizia». «L’Eucaristia – ha proseguito inoltre il Santo Padre – ci ricorda il primato di Dio. Il ricco della parabola non è aperto alla relazione con Dio: pensa solo al proprio benessere, a soddisfare i suoi bisogni, a godersi la vita. E con questo ha perso anche il nome. Il Vangelo non dice come si chiamava: lo nomina con l’aggettivo “un ricco”, invece del povero dice il nome: Lazzaro. Le ricchezze ti portano a questo, ti spogliano anche del nome. Soddisfatto di sé, ubriacato dal denaro, stordito dalla fiera delle vanità, nella sua vita non c’è posto per Dio perché egli adora solo sé stesso. Non a caso, di lui non si dice il nome: lo chiamiamo “ricco”, lo definiamo solo con un aggettivo perché ormai ha perduto il suo nome, ha perduto la sua identità che è data solo dai beni che possiede. Com’è triste anche oggi questa realtà, quando confondiamo quello che siamo con quello che abbiamo, quando giudichiamo le persone dalla ricchezza che hanno, dai titoli che esibiscono, dai ruoli che ricoprono o dalla marca del vestito che indossano. È la religione dell’avere e dell’apparire, che spesso domina la scena di questo mondo, ma alla fine ci lascia a mani vuote: sempre». Ecco, allora, pone in luce il Papa, «la sfida permanente che l’Eucaristia offre alla nostra vita: adorare Dio e non sé stessi». Il “sogno”, dunque, è quello di «una Chiesa così: una Chiesa eucaristica. Fatta di donne e uomini che si spezzano come pane per tutti coloro che masticano la solitudine e la povertà, per coloro che sono affamati di tenerezza e di compassione, per coloro la cui vita si sta sbriciolando perché è venuto a mancare il lievito buono della speranza». Con un augurio particolare: che da questa «città del pane ritorniamo a Gesù, ritorniamo all’Eucaristia. Torniamo al gusto del pane, perché mentre siamo affamati di amore e di speranza, o siamo spezzati dai travagli e dalle sofferenze della vita, Gesù si fa cibo che ci sfama e ci guarisce». Dopo l’Angelus, un fuori programma: Francesco, in carrozzina, si è infatti recato in auto presso la Mensa dei poveri “Casa della Fraternità” don Giovanni Mele, opera che avrebbe dovuto inaugurare proprio in questa data e che ha comunque benedetto. Uno dei tanti “frutti” di questo Congresso, arricchito anche da due segnali di attenzione e prossimità da parte della CEI: un primo stanziamento di 500mila euro dai fondi dell’8xmille per le persone delle Marche e dell’Umbria colpite dall’alluvione, e un’altra doppia assegnazione, sempre dall’8xmille, per far fronte a situazioni di emergenza che stanno provando alcuni Paesi del mondo.
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