Il mondo ha bisogno di uomini e donne ansiosi di predicare il Vangelo, testimoni di Dio che mettano in gioco la loro vita per Lui. Rivolgendosi al popolo del Rinnovamento durante una Convocazione nazionale RnS, il card Paul Poupard, già Presidente del Pontificio Consiglio per la cultura, parla di una Pentecoste che si rinnova ogni giorno.
Maria e la salvezza
Vorrei rammentare – ero allora collaboratore in Segreteria di Stato vaticana – come cinquant’anni fa, a conclusione della terza sezione del Concilio vaticano II, il servo di Dio, Papa Paolo VI, ha esaltato il posto singolare che Maria occupa nel mistero di Cristo e della Chiesa. Così, allora, il Pontefice si espresse: «L’intima essenza della Chiesa, la sorgente prima della sua efficacia santificatrice sono da ricercarsi nella sua mistica unione con Cristo, unione che non possiamo pensare disgiunta da Colei che è la madre del Verbo Incarnato e che Gesù stesso ha voluto tanto intimamente a sé unita per la nostra salvezza». È davvero intrinseco il legame tra Maria, Gesù, lo Spirito Santo, la Chiesa nascente e la missione delle nazioni, ci insegna il Concilio vaticano II nella grande Costituzione Lumen Gentium sulla Chiesa: «Essendo piaciuto a Dio di non manifestare solennemente il mistero della salvezza umana prima di effondere lo Spirito promesso da Cristo, vediamo gli apostoli prima del giorno della Pentecoste “perseveranti d’un sol cuore nella preghiera con le donne e Maria Madre di Gesù e i suoi fratelli” (At 1, 14), e vediamo Maria, implorante con la sua preghiera il dono dello Spirito che all’Annunciazione l’aveva presa sotto la sua ombra» (LG, n. 59). E ancora: «E così Maria, ancella del Signore, è all’opera della redenzione e della santificazione, Maria modello della Chiesa in quanto vergine e madre. Onde, anche nella sua opera apostolica, la Chiesa giustamente guarda a Colei che generò Cristo, concepito appunto dallo Spirito Santo e nato dalla Vergine, per nascere e crescere anche nel cuore dei fedeli per mezzo della Chiesa. La Vergine, infatti, nella sua vita, fu modello di quell’amore materno del quale devono essere animati tutti quelli che nella missione apostolica della Chiesa cooperano alla rigenerazione degli uomini» (ibidem, n. 65).
La forza dall’Eucaristia
Nell’ambito della Convocazione, durante la tavola rotonda -“Giovanni Paolo II, un uomo, un Papa, capolavori dello Spirito” -, abbiamo insieme fatto memoria con gratitudine, specialmente allo Spirito Santo, del Beato Giovanni Paolo II nel 25° anniversario dell’Enciclica Dominum et vivificantem. Facciamo nostro quanto ci insegna lui stesso in modo commovente in conclusione di questa storica Lettera enciclica sullo Spirito Santo nella vita della Chiesa e del mondo: «Spiritualmente, l’evento della Pentecoste non appartiene solo al passato; la Chiesa è sempre nel cenacolo che porta nel cuore. La Chiesa persevera nella preghiera come gli Apostoli insieme a Maria Madre di Cristo e a coloro che, in Gerusalemme, costituivano il primo germe della Chiesa orante con la Madre di Cristo, fa parte del Mistero della Chiesa fin dall’inizio: noi la vediamo predente in questo mistero come è presente in quello del suo figlio. (…) “Lo Spirito e la sposa dicono al Signore Gesù ‘Vieni!’”. La preghiera della Chiesa è questa invocazione incessante, nella quale “lo Spirito stesso intercede per noi”: in certo modo, Egli stesso la pronuncia con la Chiesa e nella Chiesa. Lo Spirito, infatti, è dato alla Chiesa affinché, per la sua potenza, tutta la comunità del popolo di Dio, per quanto largamente ramificata e varia, perseveri nella speranza: in quella speranza nella quale “siamo stati salvati”» (Dominum et Vivificantem, n. 66). Lo Spirito Santo è dato alla Chiesa, è dato a ciascuno di noi, affinché perseveriamo nella speranza; speranza così difficile e così necessaria oggi, in questa incerta alba del III millennio. Speranza del Regno eterno che si attua nella nostra partecipazione alla Celebrazione eucaristica: «la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6, 51b). Gesù si dà a noi nella Santa Eucaristia e, per dirlo con le parole di Benedetto XVI, ci richiede di rinnovare la nostra fedeltà al Vangelo nella comunione ecclesiale «per ridire la fede, ridare la speranza, rifare la carità». Sì, la Pentecoste non fa parte del passato; Gesù è vivo, ancora oggi si fa presente nella storia e dà senso al mondo. Gesù è nel cuore dell’esperienza ecclesiale che viviamo nel mistero della preghiera e nel suo vertice, la Santa Eucaristia che giorno dopo giorno ci dà la forza di essere, nella quotidianità delle nostre esistenze, veri e appassionati testimoni dell’amore di Dio per tutti gli uomini. Questo è il presupposto fondamentale per la nuova evangelizzazione alla quale ci chiama insistentemente il nostro Papa Benedetto XVI, seguendo l’impulso del suo amato beato predecessore Giovanni Paolo II.
Ministri del Vangelo
Nel resoconto fatto da san Luca negli Atti degli Apostoli del terzo viaggio missionario di san Paolo, vediamo con ammirazione come due laici, Priscilla e Aquila, hanno saputo esporre con maggiore esattezza la via di Dio. infatti quel famoso Apollo era un uomo eloquente, ben ferrato nelle Scritture e pieno di fervore. Predicava e insegnava con esattezza le cose riguardo a Gesù ma, aggiunge l’Autore del resoconto, conosceva soltanto il battesimo di Giovanni. E vediamo come questi laici sono stati capaci, sotto l’impulso dello Spirito Santo, di completare la formazione del predicatore del Vangelo di Gesù e di segnare nuovi discepoli nel Battesimo nel nome della Trinità santissima (cf 18, 23-28; 19, 1-7). Nell’Eucaristia partecipiamo all’esultanza del Salmista: «Dio è Re di tutta la terra. Popoli tutti, battete le mani. Tripudiate a Dio con grida festose. Inneggiate a Dio, inneggiate al Signore con un bel canto» (cf Sal 46, 1-3).
Facciamo nostro l’appello appassionato di Paolo VI nella sua bella e impegnativa Lettera apostolica Evangelii Nuntiandi – mi confidava un giorno il Beato Giovanni Paolo II: bisogna sempre tornare alla Evangelii Nuntiandi – : «Conserviamo dunque il fervore dello Spirito. Conserviamo la dolce e confortante gioia di evangelizzare, anche quando occorre seminare nelle lacrime». Sia questo per noi – come lo fu per Giovanni Battista, per Pietro e Paolo, per gli altri apostoli, per una moltitudine straordinaria di evangelizzatori lungo il corso della storia della Chiesa – uno slancio interiore che nessuno, né alcuna cosa potrà spegnere. Sia questa la grande gioia delle nostre vite impegnate. Possa il mondo del nostro tempo, che cerca, ora nell’angoscia, ora nella speranza, ricevere la buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo, la cui vita irradi fervore; ministri che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia di Cristo, e accettino di mettere in gioco la propria vita affinché il Regno sia annunziato e la Chiesa sia impiantata nel cuore del mondo.
Accogliamo con vera fede e facciamo nostro con intensa gioia l’invito di Gesù ai suoi discepoli, nei suoi ultimi ammonimenti prima di tornare al Padre, un invito tuttora fatto a noi oggi: «In verità, in verità vi dico: qualsiasi cosa chiediate al Padre nel nome mio, nel mio nome ve la darà. Chiedete e riceverete, in modo che la vostra gioia sia completa» (cf Mt 7, 7-11).
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