di Francesca Cipolloni
C’è un termine, “armonia”, così caro a Papa Francesco, che a ragione può riassumere il senso del secondo Incontro di “Cultura di Pentecoste per una civiltà dell’amore”, promosso dal Rinnovamento nello Spirito Santo nel Giubileo d’Oro del Rinnovamento in Italia (1972 – 2022) il 1° luglio a Palermo, presso il Centro Carismatico “Gesù Liberatore” di Margifaraci. L’evento ha visto infatti riuniti eccellenti relatori che, seppure con “lingue” diverse, hanno saputo parlare nei medesimi termini di “misericordia, giustizia e amicizia sociale”, ispirati dalla figura di Padre Matteo La Grua, frate minore conventuale, esorcista, tra gli iniziatori del Movimento nel nostro Paese e noto in tutti il mondo per la sua fede carismatica. Sono state le parole di Papa Francesco, tratte dalla sua ultima Enciclica, a ispirare questo momento trasmesso in diretta sul sito www.rinnovamento.org e sui canali Social del RnS, svoltosi alla presenza del Comitato Nazionale di Servizio e del Consiglio Nazionale del RnS: «C’è un riconoscimento basilare, essenziale da compiere, per camminare verso l’amicizia sociale: rendersi conto di quanto vale un essere umano, quanto vale una persona, sempre e in qualunque circostanza» (Fratelli tutti, 106). Come ricordato in apertura da Luciana Leone, Direttrice editoriale di Edizioni RnS, gli Incontri in programma per questo Anno giubilare vengono proposti in tre Città che hanno caratterizzato e onorato la sfida di una “cultura del soprannaturale” nell’ordine sociale. Dopo Lucca, che il 27 marzo scorso ha ospitato il primo evento in onore della Beata Elena Guerra, (clicca qui), è stata dunque la volta del capoluogo siciliano, con l’intento di “raccontare” alle nuove generazioni quanto vissuto in cinquanta anni di storia, secondo uno stile “diffuso” sul territorio e orientato a valorizzare storie e testimonianze di diverse Regioni del nostro Paese, capaci di rappresentare al meglio i tratti salienti del RnS. Particolarmente simbolico il luogo scelto per l’iniziativa: il Centro Carismatico “Gesù Liberatore”, con i suoi 2mila posti di capienza, rappresenta difatti un vero fulcro
di irradiazione di quella carità spirituale e materiale attuata nella lunga vita di Padre Matteo (nato nel 1914 e morto prossimo ai 98 anni), in primo luogo attraverso la preghiera di guarigione e in secondo luogo attraverso la mensa per i poveri e l’assistenza alle famiglie dei detenuti. E, proprio nel ricordo di Padre La Grua, sono stati condivisi i due momenti di preghiera che hanno scandito la serata, ricordando che fu il religioso stesso, alla vigilia della XXXIV Conferenza Nazionale Animatori, nel 2010, ad auspicare che «lo Spirito Santo dia sempre più luce e forza per portare avanti il Rinnovamento nel sociale, attraverso la cultura di Pentecoste, per il recupero della vita cristiana nel mondo di oggi». A moderare la serata con passione e competenza è stata Susanna Lemma, giornalista Rai e conduttrice del Tg1, che, nell’introdurre i lavori, ha posto in evidenza come questa iniziativa rappresenti «una testimonianza diffusa e “glocal”, perchè, oltre ogni confine, può raggiungere tutti coloro che sono presenti a Palermo o collegati via Web, in un contesto dal forte significato per riflettere insieme sul valore della giustizia sociale che unisce tutti noi e le nostre professioni».
Il messaggio della Chiesa e delle Istituzioni
A portare i saluti introduttivi, oltre a Fra Gaspare La Barbera, ministro provinciale dei Frati Minori Conventuali di Sicilia («qui il fuoco della Pentecoste fa sentire la sua presenza, questo posto ci parla dei prodigi dello Spirito di Dio»), anche mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, che ha sottolineato come «in questo Anno giubilare, da discepoli di Gesù, in questa nostra casa comune in cui parlare il linguaggio
dell’amore, dobbiamo avere la consapevolezza di vivere con semplicità e audacia l’arrivo dello Spirito in noi, attraverso una fede sempre più incarnata nella vita». Spazio poi alle Istituzioni, con Roberto Lagalla, Sindaco di Palermo, che ha elogiato «questo gestoreligioso che merita rispetto, perchè ci testimonia i valori autentici e l’impegno civile nel prenderci cura del prossimo», e Gaetano Armao, Vice Presidente della Regione Siciliana, che pure ha ricordato l’esempio di Padre Matteo La Grua che, negli anniSettanta e Ottanta, «ha costituito un vero “faro” di bene in una città che sembrava non avere più futuro: confidiamo nella forza della Pentecoste e dello Spirito Santo, che davvero può cambiare tutto, specialmente in questa società che fatica a trovare la speranza per guardare al domani».
Amicizia sociale, giustizia riparativa e misericordia al centro del dibattito
«In piena sintonia spirituale, in questo luogo dove si sono manifestate tante grazie, la nostra sfida è far sì che questo mondo sia realmente ordinato dallo Spirito. Abbiamo schemi mentali limitati, perciò la fraternità e la giustizia sociale tardano a manifestarsi: non avremo mai una società a misura d’uomo finché la misura non sarà la fraternità. Cultura di Pentecoste, allora, non è delegare ad altri ma rendersi protagonisti di un cammino dove la fede deve alimentarsi nella preghiera, ed è rispetto per la legalità che si forma in ogni nostro gesto quotidiano», ha affermato Salvatore Martinez, Presidente Nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, dando il via alla tavola rotonda. «In ascolto dello Spirito – ha aggiunto – possiamo impegnarci a leggere i segni dei tempi, vivendo nel dialogo e nella compagnia esigente e feconda di tutti gli uomini, senza tradire la nostra fede nell’indifferenza del tempo. La prima povertà è spirituale e la pace che viene dal mondo, come affermava don Luigi Sturzo, è sempre falsa: la gente oggi chiede di essere inclusa, incoraggiata ad uscire dal proprio egoismo; parlarne insieme, è
un atto di coraggio e di responsabilità. Siamo qui anche per dare speranza e testimonianza della nostra amicizia spirituale». Un’amicizia, anche sociale, su cui nell’intervento successivo ha riflettuto Lorenzo Ornaghi, Presidente della Veneranda Biblioteca Ambrosiana, già Rettore dell’Università Cattolica, già Ministro dei Beni e delle Attività Culturali. «Stiamo affrontando una stagione storica in cui l’inaspettato è
entrato nelle nostre esistenze particolari e ci ha negativamente sorpreso. La domanda allora è: stiamo davvero cercando di ascoltare lo Spirito? Il rischio è proprio quello, infatti, di usare parole vuote, che non risuonano più», ha affermato, facendo inoltre riferimento alla politica come vocazione. Citando Aristotele («L’amicizia è virtù assolutamente necessaria alla vita») e alla «eco significativa» data dall’Enciclica del
Pontefice, Ornaghi ha posto poi in evidenza che «qualunque impegno di amicizia sociale diventi esercizio della carità, non è un’utopia» e che occorre un «lavoro di educazione» soprattutto con i giovani, per lasciare orizzonti migliori alle future generazioni. Sulla giustizia sociale (e carismatica), alla luce della sua lunga esperienza professionale con i giovani liberati dalle famiglie ‘ndranghetiste, ha preso la parola subito dopo Roberto Di Bella, Magistrato e Presidente del Tribunale per i Minorenni di Catania. «Lavoriamo – ha affermato – per restituire uguaglianza sostanziale a quei ragazzi nati in contesti sbagliati, come i quartieri Zen o Brancaccio, ad esempio, abituati alla violenza e alla vendetta fin dai primi anni di vita. Non esiste confine indelebile tra buoni e cattivi: la carcerazione prostra, ma la chiave d’accesso c’è, ogni uomo la possiede. Bisogna ridare priorità alla questione minorile e contrastare il più possibile la dispersione scolastica facendo rete
anche tramite l’accompagnamento spirituale, perchè mancano fortemente i punti di riferimento nel tessuto sociale», ha proseguito, auspicando un «maggior protagonismo delle Diocesi», perché «è fondamentale recuperare la dignità dei territori piagati dalle mafie, in cui i giovani meritano invece un riscatto sociale e la formazione di una coscienza civica». Approfondendo il tema della giustizia riparativa, ha chiuso la carrellata di interventi don Raffaele Grimaldi, Ispettore Generale dei Cappellani delle Carceri d’Italia, il quale, riprendendo l’esortazione del Santo Padre a «non fermarci alle apparenze, ma a guardare i cuori delle persone, perchè la misericordia di Dio va oltre e lo
Spirito dà vita». «Come credenti – ha inoltre sottolineato, citando alcune “icone” bibliche di riferimento e l’opera di evangelizzazione da attuare dietro le sbarre -, siamo chiamati a diffondere con più forza la Cultura di Pentecoste e a risvegliare i carismi; ciò avverrà se
torneremo ad essere civiltà dell’amore, senza lasciare solo chi vive nell’indifferenza ma è prezioso agli occhi di Dio. Siamo chiamati a varcare le soglie degli Istituti penitenziari per incontrare il debole: l’uomo non è mai il suo errore, ma va oltre, come diceva don Oreste Benzi. La legge condanna, mentre la misericordia perdona e integra». Dopo un rapido dibattito, animato dalle varie domande arrivate via chat, che hanno visto protagonisti i giovani, è stata Marcella Reni, Membro del Comitato Nazionale di Servizio del RnS per l’Area sociale e missionaria, a comunicare le iniziative e i progetti di giustizia sociale promosse dal Movimento nella sua missione (Seminari di Vita Nuova
nelle carceri, Progetto “Sicomoro”, “Camp for kids”, Pranzi d’Amore, Progetto “Auxilium”), con l’intento di offrire “sguardi” di liberazione e gioia a chi affronta la dura prova della detenzione. «Essere ambasciatori della Cultura di Pentecoste – ha ribadito in chiusura Salvatore Martinez – significa generarla attraverso i nostri comportamenti bonificati dalla misericordia e dalla fede che scaturisce dall’ascolto e dalla comunione.
Ispirati da Padre Matteo, che oggi ci consegna un ulteriore “messaggio”: che nulla è perduto, che tutto può ricominciare. Torniamo nelle nostre case edificati da questa certezza!».
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