«Cultura di Pentecoste»: a Lucca

«Carismi: segni dei tempi, per il nostro tempo»

Si è svolto a Lucca, in onore della Beata Elena Guerra, il primo degli incontri di «Cultura di Pentecoste» pensati per celebrare il Giubileo d’Oro del Rinnovamento in Italia (1972 – 2022), inaugurato il 26 novembre scorso presso la Basilica Papale di Santa Maria Maggiore in Roma, tra “memoriale e memoria grata”. Domenica 27 marzo 2022, in collaborazione con l’Arcidiocesi (clicca qui) e l’attivo coinvolgimento del RnS in Toscana, si è dunque tenuto il primo degli appuntamenti previsti su: «Carismi: segni dei tempi per il nostro tempo». Gremita la Basilica di Sant’Agostino, dove riposano le spoglie di questa antesignana del risveglio spirituale del Novecento, secolo contrassegnato da non pochi drammi, proclamata da san Giovanni XXIII, nel 1959, “apostola dello Spirito Santo”. In questa cornice è stato ospitato l’evento incentrato sul tema ispirato da Papa Francesco: «Ogni carisma ricevuto si attua pienamente quando viene condiviso con i fratelli, per il bene di tutti. Questa è la Chiesa!». Sono state le parole dello stesso Pontefice, pronunciate al mattino nel corso dell’Angelus, ad essere richiamate all’inizio dei lavori presentati e moderati con maestria da Piero Damosso, caporedattore centrale del Tg1, con il pensiero inevitabilmente rivolto al tragico conflitto in Ucraina. Con questo speciale evento – trasmesso in diretta sul Sito e sui canali Social del RnS – ha preso avvio il “racconto” alle nuove generazioni di quanto vissuto in questi cinquanta anni di storia dal RnS. Un pomeriggio particolarmente intenso e partecipato, sia in presenza che sul Web, e contraddistinto da quel vivo anelito mariano che anima, da sempre, la testimonianza dei laici e la comunione dei Movimenti anche in chiave sinodale. Come più volte ricordato, il calendario degli eventi che scandirà questo speciale Anno giubilare viene concepito con uno stile “diffuso” sul territorio, orientato a valorizzare storie ed esperienze caratteristiche di diverse Regioni del nostro Paese, capaci di rappresentare al meglio la realtà carismatica tutta. Tra le aree che, nello spirito proprio di un Giubileo, racconteranno questa preziosa eredità spirituale, si segnala difatti quella titolata «Rinnovamento e Cultura della Pentecoste». Ricordiamo che quest’ultima espressione, che fu di san Paolo VI, coeva alla celebre “civiltà dell’amore”, venne ripresa e affidata al RnS nel 2002 da san Giovanni Paolo II. Si intende così ribadire la necessità di riaffermare il profilo spirituale della fede in re sociali, per rileggere il tempo, il reale, in chiave spirituale, per ritrovare fiducia nel primato della grazia. È nelle tre città che hanno caratterizzato e onorato la sfida di una cultura del soprannaturale nell’ordine sociale che verranno dunque proposte altrettante iniziative: dopo Lucca, seguiranno nei prossimi mesi anche Palermo e Milano.

 

I carismi, “protagonisti” nella Chiesa e nel mondo

Il Convegno è stato introdotto da mons. Paolo Giulietti, Arcivescovo di Lucca e Presidente della Commissione Episcopale della CEI per la Famiglia, i Giovani e la Vita.

«Nel salutarvi e darvi il benvenuto – ha esordito -, voglio consegnarvi tre suggestioni: le circostanze storiche in cui accade il nostro convenire, segnate dalla pandemia e dalla guerra, tenendo a mente le parole del Santo Padre pronunciate nell’omelia del 25 marzo; le circostanze ecclesiali, impresse nel cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia, con l’attesa che questa nuova stagione sia segnata dal protagonismo dello Spirito Santo; infine, il dono dell’unità generato dallo Spirito stesso, che la rinnova sempre e comunque nelle fede cristiana». Ha portato un saluto anche suor Maria Laura Quattrini, Madre Generale delle Suore Oblate dello Spirito Santo, Congregazione fondata dalla religiosa lucchese Elena Guerra, ricordandone il Veni Sancte Spiritus, che «anche oggi ci rivolge la nostra Beata, che tanto si è tanto adoperata affinché questo “grande sconosciuto” fosse amato, pregato e ascoltato da tutti». Spazio poi ai quattro relatori, che si sono succeduti dopo il canto e la preghiera. Per primo è intervenuto Salvatore Martinez, Presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, su: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo e di me sarete testimoni (At 1, 8). La “laicità carismatica”: risposta di fede alle crisi del secolo». «La vostra partecipazione è motivo di gioia – ha affermato ringraziando tutti coloro che hanno permesso la realizzazione di questo momento – e costituisce un atto di gratitudine allo Spirito che ci ha permesso di sperimentare l’amicizia provvidenziale tra i Movimenti. Un’amicizia nel Signore, che in tanti anni di collaborazione a vari livelli ho davvero avuto modo di vivere e che sono stati segnati dalla vicinanza di Chiara Lubich e di don Luigi Giussani, assieme ai loro figli e figlie spirituali. Questo Giubileo d’Oro, pertanto, non intende essere momento di vanagloria, bensì una occasione di perdono delle nostre non-corrispondenze. Ci siamo ritrovati qui a Lucca per sciogliere un debito d’amore, perciò vogliamo parlare di carismi e onorare lo Spirito Santo, per ascoltarci e imparare l’unità gli uni dagli altri. Ci convoca in questo luogo lo Spirito – ha aggiunto Martinez -, in una nuova missione storica da affrontare nel tempo orrendo che attraversiamo, in cui siamo chiamati ad essere siamo solidali a chi vive l’infamia di Cristo generata dall’insipienza umana. Siamo consapevoli che ogni guerra è svilimento della dignità umana e, dunque, languore di carismi e deficit di Spirito. Il peccato del mondo è già ricerca della grazia. Lo Spirito, quindi, è presenza, è volontà di bene, è assunzione di responsabilità. Pentecoste è una iniziativa divina, non un’operazione umana. Ogni invocazione dello Spirito Santo, come quella che stiamo condividendo, ci induce a credere che abbiamo concreto bisogno di rinnovamento, impegnandoci a leggere e discernere insieme i segni dei tempi, nella compagnia esigente e feconda di tutti gli uomini, senza “tradire” Gesù nell’indifferenza di questa epoca così complessa. Troppo spesso dirsi carismatici ha significato l’elusione della responsabilità umana: con i carismi, tuttavia, sappiamo di poter servire le necessità del nostro tempo, perché ogni carisma merita l’offerta della vita, diffonde vita e segna la presenza dello Spirito, secondo una nuova modalità di esperimentare il Vangelo. La nostra fede – ha concluso – non è mondana, ma è per il mondo. Essere laici carismatici significa non sentirci mai soli, poiché i carismi ci rendono somiglianti a Cristo. Dobbiamo tornare allora anche noi nel cenacolo, pregando con più fervore, in armonia con noi stessi e le altre religioni. Dobbiamo pregare, perché è pregando che si generano i carismi e una nuova disponibilità a servire Dio, a cui ridare la capacità profetica di avere voce nella storia. Ricordiamolo nel nostro cammino di fede: non ci sarà Chiesa in uscita finchè non ci sarà Spirito Santo in entrata». La parola è passata poi a Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari (clicca qui), su: «Avendo a cuore di conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace (Ef 4, 3). La “spiritualità carismatica”: a servizio degli ultimi e della riconciliazione tra i popoli». Grata per questa «occasione preziosa per porci di fronte a Dio in ascolto della sua Parola», Karram ha affermato che «siamo stati travolti dalle notizie di guerra e ci siamo trovati di fronte a una violenza tale da porci in difficoltà nell’individuare la la pace. Sono tante le domande che, in queste settimane, non trovano risposta. Cosa possiamo fare, dunque, come comunità, in questo frangente così spezzato dalla guerra e dalle conseguenze della pandemia, che ci ha lasciato più poveri e più distanti, che ci mette di fronte ad un altro che non conosciamo e che ci spaventa?». L’interrogativo principale, secondo la Presidente del Movimento dei Focolari, sostanzialmente è: «Sappiamo ancora metterci in ascolto del grido dell’umanità, tornare alle origini dei nostri carismi per essere davvero “usati” da Dio?». Da qui, una convinzione: «Proprio noi possiamo testimoniare che lo Spirito Santo è all’opera più che mai, e i carismi sono strumenti adoperati per aprire strade nuove. La nostra fondatrice, Chiara Lubich, raccontava che fu proprio durante la Seconda Guerra mondiale che si accese in lei la certezza che solo Dio sarebbe rimasto: fu una scoperta così sconvolgente da farle scegliere Lui come ideale della propria vita. Una bussola che, in fraternità, continua a guidare migliaia di persone, me compresa che, nata in Terra Santa, affascinata dall’esempio di Gesù sono stata chiamata ad attuarne il Vangelo». Margaret Karram ha poi posto in luce «ci interroghiamo sulle nostre capacità di vivere questo tempo come comunità ecclesiale», tramite imprese e idee concrete illustrate alla platea riunita a Lucca. «C’è molto da fare – ha aggiunto – e, personalmente, avverto l’urgenza di attingere forza dallo Spirito. Ora più che mai possiamo e dobbiamo impegnarci per stimarci a vicenda, dando testimonianza di fraternità e concordia, ponendoci al servizio della povertà, sanando tante ferite e generando una cultura di unità e pace, tendendo alla santità». È stato poi il Vescovo emerito di Reggio Emilia-Guastalla, mons. Massimo Camisasca, a intervenire sul tema: «“Carismi e cultura”: per una presenza cristiana viva nella storia». Una analisi lucidissima, a partire dal lascito del XX secolo che «ha visto nella Chiesa latina una vera e propria esplosione dell’uso della parola “carisma”, che è diventata significativa, proprio come alle origini cristiane, con la stessa valenza che aveva in san Paolo. Carisma, dunque, vuol dire dono che lo Spirito fa di se stesso ad ogni credente, affinché Gesù sia conosciuto e amato in ogni epoca della storia. Tutto questo, oggi, accade in modalità nuove e antiche al tempo stesso. E così lo Spirito dona se stesso in un maniera originale e sempre nuova. Qual è, allora, il valore di questo dono? È la forza con cui Cristo attrae a sé: questo è il carisma, è una energia, una forza che crea continuamente l’unità del popolo di Dio, trasformandolo nel corpo di Cristo». Quindi, da parte di mons. Camisasca, un riferimento specifico ai «doni carismatici, che sono conferiti a tutti i battezzati. Ecco pertanto il grande regalo: la vocazione battesimale, attraverso cui siamo chiamati a formare un unico corpo. È in questa prospettiva che dobbiamo guardare a quella che è la più importante necessità di questo tempo, ossia – afferma il Vescovo emerito – la guarigione dall’individualismo narcisistico in cui siamo piombati. Lo Spirito si dona affinché ogni uomo e donna scopra nella comunità dei credenti un luogo in cui trovare il proprio volto, superando l’antitesi tra l’io e il noi. Donare se stessi, quindi, per ritrovarsi: emerge, così, la fraternità cristiana, che porta un messaggio più che originale». Infine, un cenno alla «riflessione teologica e spirituale sulla fraternità, che è ancora ai primi passi. Nella mia esperienza pastorale, posso attestare di aver visto molta resistenza, con il timore, quasi, di una “spersonalizzazione”: i rischi della fraternità, invece, non devono farci dimenticare che essa è la strada fondamentale indicata da Gesù sulla terra.». A chiudere la carrellata di contributi, Cesare Mirabelli, Presidente emerito della Corte Costituzionale, su: «La legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù, ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte (Rm 8, 2). “Giustizia carismatica”: nel tempo dei conflitti, la dignità integrale e trascendente dell’uomo». A partire da queste espressioni, Mirabelli, muovendo dal pensiero di Benedetto Croce («un laico che riteneva il cristianesimo essenziale per la nostra cività»), con ampi riferimenti allattualità, ha evidenziato come «anche le azioni, i movimenti della vita nascono dallatteggiamento delluomo, che è ispirato dallo Spirito». Approfondendo la tematica assegnatagli, Mirabelli ha quindi fatto riferimento alla Costituzione, a partire dall’articolo 11 – «l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali» -, accompagnato da un altro principio, ossia quello «di assicurare pace e giustizia tra le Nazioni: non c’è pace, infatti, senza giustizia. Lo sottolinea anche Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti, nel ritenere essenziale la creazione di una autorità internazionale che garantisca la pace e giustizia». Inoltre, il Presidente emerito ha precisato che, «se non c’è conversione del cuore, non può esistere una pace di carattrere universale». Di seguito, il riferimento alla «dignità integrale, che pure ricorre nella nostra Costituzione e si radica nei diritti della persona e nei diritti fondamentali che vedono un logoramento. Il richiamo allo Spirito, allora, riprendendo Croce, è qualcosa che ci deve ispirare a partire dall’ascolto, che non saremo in grado di praticare se siamo abbandonati al frastuono delle cose. Serve un impegno personale dei cuori, prima ancora che un dovere politico».

 

Un Roveto ardente invocando la pace in tempo di guerra

Diversi gli spunti, arrivati in digitale via chat, che, al termine, hanno coinvolto i relatori in un dibattito incentrato sulle prospettive che oggigiorno animano i giovani, nella fatica quotidiana di costruire un futuro di pace, proiettati sulle misure necessarie per creare autentica comunione: una comunione che i Movimenti sono chiamati ancora a rappresentare, collaborando in modo ancora più incisivo per testimoniare la fede e fare vera «Cultura di Pentecoste». «Continuiamo a incontrarci nelle nostre Diocesi – ha concluso il presidente Martinez – alla luce dello Spirito. Se questa pedagogia è in atto, tutto allora si tramuta in un impegno comune, di fronte alle tante sfide che ci attendono. La crisi così urgente che ci interpella, lo sappiamo, è di natura spirituale e i carismi rappresentano la risposta. Perciò abbiamo voluto che, proprio qui, nella Chiesa di Lucca, sgorgasse il desiderio di tornare ad ascoltare la voce dello Spirito e ritrovare la presenza dell’altro, che rispondente al mio, nostro modo di abitare il mondo. Proseguiamo, dunque, questa collaborazione nella fede pregando, e ci ritroveremo ancora più uniti e operosi nella storia». Un invito subito attuato in Basilica, con la preghiera allo Spirito Santo della Beata Elena Guerra, seguita dal canto e dalla benedizione dell’Arcivescovo a ciascuno dei convenuti, per essere «portatori di una visione nuova, sperando che questo Convegno dia frutti spirituali abbondanti». Dopo una breve pausa, alla presenza dello stesso mons. Giulietti, si è svolto uno speciale Roveto ardente con cui, all’indomani dell’Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, il RnS si pone in continuità con il gesto di preghiera del Santo Padre, per invocare pace e consolazione sul nostro mondo minato dalla guerra. L’Adorazione eucaristica, con animazione carismatica, è stata guidata da Salvatore Martinez, Mario Landi, Coordinatore nazionale del RnS e don Michele Leone, Consigliere Spirituale nazionale del RnS.

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