Nel confinamento, un’esperienza per riscoprire il senso della famiglia

“Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa”. Queste sono parole di Papa Francesco, che tutti abbiamo ascoltato, il Venerdì santo, in una piazza San Pietro vuota. Forse, in quel momento, abbiamo pensato che il Signore in qualche modo ci avesse voluto svuotare di tutto; forse è così, ma abbiamo capito che Dio ci ha riempiti della consapevolezza che l’amore può tutto. 

Siamo Antonia e Gaetano, genitori di tre ragazzi, due adolescenti e un piccolo furetto di quasi quattro anni. Con i primi due siamo alle prese con le crisi adolescenziali, quasi risolte con la primogenita, quindicenne, ma in pieno sviluppo con il secondogenito, di 12 anni. 

Sin dal principio della pandemia da coronavirus ci siamo sentiti smarriti, anche noi come famiglia: prima le nostre giornate volavano via veloci, quasi senza più tempo per noi. 

Da un paio d’anni viviamo una difficoltà con il piccolo che ha problemi di ritardo nel linguaggio e di iperattività. Prima dell’avvento di questa pandemia passavamo molte ore in terapia riabilitativa, e tra il lavoro, la scuola e la casa le giornate volavano: poi all’improvviso lo stop. 

Abbiamo temuto di perdere quasi due anni di terapie: il bambino aveva iniziato a ripetere tante parole e ci siamo sentiti persi. Il tempo però era a disposizione e noi tutti potevamo esserlo nel darci una mano; ci abbiamo provato, ogni giorno, con tanti piccoli passi possibili. La nostra guida era lo stare bene insieme, la parola d’ordine era l’umorismo, gli adolescenti ce lo insegnano! E così insieme ci siamo riusciti. Abbiamo trasformato la nostra casa in un parco giochi, ci siamo improvvisati “terapisti dell’amore”. 

Tanti dottori ci avevano già detto che la migliore terapia per il nostro bambino era la famiglia, ma questo tempo ce lo ha fatto sperimentare in profondità. Le prime canzoncine, le prime frasi, la felicità di poter stare a casa tutti insieme sempre, hanno aiutato Luca a sbloccarsi e a relazionarsi sempre meglio. 

Oggi ci sentiamo più forti, sappiamo che l’amore tutto può, e grazie a Dio abbiamo rivisto anche le nostre priorità come famiglia. I progressi sono stati ampiamente riconosciuti dalle terapiste a cui inviamo video e foto del nostro stare insieme. 

 Abbiamo riscoperto che il Signore fa germogliare i fiori tra le rocce e ci riabilita ogni giorno alla vita, anche quando sembra che tutto sia perduto. Grazie Signore perché attraverso la piccola Chiesa domestica a cui ci chiami, riscopriamo anche il senso dell’amore e della speranza senza tempo. 

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