Un breve ricordo del Presidente del RnS, Salvatore Martinez
Centenario della nascita di Karol Wojtyla.
Tutti ricordano il “non abbiate paura” pronunciato da san Giovanni Paolo il 22 ottobre 1978, giorno della Messa d’inizio Pontificato. In quella stessa Omelia ebbe anche a dire: “Aiutatemi, perché io vi possa servire”.
Queste parole già rivelavano il cuore del Papa: la sua invincibile passione per l’umanità da servire, la sua forte paternità accompagnata dall’umiltà dei suoi gesti, la sua audacia profetica nel riaffermare la verità su Dio e la verità sull’uomo, a partire dal valore della vita, totalmente offerta e fatta dono.
Un pontificato “magno”, grande certo per ampiezza temporale, ma soprattutto per le novità introdotte a cavallo tra due millenni. Con Lui abbiamo salutato l’alba di un nuovo millennio, vivendo pagine davvero straordinarie della storia della Chiesa.
L’incidenza del Pontificato di San Giovanni Paolo II e le sue continue premure all’indirizzo del RnS sono state la spinta più forte al nostro sviluppo e alla nostra maturazione ecclesiale.
La “prima volta” con Lui fu nel 1980, nel giorno del terremoto che colpì l’Irpinia.
In realtà fummo noi a produrre una sorta di “terremoto spirituale” nella stipatissima Aula Paolo VI. Subito, rompendo il protocollo, esordì dicendo: “Rapitori del Papa, rapitori del Regno”.
L’affetto e la fiducia che riponeva in noi è significata dalle tante Udienze private, dalle Lettere autografe che puntualmente inviava alle nostre Convocazioni organizzate a Rimini, dalle iniziative ecclesiali che voleva organizzassimo insieme ai diversi Dicasteri Vaticani.
Tre grati e personali ricordi vorrei richiamare.
Due sono legati all’anno 1998, anno che Giovanni Paolo II volle dedicare allo Spirito Santo nel cammino verso il Giubileo del 2000.
4 aprile. Nel corso di un’Udienza privata, volendo darmi valore, Giovanni Paolo II mi chiese di fare una piccola passeggiata. Lasciò il bastone al suo Segretario don Stanislaw per tenersi sul mio braccio.
Fu come sentire che tutta la Chiesa si appoggiava a me e che io non avrei dovuto vacillare.
Poi il 30 maggio 1998, la Veglia con i Movimenti e le Nuove Comunità in Piazza San Pietro.
Che emozione grande!
Giovanni Paolo II consacrava il profilo carismatico della Chiesa post conciliare, inaugurava una nuova stagione di amicizia fra i responsabili delle diverse realtà, producendo meravigliosi frutti di comunione e impegno anche a livello ecumenico.
E infine l’ultima vigilia di Pentecoste, nel 2004. Ricevetti la telefonata da don Stanislaw che il Papa avrebbe voluto celebrarla con il RnS.
In pochissimi giorni ci fu una incredibile mobilitazione, da ogni angolo d’Italia.
Era il nostro ultimo, commosso saluto: andavamo a sorreggere le sue mani stanche, perché le tenesse alzate al cielo e invocasse su di noi e sul mondo intero una nuova effusione dello Spirito Santo.
Non dimenticherò mai i suoi occhi, la profondità con la quale scrutava i cuori, “vedeva e penetra” la realtà.
Più il suo corpo appassiva tra le sofferenze e più i sensi di Giovanni Paolo II erano purificati e dinamizzati dallo Spirito Santo.
Certamente un amore indimenticabile. Un Papa testardamente padre, uomo, credente, amico.
Salvatore Martinez
Il testo è la trascrizione della Testimonianza andata in onda su TV2000, lunedì 18 maggio, nello speciale “Giovanni Paolo II. Una storia insieme”.
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